
Una lingua che non abbisogna necessariamente di maestri o di insegnanti accreditati, ma che l’autore impara quasi da solo, ricorrendo ai testi che trova in giro, percependone l’intima bellezza, esercitandosi in traduzioni quotidiane, fatte solo per il piacere di farle e di cui è sempre insoddisfatto, teso al continuo desiderio e necessità di migliorarle.
Nicola Gardini (Petacciato, 1965), prima ancora che romanziere, è un latinista "laureato", che del latino si occupa a livello internazionale, insegnandolo in prestigiose università in giro per il mondo. Scrive:
"Questo libro si rivolge prima di tutto ai giovani delle scuole, ragazze e ragazzi, i quali più di chiunque cercano di trovare un senso in quello che fanno e vedono. Mi auguro, d’altra parte, di arrivare con queste pagine anche ai meno giovani, esperti e no; magari di aiutare qualche ex liceale a rivivere il piacere di uno studio rimpianto o sprecato, per qualunque ragione, lontano nel tempo e ormai sbiadito, e di indicare qualcosa di vitale e necessario a politici e insegnanti, commercialisti e medici, avvocati e scrittori; e pure a tutti coloro che il problema del latino non se lo sono mai posto e oggi, senza pregiudizi, senza paure o repulsioni astratte, abbiano voglia di saperne qualcosa - così, per curiosità".
Il latino può davvero aggiungere respiro alle nostre giornate
convulse e noiose nello stesso tempo.
Il latino è la lingua di una città antica, Roma, e di un’intera civiltà, che proprio a
Roma nasce e da lì si diffonde ad un intero
Impero. È un idioma che esercita il suo influsso attraverso i millenni, usato dalle persone colte fino agli albori della modernità. Rappresenta una tradizione culturale che costituisce le solide basi della civiltà europea e della civiltà occidentale.
Il latino è la lingua del diritto, dell'architettura, dell’ingegneria, dell’esercito, della scienza, della filosofia, del culto e di una splendida letteratura, che si esprime abbracciando tutti i generi: la poesia (epica, elegia, epigramma ecc.), l’oratoria, la commedia, la tragedia, la satira, la lettera, il romanzo, la storia, il dialogo.
"Il latino letterario, in centinaia di capolavori, parla d’amore e di guerre, ragiona sul corpo e sull’anima, teorizza il senso della vita e i compiti dell’individuo e il destino dell’anima e la struttura della materia, canta la bellezza della natura, l'importanza dell’amicizia, il dolore per la perdita delle cose care; e critica la corruzione, medita sulla morte, sull’arbitrarietà del potere, sulla violenza e sulla crudeltà; e costruisce immagini di interiorità, confeziona emozioni, formula idee sul mondo e sul vivere civile. Il latino è la lingua del rapporto tra l’uno e il tutto; del confronto complesso tra libertà e costrizione, tra privato e pubblico, tra vita contemplativa e vita attiva, tra provincia e capitale, tra campagna e città.
[...] Ed è la lingua della responsabilità e del dovere personale; la lingua della forza interiore; la lingua della proprietà e della volontà; la lingua della soggettività che si interroga di fronte al sopruso; la lingua della memoria. Dire latino significa prima di tutto dire un impegno totale a organizzare il pensiero in discorsi equilibrati e profondi, a selezionare i significati nella maniera più pertinente possibile, a coordinare i vocaboli in assetti armonici, a esprimere verbalmente anche gli stati più fuggevoli dell’interiorità, a credere nell’espressione e nella dimostrazione, a registrare il contingente e il transeunte in un linguaggio che duri oltre le circostanze".
Ci perdoni l'autore per le citazioni forse troppo estese del suo bel libro. Ma credo sia opportuno che le sue riflessioni raggiungano il maggior numero di persone possibile ed è giusto fermarle come si fa con quelle massime esemplari che si appendono ai muri della propria stanza come memento.
Il classicista Gardini dichiara di essersi formato “come uomo e come scrittore” sui testi di Cicerone, Sallustio, Lucrezio, Catullo, Virgilio, Tito Livio, Ovidio, Properzio, Seneca, Tacito e Agostino. Considera lo studio del latino eminentemente formativo. Entrare nella sua complessità e nelle sue strutture ci aiuta, secondo Gardini, a conoscerci meglio. Studiare il latino, una lingua e una cultura che ha attraversato i millenni, conferisce profondità al nostro sapere e ci impedisce di farci schiacciare dal presente e dall'attualità. Dal latino originano le cosiddette lingue neolatine: l’italiano, il francese, lo spagnolo, il portoghese e il rumeno.
Lo studio del latino non ha un’utilità pratica? Forse. Certo non serve,
almeno più di altre discipline, a conoscere le macchine e a farle funzionare,
l'unica cosa che sembra veramente stare a cuore ai nostri contemporanei.
È insostituibile però nel cercare di elaborare gli eterni interrogativi dell’uomo: chi siamo, cosa sono i sentimenti, cosa significa pensare,
qual è il significato della nostre vite. Ci dà gli strumenti per
investigare la nostra interiorità.
Il latino nutre lo spirito. È
bellezza. E la bellezza è la radice della libertà.