
L’uomo monodimensionale descritto dagli economisti non è l’Uomo reale. Secondo l’ideologia capitalista l'essere umano è un egoista interessato esclusivamente al proprio profitto, mosso da quel self-interest tratteggiato da Adam Smith nella sua opera economica fondamentale, La ricchezza delle nazioni. L'uomo reale, quale lo conosciamo nella vita di tutti i giorni, è al contrario un essere più complesso, animato non soltanto dall’interesse personale, ma anche dalle relazioni con gli altri, dalla solidarietà, dalla volontà di operare il bene.
Il mondo attuale conosce due sfide epocali, due gravi pericoli per il futuro: il cambiamento climatico indotto dalle attività antropiche e la concentrazione della ricchezza. Per vincere la povertà, estirpare la disoccupazione, dare delle possibilità di successo anche alla parte di popolazione svantaggiata, bisogna operare un cambio di mentalità, un salto di paradigma. L’esempio della Banca Grameen e del sistema del microfinanziamento ha dimostrato che si possono creare attività lavorative anche a partire da un budget limitato.
In futuro, secondo Yunus, non ci si dovrà dedicare alla ricerca di un lavoro dipendente, bensì il lavoro dovrà essere creato
soprattutto dai singoli. Si tratta di acquisire una mentalità da imprenditore. Una capacità, quella di intraprendere, più diffusa di quanto si pensi: c’è un imprenditore dentro ognuno di noi. Talento e creatività personali diverranno in futuro le caratteristiche decisive del mondo del lavoro, un lavoro più flessibile, che riesca a coinvolgere anche la parte femminile della popolazione, e non più il lavoro
irreggimentato della fabbrica e dell’ufficio. Un lavoro non più orientato a favorire imprese in cerca del massimo profitto ma, al
contrario, finalmente lo sviluppo del business sociale, l’implementazione di attività, cioè, che sappiano rispondere ai bisogni reali della
gente, specialmente degli strati più poveri.
Quasi tutte le persone sono in grado di contribuire con il loro lavoro al benessere delle comunità di cui fanno parte, di
essere utili e produttive, e di trarre dalla propria opera una
gratificazione personale.
La disoccupazione zero è dunque un obiettivo auspicabile e raggiungibile. Richiede però che da cercatori di posti di lavoro ci trasformiamo in creatori di posti di lavoro.
Non è necessario - sottolinea Yunus - possedere una laurea in ingegneria o in informatica per avviare una piccola attività economica. Talvolta, almeno nei Paesi in via di sviluppo, basta possedere una capra, disporre di un'auto, produrre oggetti artigianali. Ma non si deve fare l’errore di credere che i poveri esistano soltanto nei Paesi economicamente arretrati. Anche nell'Occidente ricco ci sono sacche di povertà, che possono essere estirpate ricorrendo ai microcredito, dando fiducia alle persone in difficoltà, utilizzando i loro talenti e la loro energia e coinvolgendoli in attività produttive.
Naturalmente una rivoluzione economica che esalti la creatività e liberi le energie di milioni di persone necessita di essere accompagnata da un utilizzo intelligente della tecnologia e della scienza e da una governance adeguata, che faccia rispettare i principi di giustizia e di equità e che limiti fortemente la corruzione e la tirannia. Una buona governance, attuata dai singoli Stati, deve comprendere investimenti in infrastrutture che sostengano la crescita economica (strade, ponti, tunnel, porti e aeroporti, ecc.), l'uso della tecnologia per aumentare l'efficienza e la trasparenza della pubblica amministrazione, istruzione e cure sanitarie di qualità per tutti, la difesa della libertà e dei diritti umani.
“E’ un dovere nei confronti delle generazioni future cominciare a muoversi in direzione di un mondo a tre zeri: povertà zero, disoccupazione zero ed emissioni nette di carbonio zero. Un nuovo sistema economico con al centro il business sociale può consentirci di raggiungere questo traguardo”. L’ottimistico messaggio di Muhammed Yunus, economista già premio Nobel per la pace nel 2006, ci induce a coltivare la fondata speranza in un mondo migliore.