La
vita
Saba nasce a Trieste, in una famiglia disunita, il 9 marzo 1883. Il
padre, che di cognome fa Poli, abbandonerà la moglie, figlia di
commercianti ebrei, prima della nascita di Umberto. Il cognome
"letterario" Saba, lo assumerà più avanti in ricordo della sua balia,
Giuseppina (Peppa) Sabaz, una contadina slovena che si occupò
amorevolmente di lui bambino.
Insofferente alle costrizioni, Saba abbandona precocemente gli studi, per
un contrasto al ginnasio con un insegnante. Frequenta per pochi mesi l'Imperial
R. Accademia di Commercio e Nautica. Nel 1908 fa il soldato di leva a
Salerno. Di ritorno dal servizio militare sposa Carolina Wölfler, la Lina
destinataria di tante sue liriche. Dal loro matrimonio nasce Linuccia, la
figlia che in età adulta si occuperà della sistemazione delle opere del
padre.
Nel corso della sua esistenza, consapevole che non si può vivere di sola
poesia, Saba si dedica a varie attività commerciali. Trova infine la
propria attività congeniale nella gestione di una piccola libreria
antiquaria, luogo di ritrovo di letterati e artisti.
Legge moltissimo e, nel frattempo, scrive versi.
Afflitto da disturbi nervosi, intraprende un trattamento psicoanalitico
presso Edoardo Weiss nel 1929. In seguito alle leggi
razziali è costretto ad abbandonare Trieste per riparare prima a Parigi,
poi a Roma e a Firenze. Ritorna nella città giuliana dopo la Liberazione.
.
Estraneo a mode e avanguardie, Umberto Saba fu grande estimatore del
pensiero di Nietzsche e di Freud e, in campo letterario, ammirò la grande
tradizione italiana, soprattutto Petrarca, Leopardi e Manzoni.
Morì a Gorizia il 25 agosto 1957, di infarto, nove mesi dopo la morte
della moglie Lina.Le opere
Il Canzoniere (poesia, edizioni 1921, 1945, 1948, 1957), Preludio
e fughe (1928), Storia e cronistoria del Canzoniere (prosa,
1948), Ernesto (romanzo, 1948)
Il Canzoniere
L'opera principale di Saba, ampliata in successive edizioni,
costituisce una sorta di autobiografia in versi del poeta triestino.
Storia e cronistoria del Canzoniere
Il libro, in prosa, è scritto per reagire a critici e lettori che lo
considerano un poeta "periferico" e dilettante. Si può
considerare, come la definì un amico, una sorta di "tesi di
laurea" dell'autodidatta Saba. L'intenzione era quella di agevolare i
futuri critici che si fossero occupati del Canzoniere, definito
dall'autore il "libro di poesia più facile e più difficile di
quanti sono usciti nella prima metà di questo secolo". Scritto
in un periodo di euforia, nella Cronistoria Saba si fa acuto e un
po' laudativo critico di sé medesimo. Forse l'autore è in cerca
soprattutto della complicità,dell'approvazione e dell'amore del lettore.
Prose varie
Contengono una trentina di scritti, tra cui alcune prefazioni a libri
propri e di altri, scritti d'occasione e una serie di brevi saggi su poeti
e scrittori contemporanei (Moretti, Gozzano, Corazzini, Elia, Sereni) e
del passato, come l'Alfieri. In queste prose egli esprime molte opinioni
personali sull'arte, sulla letteratura e sulla vita. Nel libro Si schiera
con l'onestà artistica di Manzoni, che ebbe "la costante e rara cura
di non dire una parola che corrisponda perfettamente alla sua
visione", mentre prende le distanze da D'annunzio, esagerato ed
inautentico. Il poeta deve coltivare la propria ispirazione, in accordo
con le proprie passioni e non deve ricercare l'originalità ad ogni costo.
Deve essere un cercatore di verità, non un letterato di professione.
Conclude il libro una serie di Articoli che spaziano su argomenti,
i più diversi e talvolta "fantastici", come lo scritto Se
fossi nominato governatore di Trieste
Ernesto
Romanzo incompiuto, tratta della storia d'amore tra un impiegato in un
negozio di farina e il suo garzone, Ernesto. Il racconto verte
esclusivamente sulla descrizione del rapporto tra i due. I dialoghi sono
scritti in dialetto triestino. Dominano la narrazione la ricchezza di
sentimenti e l'introspezione psicologica. Saba arrivò a definire Ernesto "la
più bella cosa che io abbia scritta". Il romanzo riscosse
inoltre la sincera ammirazione della scrittrice romana Elsa Morante.
Temi
Tema dominante del Saba poeta è l'amore per la vita, teatro più
spesso di drammi che di commedie. Uomini, animali, alberi e cose, tempi e
luoghi fluiscono nell'interiorità del poeta, che li riversa poi nelle sue
liriche. Egli ama soprattutto la vita quotidiana, quella del popolo:
contadini, soldati, marinai, clienti d'osteria.
Senza morbosità, prova attrazione per ragazzi e fanciulle, che
rappresentano l'amata adolescenza, la magica stagione in cui "la vita
si affaccia alla vita". In essi Saba avverte un eco e una nostalgia
di se medesimo.
Le figure familiari, la moglie e la figlia, sono frequenti protagoniste
della sua poesia. Con la moglie vive periodi difficili, una separazione,
ma alla fine del Canzoniere rimarrà tuttavia "la buona, la
meravigliosa Lina".
Costantemente presente nelle liriche di Saba è poi la città di Trieste,
con la "sua scontrosa" grazia giovanile. Un città cosmopolita, "crogiuolo
di razze", dove domina l'azzurro, colore tanto caro al poeta, del
mare e del cielo; una città aperta all'Adriatico e all'avventura, in
sintonia con l'ulissismo di Saba. Di Trieste il poeta ama i vicoli, le
osterie, il ghetto, il porto, ama la "calda vita" che si
percepisce in strade e piazze.
L'amore per la vita non contrasta in Saba con un'altra esigenza intima e
forte: la solitudine, il ripiegamento su se stesso, la contemplazione, la
necessità di ritirarsi per meglio interiorizzare le proprie esperienze.
Lo slancio verso la vita non impedisce al poeta di percepire l'esistenza
stessa come dolore. L'amore per la vita è doloroso. La vita va accettata,
anche se troppo spesso è "un sorso amaro". Anche la
morte va accettata e non deve far paura, perché fa parte della vita
stessa.
L'arte serve per consolare gli uomini ad essa sensibili, ripagandoli del
tributo che hanno dovuto pagare al processo di civilizzazione.
Per fare e comprendere l'arte occorre, per Saba, "avere conservata in
noi la nostra infanzia". Il poeta è un bambino che guarda e ascolta
il mondo e il proprio io interiore. Scrive il poeta triestino: "Guardo e ascolto;
però che in questo è tutta la mia forza: guardare e ascoltare".
Pur essendo caratterizzato da una tormentata sensibilità moderna, Saba è
risucito a trasmetterci comprensione, saggezza, amore e luce.
Bibliografia
Cudini P., Conrieri D. Manuale non
scolastico di letteratura italiana, Milano, Rizzoli, 1992
Davico Bonino G. Novecento italiano, Torino, Einaudi,
2008
Ferroni, G.
Storia della
letteratura italiana (volume 14: "La letteratura tra
le due guerre. 1910-1945"),
Milano, Mondadori, 2006
Guglielmino S. Guida al Novecento, Milano, Principato, 1971
La letteratura italiana (CD-ROM), Milano, Gruppo Editoriale
L'Espresso, 2003
Manacorda, G. Storia della letteratura italiana
contemporanea. 1940-1996 (volume 1.)
Raimondi, P. Invito alla lettura di Umberto Saba, Milano,
Mursia, 1978
Spagnoletti G. Storia della letteratura italiana del Novecento,
Roma, Newton Compton, 1994
I libri di Umberto Saba
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