L'occasione di un Carnevale sopra le righe ci offre il ritratto di una Bologna allucinata degli anni Novanta.
La generazione di ragazzi nata nei primi anni Settanta si avvia ad oltrepassare l'invisibile e impercettibile linea d'ombra che separa la giovinezza dall'età adulta.
"Il vero significato di questo aggregarsi dionisiaco ci apparirà più chiaro poco prima di passare una certa linea invisibile!" poetavano i lirici alla cazzo di cane. "Nell'età del corpo in cui l'ipofisi secernerà la sostanza che rende malinconici e intorpidisce i desideri!".
Bologna dunque, già teatro di numerose altre trame narrative contemporanee, fa da sfondo alla narrazione e nello stesso tempo ne è personaggio mai marginale. Piazza Maggiore, via Saragozza, via Indipendenza, Palazzo d'Accursio, la chiesa di San Petronio, i portici, i giardini Margherita, via Zamboni, via Andrea Costa, via Turati costituiscono i riferimenti toponomastici, attorno ai quali si dipanano le avventure dell'Assiro, di Chiara, di Tullio Ambris e delle tante altre picaresche figure evocate dal narratore, alter ego dell'autore (come lui si vota alla scrittura), che racconta in prima persona e che è il protagonista assoluto del libro.
Nel capoluogo emiliano, fucina da sempre di avanguardie e di rinnovamento culturale, i ragazzi e le ragazze di Brizzi esprimono con incredibile intensità la loro voglia di vivere, un'incomprimibile energia vitale che non sopporta la gabbia delle perbeniste regole borghesi, uno spirito di ribellione che talvolta sconfina nell'autodistruzione.
Il loro vissuto ruota attorno alla noia e al tormento della scuola, alle aspettative degli adulti che cercano di piegarli al conformismo, alle assemblee di istituto con "le ambizioni dei giovani tribuni" spernacchiate, le code interminabili alla segreteria dell’università, l'eros adolescenziale potente e impacciato, amicizie e amori che mettono a soqquadro la monotonia della vita quotidiana ed esauriscono l’intera gamma dei sentimenti e dei piaceri, la paura del futuro, l'insicurezza collegata alla propria difficile individuazione, le maschere che si assumono per nascondere la propria fragilità, la musica e le canzoni come ancora di salvezza. Il linguaggio adottato da Brizzi è come sempre scoppiettante e intriso di gergo giovanile.
Baldini & Castoldi pubblica Tre ragazzi immaginari nel 1998, terzo romanzo in ordine cronologico scritto dall’autore bolognese, dopo Jack Frusciante è uscito dal gruppo (1994) e Bastogne (1996).
Il titolo del libro discende da una canzone dei Cure, complesso rock inglese, che ebbe successo negli anni Ottanta: Three Imaginary Boys. Erede di una tradizione letteraria "emiliana" che va da Pier Vittorio Tondelli ad Enrico Palandri, Enrico Brizzi, autore di libri molto amati dal pubblico, a cominciare dal romanzo d'esordio diventato subito un bestseller, ha dato voce e tracciato l'autobiografia di un'intera generazione.