Web 2.0. Prospettive e insidie
Internet sta conoscendo un'evoluzione, una sorta di salto di paradigma. Ha raggiunto uno stadio che viene definito dagli addetti ai lavori, convenzionalmente e senza eccessiva precisione, come Web 2.0. Una sorta di maturazione, secondo alcuni, delle prerogative di Internet sin dalla sua nascita. Il Web 2.0 è caratterizzato dalla multimedialità, ma soprattutto da
una maggiore interattività e socialità. Mentre ai primordi Internet era
costituito da un insieme di pagine da navigare all'interno dei siti Web,
oggi l'utente, spesso connesso in banda larga, è più attivo e
collaborativo. Prevalgono gli aspetti della partecipazione e della
condivisione. Mentre nell'epoca antecedente a Internet erano dei professionisti a produrre musica, letteratura, saggi scientifici, giornali, video, oggi sono gli internauti stessi a mettere in Rete notizie, canzoni, testi, messaggi audio, voci enciclopediche, video e libri. Il Web odierno pullula di blog, se ne contano ormai nel mondo oltre 50 milioni. Sono una sorta di diario online, una piattaforma facile da utilizzare anche da chi non ha dimestichezza con la tecnologia. Tramite i blog chiunque può esprimere pensieri, idee e punti di vista e pubblicare scritti di vario genere, commentati poi dai lettori. Alcuni di questi diari hanno avuto un tale successo, anche in Italia, da portare i loro curatori alla ribalta delle cronache. Attraverso social-network come YouTube e MySpace milioni di persone, per lo più giovani e giovanissimi, pubblicano i loro profili, le loro pagine Web personali, i loro video. In Italia e nel mondo stiamo assistendo al successo esplosivo di Facebook, un sito nato per rimettere in contatto vecchi compagni di scuola, che si è rivelato invece uno strumento duttile, dalle potenzialità ancora inesplorate, molto utile, oltre che per favorire la socializzazione di giovani ed adolescenti, anche per sostenere iniziative politiche, culturali e umanitarie. Fondata da Jimmy Wales, Wikipedia è un'enciclopedia che ha soppiantato tutte
le altre enciclopedie cartacee, anche le più prestigiose, per la sua
completezza e la sua facilità di consultazione. Stiamo assistendo a una trasformazione epocale, una rivoluzione che sta mettendo a soqquadro
l'intera industria culturale. Evitando la separazione netta fra produttore e consumatore, artista e pubblico, scrittore e lettore, esperto e dilettante, professore e studente, la nuova rivoluzione internettiana apre nuovi spazi di libertà e di democrazia. Lo scambio di idee, la varietà, la concorrenza, l'espressione facilitata persino dell'antagonismo e del dissenso possono contribuire a sviluppare una società più ricca e più giusta. Già però si levano, soprattutto da parte degli esponenti dei media
tradizionali, proteste e perplessità. C'è senz'altro del vero in tutte queste critiche e recriminazioni, ma c'è soprattutto dell'esagerazione. Personalmente penso che il cambiamento generi insicurezza e che faccia paura soprattutto a coloro che fino a ieri godevano di privilegi indiscussi. È possibile che molti di coloro che oggi sono investiti di prestigio e autorità escano ridimensionati dalla rivoluzione epocale che stiamo vivendo. Sicuramente i prossimi anni vedranno una competizione economica sempre più serrata che selezionerà fatalmente anche su Internet i più forti, sperando anche che siano coloro che sanno produrre i contenuti migliori. Nel frattempo molti utili correttivi possono esser introdotti a salvaguardia del diritto d'autore e della sicurezza dei più piccoli, per i quali, d'altra parte, già esistono dei filtri protettivi della navigazione. Internet abbisogna di una legislazione al passo con i tempi, che crei poche regole chiare che non intacchino la carica innovativa del nuovo mezzo. D'altronde, l'industria culturale mi sembra aver già trovato dei nuovi
business capaci di compensare, almeno parzialmente, le perdite attuali generate
dal download indiscriminato di canzoni, film e libri, effettuato principalmente tramite i programmi di
file sharing. Certo, si tratta di un mondo nuovo, che dispiacerà ai conservatori, ai pigri, ai tradizionalisti, ai laudatori del tempo passato, ma le società aperte hanno sempre amato la libertà di espressione, l'inquietudine e la turbolenza. Nessuno può escludere che dall'universo dilettantesco della Rete non possano emergere, grazie alle maggiori opportunità offerte, nuove personalità creative, nuovi talenti innovatori. Non dimentichiamo che uno scrittore di successo, molto bravo, come Roberto Saviano, tanto amato dai giovani, ha esordito scrivendo su un blog letterario. E così molti altri nuovi autori, che sul Web hanno pubblicato in anteprima i propri scritti. Il futuro vedrà probabilmente e già oggi se ne vedono le avvisaglie,
uno scambio e una contaminazione fra vecchi e nuovi media. Già oggi
il famigerato copia-incolla di contenuti non avviene in una sola direzione. "Il monopolio (anche quello delle conoscenze, ndr), è una tassazione sugli uomini attivi, per il mantenimento dell'indolenza, se non delle ruberie, degli uomini inattivi". Non lo sostiene un hacker infatuato delle nuove tecnologie, ma lo sosteneva un compassato quanto grande filosofo dell'Ottocento: John Stuart Mill. Riferimenti bibliografici:
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Pagina aggiornata il 07.06.09 |