Come quella cui ho assistito sere fa in televisione, con la proiezione del film L'attimo fuggente.
La pellicola uscì nelle sale cinematografiche nel 1989; la regia è dell'australiano Peter Weir.
Il film racconta la storia di una classe di ragazzi di un prestigioso
collegio inglese e del loro insegnante di lettere, il professor Keating,
impersonato dall'attore Robin Williams.
Il professor Keating sa catturare l'interesse degli studenti con metodi un
po' fuori dagli schemi, sa comunicare agli allievi la sua passione per la
poesia, sa assecondare in loro il gusto e l'interesse per una vita
autentica, piena, rispettosa delle personali vocazioni di ognuno. Ricorda
a loro il motto del poeta latino Orazio: "Carpe diem",
"Cogli l'attimo".
I ragazzi finiscono persino per ritrovarsi fuori dalla scuola per recitare
poesie e scambiarsi esperienze; uno di loro capisce che la sua vera
vocazione non è fare il medico, come vorrebbe il padre, ma l'attore.
Nell'ambiente tradizionale e oppressivo della scuola, i ragazzi
sperimentano la gioia di vivere, la bellezza e l'energia delle idee,
dell'amicizia e dell'amore.
Genitori e autorità scolastiche tuttavia, sono contrari ai metodi poco ortodossi del professor Keating. Essi considerano i ragazzi come cera da modellare secondo i loro desideri ed aspettative. Vogliono che i giovani seguano la strada che essi hanno tracciato per loro, che il futuro dei ragazzi sia quello che gli adulti hanno deciso. Il suicidio di uno degli studenti, indotto dall'opposizione dei genitori alla sua volontà di fare l'attore di teatro, offre il pretesto al preside per allontanare l'insegnante anticonformista e per restaurare l'antico ordine nella scuola.
Il film mi è piaciuto perché il professor Keating è l'insegnante che
tutti speriamo di incontrare. Egli cerca di collegare la scuola alla vita,
fa dello studio una materia viva, incita i propri allievi a coltivare i propri
talenti, a cercare la propria originale strada nella vita, ad ascoltare il
proprio cuore, fuori dalle aspettative di autorità, genitori e
società.
Keating è esuberante, simpatico, appassionato e sa tenere desta
l'attenzione degli allievi cui insegna. Cerca di allevare esseri umani e
non dei perfetti robot che ripetono nozioni a pappagallo e vivono
una vita non propria. Pensa che il rinnovamento e il progresso della
società dipendano dall'anticonformismo e dalle idee nuove e non
dall'accettazione acritica di norme e regole dettate dall'alto. Crede che
ogni essere umano sia unico e irripetibile.
Nel finale del film sembra vincere la restaurazione dei vecchi valori della tradizione. Il professor Keating deve abbandonare la scuola. Tuttavia i suoi studenti, quelli che lo hanno seguito ed approvato, si rendono capaci di un coraggioso gesto di solidarietà verso l'amato insegnante e di disubbidienza all'autorità, sanno andare oltre il tornaconto personale del momento, rischiando l'espulsione: salgono in piedi sui banchi, come il loro professore, "capitano" e liberatore, era salito sulla cattedra, a riaffermare la loro prerogativa di poter guardare il mondo da una diversa angolazione e il loro diritto ad essere persone uniche ed originali, che non si fanno intimidire e plasmare da nessuno, nemmeno dal vecchio preside di una prestigiosa scuola.
Un film commovente, che mi ha fatto riflettere e che si è impresso per sempre nella mia mente.
(tema svolto da n.l.)