6 novembre 2012: Obama rieletto presidente USA
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Gli Stati Uniti rappresentano un modello per il
mondo occidentale e forse per le nazioni
dell'intero pianeta. Non solo vantano l'economia
più sviluppata del globo, ma sono la nazione più
innovativa, quella che vanta il più alto numero
di brevetti e le migliori università, quella
capace di attrarre i professionisti più
qualificati del mondo. Anche dal punto di vista politico gli Stati Uniti rappresentano un modello da imitare. Per questa ragione le primarie dei due maggiori partiti, quello democratico e quello repubblicano, sono seguite con attenzione dai media, mentre le elezioni presidenziali rappresentano un evento di assoluta rilevanza internazionale. D'altronde, l'interesse per le caratteristiche della vita americana non è recente, tanto che il famoso saggio La democrazia in America di Alexis de Tocqueville, considerato ancor oggi un classico della politica, venne pubblicato nel lontano 1835. Non sorprende quindi che le copertine dei maggiori newsmagazine mondiali siano andate nel mese di novembre a Barack Obama, il leader politico democratico di origini africane, riconfermatosi presidente della più potente nazione del mondo superando, nella corsa alla Casa Bianca, lo sfidante, il repubblicano Mitt Romney, già governatore del Massachussets. Sebbene sia azzardato fare parallelismi con la vita politica europea, possiamo dire che con Obama la Sinistra ha trionfato sulla Destra. Ovvero una politica di maggior partecipazione dello Stato alla vita economica ha avuto più consensi di un progetto di società lasciata esclusivamente in mano all'iniziativa dei singoli. L'attenzione verso i poveri, le disuguaglianze sociali, i deboli ha prevalso sul liberismo più sfrenato. Non a caso, Obama è stato rieletto raccogliendo i voti degli afroamericani, degli ispanici, dei giovani, delle donne e degli operai, la parte del paese, insomma, più in difficoltà in questa difficile congiuntura economica. Barack Obama ha raccolto consensi anche in ragione dei risultati raggiunti, proprio in campo economico, durante il suo primo mandato, che vedono gli Stati Uniti uscire lentamente ma progressivamente dalla crisi economica del 2007-08, con un tasso di disoccupazione in discesa e con indici di competitività e produttività ancora elevatissimi. Convincente è stato considerato dagli
elettori americani il programma del
presidente che ha come punti di forza la reindustrializzazione del paese, di
cui il raggiunto accordo tra Fiat e Chrysler
rappresenta un segnale tangibile, e la
riforma dell'assistenza sanitaria che metta finalmente termine
al paradosso, per cui gli Stati Uniti spendono
cifre astronomiche per la salute, producendo esiti relativi alla mortalità infantile e all'attesa di vita peggiori delle altre nazioni più sviluppate. I problemi che Obama si troverà ad affrontare nei quattro anni del suo secondo mandato sono tanti: il debito pubblico elevato, l'aumento delle disuguaglianze sociali, una situazione internazionale difficile, la guerra in Afghanistan, i conflitti in medio Oriente, i rapporti con la Cina e con gli altri paesi emergenti come il Brasile e l'India, il pericolo nucleare in Iran, la crisi dell'Unione europea. La stessa democrazia americana non sembra esente da vizi. Per esempio, le presidenziali americane sono costate tantissimo, poco meno di quattro milioni di dollari. Il pericolo è costituito dal fatto che la politica è finanziata in America dalle grandi imprese e dalle lobby più potenti, che poi condizionano i politici cui hanno versato denaro a promulgare leggi a loro favorevoli. Insomma, uno scambio un po' torbido, una sorta di corruzione legalizzata. Tuttavia, rispetto alla vita politica italiana, caratterizzata dalla litigiosità e dalla guerra di tutti contro tutti, in America la lotta politica è dura, ma, a risultati elettorali acquisiti, si riconosce la necessità di procedere assieme nell'interesse del paese. Di fronte ai grandi problemi e responsabilità della nazione, l'America sa ritrovare la propria unità. Non a caso proprio all'indomani della sua vittoria, per sottolineare l'unità d'intenti che ispira la filosofia della politica americana, Obama ha eloquentemente dichiarato: "Lavorerò con i leader di entrambi gli schieramenti per affrontare le sfide che possiamo risolvere solo insieme". Riferimenti bibliografici:
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Pagina aggiornata il 18.11.12 |