Devo confessare che la notte prima ho dormito meno del solito, dato che l'ansia e la preoccupazione mi hanno disturbato il sonno.
La mattina, dopo che mia mamma mi ha svegliato, ho fatto una colazione leggera, perché mi sembrava di avere lo stomaco chiuso e sono arrivato nel cortile della scuola ben prima del suono della campanella, in uno stato d'animo che oscillava tra l'angoscia e l'euforia.
Dovevo orientarmi, capire, individuare l'aula della mia nuova classe, familiarizzare con nuovi regolamenti e nuove abitudini. Adesso, a parte un paio di vecchi compagni delle medie, sono in classe con tutti ragazzi sconosciuti.
All'inizio mi sono sentito un po' spaesato, fra tutte quelle voci e
volti nuovi, e quella frenetica concitazione da primo giorno di scuola.
Gli altri ragazzi sembrano tutti così più intelligenti e maturi di me! Ho già
paura di rimanere indietro. Gli psicologi lo chiamano complesso di inferiorità,
quel misto di timore, ammirazione e invidia che avverto quando osservo i miei nuovi compagni, la maggior parte
dei quali sembra davvero fiera e sicura di
sé e delle proprie conoscenze e capacità.
Con qualcuno, comunque, ho già stretto una seppur abbozzata forma di amicizia, che spero si possa
sviluppare nel prossimo futuro. Ma siamo ancora in una condizione fluida: i gruppi non si sono ancora
formati, stiamo tastando il terreno, ci stiamo studiando. Penso che sarebbe bello
se affrontassimo questo nuovo anno scolastico collaborando tutti insieme
a superare le difficoltà, facendo lega comune contro gli ostacoli. La
competizione fra ragazzi va bene, ma la solidarietà e la collaborazione
secondo me sono ancora più importanti.
Cercherò di comunicare anche agli altri questa mia convinzione, cominciando
magari dal mio nuovo compagno di banco, col quale ancora ci rivolgiamo la
parola un po' imbarazzati, ma col quale già ci siamo raccontati alcune
cose della nostra vita, del tipo dove abiti, per chi tifi, che musica ti
piace.
Malgrado le mie preoccupazioni, spero di farcela. Io, come al solito,
più che sull'intelligenza punto sulla tenacia e sull'impegno. Diciamo che il mio è un
atteggiamento sportivo: la scuola è il mio campionato e so che se voglio essere promosso devo impegnarmi
al massimo.
Già in estate, sapendo del nuovo istituto che dovevo frequentare, ho cercato,
pur senza esagerare, di prepararmi, di studiare e ripassare, per non arrivare
all'inizio delle lezioni completamente arrugginito.
I nuovi professori, alcuni con un'aria davvero autorevole, un po' mi
intimoriscono. Mi sembrano diversi dagli insegnanti delle medie e che
trattino noi ragazzi in modo diverso, più distaccato e severo. Ma forse
è soltanto una mia paranoia, un mio delirio di persecuzione generato dal
trovarmi in una situazione nuova.
Mi hanno detto che sono più esigenti, ma questo l'avevo messo in conto.
Passati i primi giorni so già che mi ambienterò. La scuola l'ho scelta io e le materie mi piacciono. So che adesso si fa sul serio e si inizia a costruire il proprio futuro. Non sono ammesse pigrizie, apatie o negligenze. Non sono più un bambino, mi sto preparando ad entrare nel mondo degli adulti.
(tema svolto da n.l.)