Caro diario,
oggi come il solito, mia madre, brontolando, mi ha svegliato alle 7 e un quarto. Sì, lo so, avevo puntato la sveglia alle 7... aveva suonato. Ma mi sono riaddormentato. Le scuole non dovrebbero aprire la mattina. Dopo qualche mese, specialmente adesso che è primavera, alzarsi presto diventa uno strazio.
Con gli occhi ancora appiccicosi ho bevuto il cappuccino preparato in casa da mamma, ho accarezzato il gatto sul divano, ho preparato lo zaino con i libri e i quaderni. Tornato in camera mia, ho ascoltato un po' di musica. La musica mi dà la carica necessaria per affrontare la giornata.
Mia madre mi ha accompagnato a scuola in macchina. Solito traffico. Mia madre guida tranquilla e un po' impacciata, come la maggior parte delle donne. Mio padre, invece, quando guida nel traffico impreca: gli altri vanno troppo piano, o troppo forte, o sono troppo indisciplinati. Preferisco il calmo, prudente e un po' imbranato torpore femminile.
A scuola le solite facce. Si scherza per darsi un po' di coraggio. C'è il compito in classe di matematica, con Matteo che fa i riti propiziatori e Luca che fa l'idiota. La prof oggi è un po' nervosa, non gli si va alla pelle. Il compito non era poi così difficile.
Dopo, le due ultime ore di italiano sono passate piuttosto lisce. Manzoni, i Promessi Sposi, l'Innominato... La prof ha spiegato per quasi tutto il tempo, mentre io, per dirla tutta, guardavo fuori dalla finestra. Mi capita spesso di incantarmi, così, senza motivo, e di inseguire i miei pensieri , il profumo dei tigli e il canto degli uccelli.
Sono ritornato in me quando è suonata la campanella. La prof ha detto che la prossima volta ci interroga e vuole il riassunto scritto degli ultimi tre capitoli trattati. E' fatta così, ci carica di compiti a casa, come se esistesse soltanto la sua materia. È esigente, ma è brava e quella volta che ci ha spiegato Dante e Ariosto, siamo stati tutti ad ascoltarla e anche l'inizio dei Promessi Sposi ci è piaciuto, ma poi verso la fine, diciamo la verità, è un po' una palla.
Il ritorno a casa in auto è filato via leggero, come sempre, più dell'andata. Il rientro a casa ha quasi dell' entusiasmante. Ho voglia di scherzare, di parlare, di raccontare quello che mi è capitato la mattina. Non fosse per i brontolii dello stomaco, inondato di succhi gastrici, che reclama cibo.
Dopopranzo papà e mamma hanno preso a litigare per le bollette da pagare e i soldi che non bastano mai. Io mi sono ritirato nella mia stanza. Dovevo studiare storia per l'interrogazione di domani, ma ho cominciato a giocare a Fifa sulla Wii, una partita tira l'altra, un giro su Internet, un saluto agli amici su Facebook ed è arrivata sera... Le campagne di Napoleone possono aspettare. Mi arrangerò con quello che ho visto in un film al cinema.
Alle otto cena con sofficini Findus e contorno di carote a filini. Papà e mamma erano imbronciati, mentre alla tele davano di sottofondo il tiggì: le solite bombe in qualche lontano paese arabo, i cortei di disoccupati, quello con la barba che sbraita, Moratti che forse vende l'Inter.
Con una scusa, mi sono ritirato presto in camera mia e ho scelto i vestiti da mettermi domani. Ho acceso la tv, ho messo la sveglia e ... mi sono addormentato.