Noi e gli animali
Il nostro tempo ha sviluppato una sensibilità diversa verso gli animali. In epoche passate, nelle società rurali per esempio, gli animali
venivano per lo più usati, oltre che come fonte di alimentazione, come
strumento di lavoro e di locomozione, nel caso di buoi e cavalli, con funzione di lotta ai roditori,
nel caso del gatto, oppure, nel caso dei cani, come bestie da difesa e di
ausilio nella caccia. Talvolta gli animali erano trattati con rispetto e
considerazione; altre volte, purtroppo, con indifferenza e crudeltà. L'uomo contemporaneo non guarda più a se stesso come il centro indiscusso del creato, padrone di ogni cosa, ma riconosce la propria stessa natura di animale, pur con prerogative particolari e speciali. Ecco, dunque, che in questi anni si è sviluppata la "questione animale", che vede un diverso atteggiamento collettivo nei confronti degli animali e coinvolge nella discussione teoretica filosofi e bioeticisti illustri, Peter Singer e Tom Regan su tutti. Si è arrivati perfino ad elaborare una Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali, a imitazione di quella dei Diritti dell'Uomo, perché sempre più studiosi riconoscono agli animali, almeno a certe specie evolute e più vicine a noi, capacità cognitive ed emotive complesse. Gli animali sono in grado di percepire e ricordare, hanno credenze, desideri e preferenze; sono in grado di agire intenzionalmente in vista del soddisfacimento dei propri desideri e del conseguimento dei propri obiettivi; hanno un'identità e sono in grado di avere esperienze. Soprattutto, - come sottolineava il fondatore della filosofia utilitarista Jeremy Bentham -, "sanno soffrire". Purtroppo molto lunga è ancora la strada che dobbiamo percorrere per arrivare a una vera e propria "liberazione" animale. Ancor oggi le bestie sono oggetto di loschi commerci organizzati da gente senza scrupoli, vengono vivisezionate indiscriminatamente nei laboratori per scopi di ricerca scientifica, vengono abbandonate da padroni irresponsabili, tenute in condizioni precarie e avvilenti in molti zoo, sfruttate dall'industria alimentare e manifatturiera, per realizzare il massimo profitto senza tener conto delle esigenze di spazio, aria, luce, cibo e movimento degli animali utilizzati. Crudeltà inaudite vengono quotidianamente perpetrate verso gli animali, soprusi che ormai ripugnano alla parte sempre più consistente e matura dell'opinione pubblica. Scempi che devono finire al più presto, come reclamano molti cittadini scontenti di come le amministrazioni politiche governano i problemi che riguardano gli animali. Basta vedere come molti comuni gestiscono il fenomeno disgustoso quanto pericoloso del randagismo: l'attenzione è scarsa, i fondi insufficienti, le speculazioni per arricchimenti personali all'ordine del giorno. Il fatto che il dolore degli animali, celato al chiuso, muto e senza potere, sia rimosso dalla nostra coscienza, non ci autorizza a perpetrare ulteriori crudeltà e maltrattamenti verso di loro. E pensare che gli animali spesso sono dotati di una grazia sconosciuta agli umani.
Alcune specie domestiche vengono addirittura impiegate oggi negli ospedali
per contribuire alla cura di malati gravi, in special modo i bambini. Sembra
che la vicinanza di alcune specie domestiche regolarizzi la frequenza
respiratoria e cardiaca degli esseri umani. Io non credo che la pietà verso gli animali si ponga, come
sostengono alcuni, in antitesi a quella verso gli uomini, che riduca,
cioè, la solidarietà verso i componenti della nostra stessa specie. Credo
invece, che una sensibilità evoluta, in linea d'altronde con gli insegnamenti
di una grande religione come quella buddista e di un grande filosofo come
Schopenhauer, debba sviluppare la compassione verso ogni forma vivente, la
cui esistenza, come la nostra, è inevitabilmente intrisa di sofferenza. Riferimenti bibliografici:
|
| home
|
| temi |
|
Pagina aggiornata il 03.06.09 |