Energia. Crisi petrolifera, energia nucleare, fonti rinnovabili
"Dammi un litro di oro nero" cantava l'ironico Rino Gaetano negli anni Settanta. Era l'epoca della prima violenta crisi petrolifera, con il prezzo del greggio alle stelle, che obbligava gli italiani alle domeniche a piedi, non per finalità ecologiche, ma per necessità di risparmio energetico. Il rischio di nuove impennate del prezzo del petrolio sembrava negli anni successivi definitivamente scongiurato e, invece, oggi il prezzo al barile ha superato abbondantemente i cento dollari, costringendo i paesi sviluppati a interrogarsi sul proprio futuro economico e a ricercare fonti energetiche alternative. Il tema dell'energia è strategico per lo sviluppo economico e sociale
di tutti i Paesi. Avere accesso a quantità elevate di energia a prezzi
convenienti è un fattore fondamentale per alimentare la produzione
industriale, diffondere e far funzionare una rete elettrica adeguata, promuovere l'aumento del PIL
(Prodotto Interno Lordo), il benessere economico e il miglioramento della
qualità di vita dei cittadini. L'energia disponibile per gli impieghi economici è nel mondo in gran
parte ancora fornita da fonti fossili: petrolio, carbone e gas naturale
(metano). Sono prodotti formatisi sulla Terra, durante milioni di anni,
in seguito alla sedimentazione e trasformazione di materiale organico, in
gran parte di origine vegetale. Si tratta di materie prime soggette quindi
ad esaurimento, anche se tale eventualità è tutt'altro che prossima. In una congiuntura dominata dall'aumento mondiale della domanda di energia, legato all'aspirazione di miliardi di uomini di uscire dalla povertà e di godere degli agi del benessere, fermo restando che ancora per decenni le fonti fossili (petrolio, carbone e gas) continueranno ad essere le principali fornitrici di energia, occorre un ripensamento della politica energetica. Principalmente in Italia, completamente dipendente sotto l'aspetto energetico da Paesi stranieri e dove il dibattito sull'energia, come del resto in altri ambiti, è dominato da pregiudizi ideologici, aspettative irrazionali e scarsa concretezza. Il possibile ricorso all''impiego, economicamente vantaggioso, di
energia nucleare determina, per esempio, ancora una pregiudiziale e
ingiustificata avversione in gran parte
dell'opinione pubblica, spesso disinformata. Eppure si tratta di
un'energia "pulita", che non contribuisce all'inquinamento
dell'atmosfera, non produce, cioè, emissioni tossiche di quel biossido di
carbonio (CO2), ritenuto responsabile di aumentare il
cosiddetto effetto serra e quindi il riscaldamento della Terra, cui molti
esperti attribuiscono effetti climatici catastrofici. Certo anche il ricorso all'energia nucleare non è completamente privo
di rischi. In
primo luogo quello bellico: la produzione di energia nucleare a scopi
civili può trasformarsi facilmente, per scopi militari, in fabbricazione
di ordigni letali. Infine esiste il problema dello stoccaggio dei rifiuti radioattivi,
che conservano la loro radioattività per periodi prolungati e che sono
potenzialmente molto nocivi. Tuttavia lo stoccaggio di tali rifiuti in
profondità, in siti scelti accuratamente per la loro stabilità geologica, sembra scongiurare
ogni pericolo per la salute. Si sta diffondendo anche in Italia, caldeggiato anche dai movimenti ecologisti, l'utilizzo delle fonti rinnovabili di energia, cui sono
legate molte speranze. Opportunamente finanziati e incentivati, si sta
propagando l'impiego dei pannelli fotovoltaici che catturano l'energia
solare. Si tratta di un'energia pulita e rinnovabile, ma ancora costosa.
Può darsi che la diffusione e la competizione economica aumentino
il rendimento dell'energia solare nei prossimi anni. Suggestivo e ricco
di promesse è l'impiego
di particolari pannelli solari nel deserto del Sahara, prospettato da
alcuni esperti. La ricerca tecnico scientifica è comunque sempre al lavoro per
cercare nuove soluzioni alle sfide e ai problemi posti dai cambiamenti
socioeconomici e dalla necessità di procurarsi risorse energetiche.
Fare delle previsioni a lungo termine, in tema di energia, senza tener
conto di nuove scoperte e invenzioni, che sempre si sono avvicendate
nella storia dell'uomo, è difficile e aleatorio. Dipendiamo dai Paesi stranieri per l'approvvigionamento dell'energia, con tutte le conseguenze geopolitiche che ciò comporta, ma siamo contrari alla produzione di energia pulita e a basso costo in casa nostra. Ecco, il problema italiano in tema di energia, non mi sembra tanto un problema di approvvigionamento, ma un problema culturale, di maturazione delle coscienze, di acquisizione di quel sano empirismo scientifico che ancora ci difetta e che caratterizza invece le democrazie più avanzate. Riferimenti bibliografici
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Pagina aggiornata il 25.08.08 |