![]() |
La creatività
Viviamo in un mondo in cui la maggioranza delle persone
acquista gli stessi oggetti, pensa gli stessi pensieri, mette in atto i
medesimi comportamenti. Le istituzioni più importanti della nostra vita
ci chiedono l'uniformità: la famiglia di solito tende a trasmetterci i
valori della cultura dominante, la scuola plasma le nostre intelligenze
secondo programmi piuttosto rigidi e certificazioni ben definite, le
aziende ci impongono procedure di lavoro standardizzate nei minimi
dettagli.
Un rassicurante, utilitaristico e forse persino benefico conformismo sembra scandire le vite di noi abitanti dell'opulenta società occidentale. Il più piccolo dissenso, lo scarto anche minimo dalla media, vengono a stento tollerati. Adeguarsi ai valori di un gruppo, siano essi i compagni di scuola, la classe sociale di appartenenza, il gruppo professionale dei pari o la maggioranza dei cittadini sembra avvertito dai più come un dovere da cui non si può derogare. Eppure, se ci volgiamo a considerare la storia della nostra civiltà, se non l'intera storia dell'umanità, osserviamo che i più significativi progressi nei più svariati campi, - se possiamo ancora attribuire un qualche valore positivo alla parola "progresso"-, sono stati ottenuti grazie a persone che, a un certo punto della loro vita, si sono staccate dalla maggioranza e hanno sviluppato un modo di pensare e di agire divergente rispetto a quello della propria epoca. Questo modo di agire, pensare, risolvere problemi in modo divergente,
ma costruttivo, viene chiamato creatività, una qualità il cui sviluppo
sempre più spesso viene invocato da educatori, economisti, imprenditori,
politici e dalla quale sembrano dipendere le sorti del nostro futuro. Facendo una lacunosa, superficiale e molto personale rielaborazione di quanto ricerche più sistematiche ed estese hanno prodotto, cominciamo col dire che la creatività non è appannaggio di una ristretta elite di individui, ma è invece alla portata di ciascuno di noi. Tutti abbiamo dei talenti che, se debitamente sviluppati, possono portare, magari in un ristretto ambito, a risultati nuovi e significativi. Ecco perché, a mio avviso, il sistema educativo dovrebbe favorire il pensiero critico, l'originalità, l'autenticità, la coraggiosa e franca espressione delle idee, l'indipendenza di giudizio, la tolleranza, la costruzione di un abito mentale più libero che, togliendo le inibizioni del conformismo e della sottomissione all'autorità, crei nuove connessioni neuronali e ci apra ad orizzonti psichici più estesi. Molti insegnanti e troppi genitori sembrano attribuire un peso
eccessivo ai voti scolastici. La scuola finisce così con l'assomigliare
sempre di più ad un esamificio, dove ha più valore il concentrarsi nel
superamento di prove istituzionalizzate che non l'acquisizione di una
reale conoscenza. Mentre tutti sappiamo, per esperienza, che gli allievi
migliori e più promettenti, quelli con una marcia in più, non sono
necessariamente quelli con i voti più alti, bensì coloro che, magari pur
andando bene a scuola, coltivano interessi personali e spaziano con le
loro letture oltre gli angusti confini dei testi scolastici
prescritti. Un altro steccato da abbattere è quello che contrappone il lavoro intellettuale a quello manuale, considerando il primo di gran lunga superiore al secondo. Si tratta di un pregiudizio radicato, retaggio della cultura idealista. Esistono vari tipi di intelligenza e quella dell'artigiano capace di fabbricare oggetti utili e belli non è inferiore, ad esempio, a quella del notaio che certifica un contratto. Si tratta semplicemente di creare le condizioni affinché ciascuno di noi esprima al meglio i propri talenti, nel campo in cui ha maggiore interesse e predisposizione. Un equivoco va però, a mio avviso, chiarito. Quello cioè che la
creatività sia indipendente dal lavoro, dallo studio, dalla fatica. Va
detto con schiettezza che non si raggiungono grandi risultati senza impegno
e che quasi sempre le soluzioni vengono trovate da chi sa cercare, da chi
domina la propria disciplina o il proprio ambito lavorativo, da chi ha riflettuto
e provato a lungo. Certa cultura edonista imperante prescrive che le giovani generazioni vengano allevate nell'evitamento di ogni fatica, frustrazione, sacrificio, lavoro metodico, disciplinato, ambizioso e paziente. Ma probabilmente non è così che nella vita si raggiungono i successi che vale la pena raggiungere. Come invece sosteneva Thomas Alva Edison, l'inventore della lampadina, "Il genio è uno per cento intuizione, novantanove per cento traspirazione". Riferimenti bibliografici: siti internet: Nuovo e Utile. Teorie e pratiche della creatività (di Annamaria Testa)
|
| home
|
| temi |
|
Pagina aggiornata il 08.06.11 |