Il cinema |
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Si può discutere a lungo se è superiore una cultura basata sui testi scritti o una basata sulle immagini. Quello che non si può negare è che il cinema, costituito da immagini in movimento, sia stata l'arte che più ha caratterizzato il Novecento. Nessuno immaginava, quando i fratelli Lumiere sul finire dell'Ottocento conducevano i loro primi esperimenti di cinematografia, che il cinema avrebbe avuto una diffusione così capillare e planetaria. Intere generazioni di persone sono cresciute facendo della frequentazione appassionata delle sale cinematografiche un appuntamento fisso, uno, due, tre volte o più la settimana. Nel corso del Novecento le sale in cui si
proiettavano film, dai nomi vari e suggestivi,
Luxor, Rex, Odeon, Embassy,
Excelsior, Ritz, Majestic, Capitol, si
diffusero in tutto il globo, dalle metropoli ai
paesini più sperduti. Nelle sale cinematografiche avveniva la socializzazione di classi sociali diverse. Darsi appuntamento al cinema costituiva per le coppie una tappa obbligata del corteggiamento amoroso. Al cinema si finisce per andarci anche per noia, per occupare un pomeriggio vuoto. Nelle sue forme più alte e classiche, il cinema è assurto a opera d'arte, ha allargato la nostra conoscenza del mondo, della vita e di noi stessi. Ha contribuito alla nostra educazione emotiva e sentimentale, ci ha fatto maturare come individui e come cittadini. È stato e continua ad essere una scuola di libertà.Registi come Charlie Chaplin, Buster Keaton, Dryer, Ejzenstein, Rossellini, Fellini, Antonioni, Bunuel, Bergman, Wenders, Woody Allen appartengono di diritto al ristretto club dei geni della civiltà universale. Molti film possiedono una capacità e una densità narrativa che supera quella di tanti romanzi e racconti, anche di qualità. Nella sua dimensione di industria, il cinema
ha creato migliaia di posti di lavoro. Per
produrre un film occorre il lavoro, spesso
oscuro, di centinaia di
persone. Basta leggere i titoli di coda
per rendersi conto di quanti
professionisti concorrano alla produzione di un
film: attori, registi,
cameraman, montatori, segretarie di
produzione, stuntman,
controfigure, macchinisti, attrezzisti,
costumisti, scenografi, tecnici
del suono, musicisti, tecnici addetti agli effetti
speciali, elettricisti, truccatori,
sarti, parrucchieri,
addetti al Pronto Soccorso. Ogni quotidiano o periodico che si
rispetti ha una rubrica, curata da un
addetto specifico, spesso un intellettuale, il
critico cinematografico.
Ogni sala di proiezione
appena decorosa
dispone di un cassiere, di un
proiezionista, di personale addetto alle
pulizie, oltre
alle
cosiddette, "storiche", maschere, che si
occupano di trovare posto agli spettatori
e di far rispettare il regolamento.
Da qualche decennio il cinema sembra
attraversare un periodo di crisi. Iniziata negli
Stati Uniti, a metà degli anni Cinquanta, la
crisi si è propagata in Europa
e, a partire dagli anni
Settanta, anche in Italia. Gli spettatori sono
calatati, gli incassi si sono ridotti.
Molte sale storiche hanno
dovuto chiudere. La spallata al
cinema,
almeno quello visto nelle sale di proiezione, lo
ha dato l'avvento della
televisione. Già sul finire degli anni Cinquanta la televisione si mostra anche in in Italia capace di superare il cinema nei favori del pubblico. Il programma a quiz Lascia o raddoppia di Mike Bongiorno riscuote un tale successo di pubblico da essere trasmesso settimanalmente dentro le sale cinematografiche stesse. La televisione, tuttavia, se ha contribuito alla estinzione di molte sale, ha concesso al cinema un'altra possibilità di sopravvivenza. La televisione infatti trasmette molti film, acquistati dalle grandi major cinematografiche o prodotti in proprio. La fruizione del film direttamente nella propria abitazione, in soggiorno, davanti al televisore, è diversa da quella della sala. Se si perde l'aura solenne dello schermo gigante e della fruizione collettiva, la visione del film sul piccolo schermo è, per certi aspetti, più informale e più libera. Si guarda il film, senza bisogno di cambiarsi d'abito ed uscire di casa, magari mentre si chiacchiera o si fanno altre cose. Ciò non significa che quando la storia è buona, l'attenzione dello spettatore televisivo non venga catturata. Lo testimonia il successo di molte fiction e di molti film trasmessi alla tv. Un accenno di trama interessante, un dialogo significativo, un bel panorama, attirano l'attenzione dello spettatore, fosse pure il più distratto, e lo obbligano a seguire concentrato lo sviluppo della vicenda raccontata. Credo che molte felici scoperte cinematografiche oggi avvengano così, in modo solo apparentemente fortuito. Io stesso ho scoperto, gettando uno sguardo casuale al televisore acceso, autori che non conoscevo e apprezzato film che mi hanno migliorato la vita. Questi incontri imprevisti, non pianificati, aumentano, secondo me, il fascino misterioso che il cinema esercita presso ciascuno di noi. Oggi, oltre alla televisione, si sono moltiplicati i mezzi di comunicazione che ci distraggono dalla frequentazione dei cinema. Prima i videoregistratori e i lettori DVD, poi i PC, i videogiochi, i telefonini, i social network hanno modificato le nostre abitudini ed il nostro modo di impiegare il tempo libero. L'orgia di strumenti e connessioni digitali che caratterizzano l'epoca contemporanea costituisce un fattore di crisi, ma anche un'opportunità nuova per l'industria cinematografica. Internet e pay-tv sono, a mio avviso, le nuove frontiere che permetteranno alla settima arte non solo di sopravvivere, ma di conoscere un nuovo rinascimento. Riferimenti bibliografici: Brunetta, G.P., Buio in sala. Cent'anni di passioni dello spettatore cinematografico, Venezia, Marsilio, 1997Fofi, G., Capire con il cinema, Milano, Feltrinelli, 1979 Wallace, D F.., "David Lynch non perde la testa" in Tennis, tv, trigonometria, tornado (e altre cose divertenti che non farò mai più), Minimum Fax, 1999
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Pagina aggiornata il
12.07.13 |