La biblioteca è uno dei luoghi che mi piace frequentare di più in assoluto. Quella della mia città è una biblioteca comunale, sorge in un edificio storico e maestoso, è sufficientemente ampia, ha dei bei giardini interni in cui, con la bella stagione, ci si può fermare a leggere, e possiede una dotazione di libri tale da soddisfare la mia curiosità e le mie necessità di studio e di approfondimento.

Della biblioteca apprezzo la quiete, la concentrazione nella lettura di chi la frequenta, le migliaia di volumi che occhieggiano dagli scaffali e che chiedono di essere letti. So che è un'impresa impossibile, ma nella mia mente coltivo la fantasia di riuscire un giorno a leggerli tutti, quei libri che mi seducono con tanta silente e cortese discrezione.

Nella mia immaginazione, la biblioteca è una sacca di resistenza della civiltà all'avanzata della barbarie contemporanea, al chiasso dell'intrattenimento televisivo, all'arroganza automobilistica dei possessori di Suv, al mito dei soldi e del successo facili, alla chiacchiera inconcludente del luogo comune.
Chi frequenta le biblioteche assomiglia un po', a mio avviso, ai monaci delle abbazie medioevali, a quegli amanuensi che salvarono i libri, la parola scritta, dall'assalto predatorio e distruttivo di Goti e Unni.

Non a caso, mi piace dei libri che più mi colpiscono, ricopiarne qualche brano a penna, in bella grafia, su quaderni che smarrisco regolarmente o in qualche file, che si inabissa, appena salvato, nei recessi dell'hard disk e che scompare poi, in maniera definitiva, quando sostituisco il computer.
Per fortuna ho una buona memoria e dei libri letti con passione qualcosa continua a vivere per sempre dentro di me, come dentro il cuore e la mente di tutti i lettori. Leggere un bel libro è un'esperienza inebriante per tutti  coloro che dalla lettura si lasciano tentare.

Che le biblioteche siano un segno di civiltà ce lo suggerisce la storia stessa. La biblioteca accompagna la nascita della civiltà urbana. Le prime biblioteche di cui si ha notizia, - quella di Ebla, in Siria, e quella della città sumera di Lagash -, risalgono addirittura a oltre venti secoli prima della nascita di Cristo. Celeberrima, nell'antichità, la biblioteca di Alessandria, che si dice conservasse circa 700mila opere: fondata nel 284 a.C., venne distrutta da un incendio nel 47 a.C.

Le biblioteche conservano i testi scritti, cioè quella che è considerata la forma più evoluta del linguaggio umano. I libri sono infatti ancor oggi il mezzo più duttile e più potente per poter esprimere con compiutezza idee, sentimenti ed emozioni. Per questo i libri sono tenuti in gran sospetto dal potere e dalle dittature. L'odio dell'autoritarismo verso i libri e il pensiero indipendente è espresso con grande efficacia nel romanzo di fantascienza Farhenheit 451 di Ray Bradbury: per salvare i libri dal rogo cui li hanno destinati le leggi stabilite, un gruppo di uomini  decide di imparare ciascuno a memoria un volume, per tramandarlo ai posteri, nell'attesa di tempi migliori. Ancora una volta, emblematicamente, si ripropone lo scontro tra la civiltà del libro e la barbarie del potere trionfante.

Progettare e organizzare una biblioteca ben funzionante, che venga incontro ai bisogni dei cittadini, non è facile. Occorrono competenze specialistiche. Non a caso esiste una disciplina che si chiama biblioteconomia che si occupa specificamente della amministrazione e del funzionamento delle biblioteche. Personalmente, sono affascinato dal sistema scientifico di schedatura  dei libri, cui si sono uniformate tutte le biblioteche moderne e  che, dal nome del suo ideatore, si chiama "sistema decimale Dewey". Utilizzando tale sistema di classificazione, unitamente al catalogo computerizzato, trovo quasi sempre con facilità i libri che cerco.

A parte gli studenti, la biblioteca non è un posto molto frequentato dal cittadino comune. Molte persone percepiscono ancora la biblioteca come un luogo di culto del sapere grave e paludato, un'istituzione antiquata e respingente, un posto noioso che mette soggezione. Si stanno facendo un po' ovunque degli sforzi per rendere le biblioteche luoghi sempre più accoglienti e confortevoli, con orari prolungati e aperture domenicali, dove non è necessario recarsi soltanto per leggere, ma per assistere a mostre, proiezioni, conferenze o, più semplicemente per incontrarsi e bere un caffè. Sull'esempio delle esperienze più avanzate delle biblioteche straniere.

Non so se trasformare le biblioteche in luoghi simili a centri commerciali costituisca un'utile prospettiva. Democratizzare il sapere nell'epoca della società e dell'economia della conoscenza è senz'altro giustissimo. Ma i libri e le biblioteche, lo studio e la riflessione, l'esame critico ed approfondito delle idee richiedono, a mio avviso, spazi e tempi, raccoglimenti e silenzi, che soltanto un luogo specifico adibito esclusivamente a questo può soddisfare.

Anche perché, mentre le scuole e le università sono quasi dovunque, nel mondo odierno, in crisi, forse proprio le biblioteche, rifugio dei lettori appassionati, possono dare un contributo decisivo a salvare la nostra civiltà.

Riferimenti bibliografici:
Agnoli, A., Le piazze del sapere. Biblioteche e libertà, Bari-Roma, Laterza, 2009
Cuturi, M.C., Guida all'uso delle biblioteche. Ricerche svago studio. Come orientarsi nella lettura, Roma, Editori Riuniti, 1985