"Paesi tristi dove non piove mai", dice sempre il mio papà, stringendosi un po' nelle spalle, non appena qualche goccia cade dal cielo. Credo ripeta un motto, non so quanto fedelmente, di qualche poeta o qualche scrittore. Mio papà ha l'hobby della lettura e quando non è al lavoro, si ritira nel suo studio fino all'ora di cena a leggere. E poi se ne esce, dandosi arie di importanza, con i suoi detti come quello sulla pioggia, uscito da chissà quale volume.
Però ha ragione. La pioggia è bella e piace tanto anche a me. La pioggia fine, leggera, che ti accarezza le guance e che non bagna quasi la polvere, ma anche quei bei temporali minacciosi che mandano acqua a secchiate. Una volta io e la mamma abbiamo dovuto recuperare in giardino il gatto rimasto sotto un temporale estivo improvviso. Era spaventatissimo, zuppo d'acqua, soffiava e miagolava in modo strano come per protestare con noi e con chi aveva mandato un acquazzone così copioso. Noi, io e la mamma, eravamo divertiti, nonostante i vestiti bagnati e ci sentivamo felici per la nostra buona azione; ci pareva di essere come gli operatori della protezione civile che intervengono nei casi di emergenza.
Purtroppo i ritmi affannati della vita moderna spesso ci impediscono di godere di quello spettacolo naturale che è la pioggia. Ci sono i compiti da fare, c'è da studiare, c'è un programma alla tele, il computer acceso, la musica da scaricare, il gioco da finire. Piove? E chi se ne importa! E così ci dimentichiamo di rallentare, di accordarci ai ritmi naturali dettati dai cambi di stagione, perdiamo il gusto di osservare con lentezza e attenzione i fenomeni naturali, di gustarne con calma le manifestazioni: le foglie che rinverdiscono, le piante che sembrano rinascere dopo l'arsura, gli animali che si rifugiano nelle loro tane, le nubi che si spostano nel cielo, l'aria più fresca.
I temporali possono essere anche un'avventura. Fanno correre dei rischi. Molta gente, infatti, ha paura del temporale. I tuoni e i fulmini possono spaventarci e chissà come erano atterriti gli uomini della Preistoria al cospetto di così misteriosi fenomeni naturali. Ogni tanto si legge o si sente di persone rimaste folgorate dai fulmini. Si muore, mica scherzi! Per non parlare delle trombe d'aria, degli uragani e delle alluvioni. La pioggia ci costringe a pensare ai nostri limiti e alla nostre scarse difese di fronte alle forze della natura.
La pioggia rende più intensi i nostri stati d'animo. Almeno a me succede così. Durante un compito in classe che non riesce o un'interrogazione in cui non sono preparato, uno scroscio di pioggia aggrava la mia tristezza, la mia disperazione, la mia solitudine, il sentimento di non sentirmi a casa nel mondo. Allo stesso modo, se sono contento, soddisfatto di me e in pace col mondo e fuori piove, la mia allegria mi sembra quasi più vigorosa.
Purtroppo l'intervento dell'uomo ha in parte
distrutto la bellezza della pioggia. Per esempio
l'inquinamento. Dopo un temporale le auto
sembrano più sporche di prima e non di rado sono
ricoperte da una sabbiolina rossa, che magari
respiriamo tutti i giorni senza accorgercene e
che riveste, giorno dopo giorno, l'interno dei
nostri polmoni intossicandoci.
Anche la cementificazione delle città rende la
pioggia, secondo me, meno attraente. Per godere
appieno della pioggia bisogna riposare gli occhi
su un'area verde abbastanza estesa. Vanno bene
anche una siepe, un prato, un giardino, ma
meglio ancora un bosco o una distesa di terra
coltivata
Dopo il temporale torna il sole. Talvolta mi infastidisce. Il sole induce all'attività, al movimento. Mi piace la luce intensa del sole, la prepotente energia dei raggi estivi. Però io preferisco spesso la pioggia, forse perché di temperamento sono riflessivo e un po' pigro e indolente. È troppo bello starsene distesi sul letto, nella propria stanza, ad ascoltare in silenzio la pioggia che batte dolce, regolare e protettiva sulle tegole del tetto. Che pace, che delizia!