E proprio a partire da un attentato terroristico gli storici fanno iniziare il nuovo secolo, il XXI, e il nuovo millennio: l'attentato aereo dell'11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York, dove persero la vita poco meno di tremila persone. L'attentato al World Trade Center segnò l'inizio di una lunga serie di attacchi terroristici di matrice religioso-islamista che insanguinarono tutto il globo, espandendosi anche in Europa. Molti di questi attentati furono, almeno in parte, provocati dalla politica americana che, all'indomani della strage di New York, nel tentativo di esportare la democrazia in Oriente e sconfiggere il terrorismo, si impegnò in disastrose guerre in Iraq e in Afghanistan. L'iniziativa militare americana destabilizzò le aree geografiche attaccate, scoperchiando un vaso di Pandora che causò la morte di centinaia di migliaia di civili.
Le primavere arabe, con la destituzione dei dittatori del
Nord Africa e del Medio Oriente, che vi erano insediati da decenni, invece che democrazie di stampo occidentale,
portarono alle formazione nel 2014 del Califfato Islamico, fondato dai guerriglieri dell'ISIS.
Il neocostituito Stato Islamico si rifà da subito a una concezione estremista della religione musulmana e si caratterizza per i metodi brutali che usa con gli avversari
e i supposti nemici. L'ISIS, nel tentativo di espandere la
propria influenza e il proprio territorio, organizza una rete terroristica internazionale, che si basa su piccole cellule che agiscono in loco, talvolta di propria iniziativa, senza previa autorizzazione gerarchica. Il nemico da distruggere è
rappresentato principalmente dall'Occidente ateo e consumista, sentina di tutti i mali e incarnazione del demonio.
Oggi la minaccia terroristica è la più temuta dalle popolazioni occidentali, già provate da una dura crisi economica. La paura di attentati crea ovunque uno stato di tensione che si manifesta anche nei rapporti tra comunità religiose e culturali diverse che occupano uno stesso territorio.
Il terrorismo odierno riconosce cause culturali, storiche e psicologiche difficili da delineare e da comprendere con chiarezza. L'estremismo religioso si rifà a un Islam delle origini e implica un grado notevole di fanatismo che si traduce in odio verso gli appartenenti agli altri credi religiosi e delle altre culture, identificati con il nemico. Una diversa concezione della vita, che contrappone la spiritualità e la religiosità degli integralisti al materialismo, al consumismo e alla presunta corruzione dei costumi dell'Occidente, si traduce in un sentimento di superiorità, che anima i fondamentalisti islamici. Per converso la Storia, contrassegnata dal dominio coloniale delle potenze occidentali in Africa e nel Medio Oriente, ha lasciato una ferita aperta nelle popolazioni locali, che si esplicita in rancore, risentimento, desiderio di riscatto e di rivalsa.
Gli attentati in Europa hanno visto protagonisti giovani della seconda o terza generazione di immigrati. Giovani che non avevano apparenti problemi materiali e che in superficie sembravano assuefatti allo stile di vita occidentale. Oltre la riscoperta della religiosità, cosa li ha portati allora alla violenza omicida e, spesso, suicida? Secondo gli esperti della psiche, i giovani terroristi covano una profonda insoddisfazione esistenziale, sono alla ricerca di un senso da dare alla loro esistenza, si sentono in qualche modo rifiutati dalla cultura che li ha accolti, non ancora integrati, stranieri in patria. Avvertono che l'Occidente ha tradito i loro desideri, i loro sogni e aspettative. Sentono l'esigenza di compiere qualche gesto eclatante e a loro modo eroico che li riscatti dall'anonimato. Avvertono, inoltre, un bisogno di appartenenza che la comunità religiosa dei propri avi sembra loro garantire e che invece l'individualismo occidentale nega.
I condizionamenti culturali sono difficili da modificare nell'arco di pochi decenni e conciliare nella propria psiche due visioni diverse, interiorizzare due civiltà differenti, può provocare squilibri e generare un groviglio di contraddizioni che possono sfociare in comportamenti gravemente devianti. Date queste premesse il futuro non può essere che incerto e sottoporci interrogativi angosciosi. Soltanto il dialogo interculturale e interreligioso, la moderazione di tutte le religioni monoteiste e l'azione di tutti gli uomini di buona volontà può aprirci alla speranza.
Riferimenti bibliografici:
Onfray, M.
Pensare l'Islam, Firenze, Ponte alle Grazie, 2016
Zoja, L, Bellicini, O.
Nella mente di un terrorista. Conversazione con Omar Bellicini,
Torino, Einaudi, 2017