La superbia è uno dei sette peccati capitali, anche se tale manifestazione dell'animo umano genera nei filosofi opinioni contrastanti. Per esempio, un sano orgoglio, che molto si apparenta alla superbia, è necessario per compiere imprese in molti ambiti e per raggiungere l'eccellenza in quello che si fa. E persino la persona virtuosa può essere orgogliosa della propria virtù. Di sicuro, viviamo in un'epoca in cui non ci si cura molto dei peccati capitali: ira, gola, accidia, invidia, superbia, lussuria e avarizia non turbano certo il sonno dei nostri contemporanei.
Crudeltà, adulterio, fanatismo, disonestà, ipocrisia sembrano vizi più attuali, capaci di agitare maggiormente la coscienza del nostro prossimo. L’eclissi del cristianesimo si è accompagnata alla scomparsa del concetto di peccato e anche la distinzione tra bene e male oggi vacilla. Dopo il crollo generalizzato della fede religiosa, sta prevalendo un clima culturale di relativismo morale.
Secondo Gregorio "La superbia e' la radice di tutti i mali". La superbia induce l'uomo a lodarsi, a esaltarsi, a compiacersi eccessivamente della propria persona. Secondo Agostino la superbia allontana l'uomo da Dio e lo conduce a desiderare privilegi solo per sé. L'uomo superbo indulge in una perversa superiorità.
Più indulgente verso la superbia, considerata dagli altri filosofi greci un vizio, fu Aristotele, per il quale l'uomo superbo é colui che "si ritiene degno di grandi cose, essendone davvero degno". Egli è "magnanimo", ossia possiede una grande anima. Se però rivendica qualità che non ha, allora quell'uomo superbo é da considerarsi uno "stolto".
L'uomo, insomma, per Aristotele, deve essere in grado di apprezzare il suo vero valore. L'umiltà eccessiva è un vizio peggiore della superbia.
Anche per Spinoza la sottovalutazione di sé è una forma di “impotenza dell'anima".
Quali sono le manifestazioni odierne della superbia? La vanità, l"individualismo esasperato, il narcisismo, persino la rivendicazione esagerata dei diritti. Forme di superbia, o di orgoglio esagerato, sono l'arroganza, la vanagloria, l'hybris, l'alterigia, la presunzione, l'eccessiva autostima e l'autocelebrazione. La superbia e l'arroganza non riguardano solo gli individui, bensì i gruppi, le nazioni e persino le religioni. Ne consegue il disprezzo per chi non fa parte di quella particolare nazione, comunità elitaria o credo religioso. Con i risultati nefasti e sanguinari che tutti conosciamo dallo studio della Storia: guerre, razzismo, terrorismo.
E ancora prodotti della superbia possono essere considerate tutte le discriminazioni di genere, età, identità sessuale.
Bisogna guardarsi ancor oggi dalla superbia quando è associata a persone senza scrupoli e morale, quando si accompagna a un successo falso e soltanto esteriore, al potere e alla ricchezza.
In contrapposizione alla superbia, o a un ingiusto orgoglio, va perciò coltivato il "giusto orgoglio" suggerito da Aristotele: una sana e temperata autostima costituisce infatti una base essenziale per amare sé stessi e il prossimo.
Riferimenti bibliografici:
M.E. Dyson, Superbia, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2006