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La Resistenza

Il periodo della storia italiana che va dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 è un periodo convulso, complesso, drammatico, ricco di avvenimenti e di rivolgimenti. E' durante questo intervallo di tempo che si manifesta quel movimento di opposizione politica e di lotta armata al nazifascismo, chiamato Resistenza.

La Resistenza, in Italia, assume le forma di una guerra per bande. I partigiani organizzano la propria guerriglia, fatta principalmente di sabotaggi, riunendosi in piccoli nuclei di poche persone, che non superano quasi mai la dimensione della brigata (alcune centinaia di uomini). I gruppi di partigiani, spesso nascosti tra le montagne, operano in clandestinità. Sono composti da individui eterogenei per formazione politica, cultura, classe sociale, motivazioni ideali. Vi fanno parte: militari, giovani renitenti alla leva, insegnanti, studenti, antifascisti, reduci dalla guerra di Spagna, operai. I guerriglieri hanno sovente degli agganci nei centri abitati e dei fiancheggiatori (staffette, informatori, collaboratori vari).
Quanti sono i partigiani? All'inizio del 1944 si stimano in 15mila; nella primavera del 1945 se ne contano circa 250mila.

Il movimento resistenziale non riguarda soltanto l'Italia, ma coinvolge tutti i Paesi schiacciati dalla brutale occupazione nazista: Francia, Polonia, Norvegia e Jugoslavia. Nella nostra Penisola ha sviluppi diversi nelle differenti aree geografiche, assumendo un carattere più intenso nelle regioni settentrionali e un coinvolgimento più sfumato nel territorio italiano a sud di Firenze. Ciò avviene principalmente a causa della piega che prendono gli accadimenti storici dell'epoca.

Vediamo nel dettaglio i fatti. Il 9 luglio 1943 l'esercito angloamericano sbarca in Sicilia. Il pessimo andamento della guerra ha reso il regime fascista sempre più debole e subalterno agli alleati tedeschi e al loro Fuhrer, Adolf Hitler. Mussolini sembra non godere più del consenso popolare ed infatti il 24 luglio il Gran Consiglio del Fascismo lo mette in minoranza e il giorno dopo, il 25 luglio, il re Vittorio Emanuele III lo fa arrestare e nomina un governo di tecnici presieduto dal maresciallo Badoglio.

Dopo lunghe ed esitanti trattative, l'8 settembre Badoglio annuncia alla radio la firma dell'armistizio con gli angloamericani. L'Italia cambia campo: gli angloamericani diventano l'esercito alleato, mentre i tedeschi diventano il nemico. L'esercito tedesco, intanto, che ha avuto tutto il tempo di riorganizzarsi, passa alla dura e spietata controffensiva. Centinaia di migliaia di militari italiani, impreparati all'armistizio e disorientati dalle decisioni del Governo, vengono catturati e spediti nei campi di concentramento. Le truppe tedesche occupano l'Italia centro-settentrionale.

Già dal 9 settembre, Badoglio e gli alti comandi militari lasciano Roma e fuggono ingloriosamente a Pescara, per raggiungere da qui, via mare, Brindisi, al sicuro dalla minaccia tedesca.

Mussolini, che dopo l'arresto era stato tenuto prigioniero in varie località, viene liberato dai paracadutisti tedeschi a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, il 12 settembre 1943. Il Duce stesso annuncia per radio la costituzione del nuovo governo fascista repubblicano, la "Repubblica Sociale Italiana", con sede a Salò, una amena località sul Lago di Garda.

I tedeschi si servono di Mussolini per legittimare la loro occupazione del territorio italiano. La Repubblica di Salò è una sorta di "stato fantoccio", completamente prono al dominio dei nazisti, che estende la sua giurisdizione su tutta l'Italia centrosettentrionale. Molti giovani non rispondono alla chiamata di leva della nascente Repubblica Sociale e, rischiando la vita per diserzione, vanno ad ingrossare le fila dei partigiani combattenti.

A Sud, gli Alleati angloamericani nel frattempo avanzano, aiutati da episodi insurrezionali di iniziativa popolare, il più significativo dei quali libera Napoli in maniera definitiva dall'occupazione tedesca,  il 28 settembre 1943.

Divampa la guerra partigiana. Molte le azioni di sabotaggio di linee ferroviarie, di minamento di viadotti, di attentati alle centrali elettriche. I GAP (Gruppi armati Partigiani), di matrice comunista non si limitano a prendere di mira strutture militari, ma organizzano assassini di soldati tedeschi e gerarchi fascisti.

La reazione nazista è feroce. A Boves (Cuneo), la cattura di due militari tedeschi comporta la prima massiccia rappresaglia: 23 civili, tra cui il parroco, vengono freddati con raffiche di mitra, cosparsi di benzina e bruciati. A Bagnolo (Reggio Emilia), dove era stato ucciso il segretario comunale, vengono fucilati numerosi antifascisti, tra cui i sette figli di Alcide Cervi. Dopo l'attentato di via Rasella a Roma, in cui i partigiani annientano una colonna tedesca (32 morti e molti feriti), il feldmaresciallo Kesserling e il comandante delle SS romane, Kappler, organizzano il rastrellamento di 335 persone che, condotte sulla via Ardeatina, vengono uccise con un colpo alla nuca e gettate in una cava. Altre località italiane sono ancor oggi tristemente note  per essere state teatro di eccidi nazisti: Civitella della Chiana (29 giugno 1944), Sant'Anna di Stazzema (12 agosto 1944), Marzabotto (29 settembre 1944). Stragi che meritano di essere ricordate a monito delle generazioni future.

La crisi economica, determinata dalla guerra, impoverisce sempre più i ceti popolari, al punto che gli operai delle fabbriche si ribellano ai bassi salari e ai ritmi produttivi imposti. La rivolta operaia, scoppiata nell'inverno 1943-44 agisce in sinergia con la lotta partigiana nel fiaccare il dominio nazifascista. Costituisce anch'essa una pagina importante della Resistenza italiana.

Interessante fu il fenomeno delle "Repubbliche partigiane". A partire dalla primavera del 1944, i colpi delle bande armate aprono delle falle nel controllo del territorio da parte dei repubblichini e si creano così intere zone libere sotto il controllo partigiano. Si tentano forme originali di autogoverno democratico sull'Appennino modenese, nella Carnia, nella Val d'Ossola, nelle Langhe e nel Monferrato. Si tratta di esperienze significative, ma di breve durata.

Sull'altra sponda, quella meridionale,Vittorio Emanuele III abdica a favore del principe Umberto. Il 21 aprile 1944 Badoglio forma il primo governo di unità nazionale antifascista, con l'appoggio di comunisti, democristiani, liberali, demolaburisti, socialisti e azionisti. Poco dopo il CNL (Comitato di liberazione nazionale) costringe Badoglio a farsi da parte. Diventa primo ministro Ivanoe Bonomi, già Presidente del Consiglio nell'Italia prefascista. Bonomi dirige un governo i cui ministri sono i principali leader dei partiti antifascisti italiani: Togliatti, De Gasperi, Gronchi, Saragat. Viene definita "la svolta di Salerno", dal nome della città in cui il nuovo governo si insedia il 10 giugno 1944. Il governo trasferirà la sua sede a Roma, liberata intanto da una decisa offensiva degli Alleati, soltanto il 15 luglio

Siamo ormai all'epilogo. L'offensiva parallela delle truppe alleate e dei gruppi partigiani porta alla liberazione dall'oppressore nazifascista. Liberata Firenze, anche grazie a un'insurrezione popolare, il 10 agosto del '44, gli Alleati si apprestano nell'aprile del 1945 a sferrare l'attacco finale alla "linea Gotica", la linea fortificata di difesa che l'esercito tedesco aveva costituito nel Nord Italia, tra il Golfo di La Spezia e Rimini. Lo sfondamento delle linee tedesche da parte degli Alleati procede di concerto con le insurrezioni partigiane: Genova, Milano, Torino e Trieste vengono liberate. Il 25 aprile 1945 si può dire che la liberazione dell'Italia dalle truppe occupanti e dalla dittatura fascista sia conclusa.

Mussolini, in fuga verso la Svizzera, viene fermato a Dongo dai partigiani il 27 aprile 1945. Condotti, lui e l'amante Claretta Petacci, in una casa colonica, vengono consegnati il mattino successivo a Walter Audisio, rappresentante del CNAI, che li uccide personalmente con una raffica di mitra (28 aprile). I corpi vengono portati a Milano ed esposti al pubblico, a testa in giù, appesi per i piedi al tetto di un distributore di benzina a Piazzale Loreto.

La Resistenza fu un periodo della storia d'Italia molto importante, che ancor oggi suscita accesi dibattiti. La lotta resistenziale comportò l'uso della violenza che talvolta degenerò in episodi inquietanti, con corollario di ingiustizie, abusi e vittime innocenti. Ne accenna l'acuto scrittore Primo Levi in un suo famoso libro Il sistema periodico. L'episodio della fucilazione di due partigiani innocenti da parte dei loro compagni, narrato da Levi nel racconto Oro, viene ripreso e discusso in un recente libro dello storico Sergio Luzzato, Partigia. Tuttavia, anche se non organizzati in esercito regolare, le bande armate avevano una loro disciplina interna, di cui era garante il comandante o "capo". La violenza poi, talvolta così sanguinaria e simile a quella degli avversari, era giustificata dalla necessità di liberare la patria dall'oppressione straniera e dalla dittatura fascista.

Secondo l'analisi dello storico Claudio Pavone, autore di un libro fondamentale: Una guerra civile. Saggio sulla moralità della Resistenza, la lotta armata resistenziale fu una guerra con tre valenze: di liberazione, civile e di classe. Guerra di liberazione della patria contro il nemico occupante, guerra civile contro il fascismo e guerra di classe dei lavoratori contro il nemico di classe.

La Resistenza assume, nella storia italiana, il significato di rivolta popolare contro la dittatura e l'autoritarismo, aspirazione all'autonomia e fiducia nel valori democratici.

Molte suggestioni ha esercitato la Resistenza sulla letteratura italiana. Molti sono i romanzi a sfondo resistenziale pubblicati in Italia: da La ragazza di Bube di Cassola a Il sentiero dei nidi di ragno di Calvino, da I piccoli maestri di Meneghello a Il partigiano Johnny e a Una questione privata di Fenoglio, da La casa in collina di Pavese a Uomini e no di Vittorini., soltanto per citare i più famosi. Molta narrativa resistenziale è stata e continua ad essere la base di sceneggiature di film di successo.

Recentemente hanno suscitato polemiche infuocate i libri dello scrittore, giornalista e saggista Giampaolo Pansa, che trattano delle violenze compiute dai partigiani nei confronti dei fascisti durante e dopo la Resistenza.

Riferimenti bibliografici:

Carocci, G., Storia dell'Italia moderna. Dal 1861 ai nostri giorni, Roma, Newton Compton, 1995
Cavaglion, A., La Resistenza spiegata a mia figlia, Milano, Feltrinelli, 2015
Oliva G., La Resistenza, Firenze, Giunti, 2003
Pansa, G., Il sangue dei vinti. Quello che accadde in Italia dopo il 25 aprile, Milano, Sperling & Kupfer, 2013
Peli, S., Storia della Resistenza in Italia, Torino, Einaudi, 2006

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Pagina aggiornata il 11.06.15
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