![]() La grande guerra (la prima guerra mondiale)
|
|
Nei primi decenni del secolo rivalità e tensioni dividono molti paesi europei. Il 28 giugno 1914 lo studente bosniaco Gavrilo Princip uccide in un attentato a Sarajevo l'erede al trono austroungarico, l'arciduca Francesco Ferdinando. E' la miccia che innesca il conflitto mondiale. L'Austria-Ungheria ritiene la Serbia responsabile dell'attentato. Il 23 luglio le autorità austroungariche inviano un ultimatum in cui richiedono in pratica alla Serbia una limitazione della sua sovranità nazionale. Il 28 luglio, di fronte a un diniego, l'Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia. Schematicamente, l'Europa dei primi decenni del ventesimo secolo vede due schieramenti contrapposti: da una parte la Triplice Intesa, che vede alleate la Russia, la Francia e l'Inghilterra, dall'altra la Triplice Alleanza, che vede l'Austria-Ungheria a fianco di Germania e Italia. L'attacco austriaco alla Serbia del 28 luglio fa subito scattare l'effetto domino delle alleanze. In soccorso alla Serbia accorre la Russia, che ha interessi nei Balcani. La Germania, perciò, dichiara guerra alla Russia il primo agosto 1914 e il 3 agosto alla Francia, che nel frattempo ha rifiutato la neutralità. Il conflitto in breve tempo si allarga: Turchia e Bulgaria si alleano con la Germania e l'Austria, mentre il Giappone si aggrega alla Triplice Intesa. Se il principale teatro della guerra rimane l'Europa, il conflitto si allargherà tuttavia, dopo poco tempo, in Medio-Oriente, Africa e OceaniaLa Germania è convinta di sconfiggere rapidamente la Francia, per poi spostare le sue truppe contro la Russia. Forte di questa convinzione, l'esercito tedesco invade il Belgio il 4 agosto e, per tutta risposta, l'Inghilterra dichiara guerra alla Germania. L'avanzata dei tedeschi verso la Francia si rivela, tuttavia, più difficile del previsto. Anzi, le truppe tedesche vengono fermate nel mese di settembre dai francesi sulla Marna, a quaranta chilometri da Parigi. La guerra, che nelle intenzioni dei contendenti doveva essere breve, subisce un'impasse. Da guerra di movimento si trasforma in guerra di posizione. I nemici si affrontano da trincee contrapposte. Si tratta di una guerra di logoramento, che genera ugualmente distruzione e morte. Due sono i principali ftonti bellici: quello occidentale, che si situa fra Belgio, Germania e Francia e quello orientale che si estende tra il Mar Baltico e la Romania. Nel primo anno di guerra l'Italia si mantenne neutrale. Il dibattito in patria è tra neutralisti e interventisti. I neutralisti annoverano tra le proprie fila i cattolici, una parte dei socialisti, quella più interessata alla lotta di classe che non alla guerra e i liberali della corrente di Giovanni Giolitti, che preferiscono procurare vantaggi alla nazione attraverso la diplomazia. Gli interventisti, favorevoli alla guerra, sono i nazionalisti che aspirano a un'Italia potenza internazionale e alcuni socialisti e sindacalisti rivoluzionari, tra i quali il futuro fondatore del movimento fascista, Benito Mussolini. Il 24 maggio 1915 l'Italia entra in guerra, rompendo l'alleanza con l'Austria e schierandosi a fianco della Triplice Intesa. La Grande Guerra coinvolge ormai milioni di combattenti. Diventano protagonisti armamenti nuovi e distruttivi: i carri armati, i lanciafiamme, i gas asfissianti. Vengono usati per la prima volta gli aerei per bombardare le trincee nemiche e, in mare, si usano i sommergibili. Nel 1917 la guerra, che sembrava all'inizio dovesse concludersi in breve tempo, ancora impazza. Essa fiacca le energie di civili e militari, ridotte sempre più allo stremo. Nelle città cominciano a mancare i generi alimentari di prima necessità, mentre nelle trincee i soldati, sempre più disperati, disertano o sabotano gli ordini superiori.. Tra le fila dei soldati italiani, numerose furono le diserzioni, soprattutto tra i contadini reclutati nel sud, che spesso non capivano nemmeno la lingua dei superiori, a testimonianza di un'unità d'Italia ancora fragile. Il 1917 è anche l'anno della catastrofica e ancora discussa sconfitta italiana di Caporetto. Una autentica e tragica disfatta (400mila tra morti, feriti e prigionieri e armi e materiali caduti in mani austriache) imputata dagli storici agli errori tattici e strategici del generale Luigi Cadorna. Impassibile, Cadorna addossa, al contrario, alla vigliaccheria dei soldati italiani la responsabilità della sconfitta. Egli viene sostituito, su pressione dei governi alleati, con il generale Armando Diaz. Il nuovo comandante, avvalendosi anche dell'apporto delle nuove leve, i "ragazzi del "99", riesce non solo a riorganizzare l'esercito, ma a fermare i nemici sull'altopiano di Asiago, sul fiume Piave e sul monte Grappa. Ma soprattutto il 1917 è l'anno di una svolta epocale: la Rivoluzione russa. Lo zar Nicola II abdica e il potere viene preso dal Partito bolscevico, guidato da Lenin. Il quale, non intendendo continuare la guerra a fianco delle potenze capitaliste, nel marzo 1918 firma con i tedeschi l'armistizio di Brest-Litovsk. La Russia, defilatasi dalla guerra, viene rimpiazzata però da un'altra grande potenza: gli Stati Uniti d'America, che nell'aprile del 1917 entrano in guerra a fianco dell'Intesa. Il 1918 è l'anno dell'epilogo.Nei Balcani truppe franco-serbe penetrano in Macedonia costringendo alla resa la Bulgaria (29 settembre 1918). Poco dopo crolla la Turchia, che chiede l'armistizio in ottobre. In quello stesso mese si assiste al collasso dell'Austria-Ungheria. Cecoslovacchi e slavi del sud danno vita a stati indipendenti, mentre nel frattempo gli italiani lanciano un' offensiva (battaglia di Vittorio Veneto) che accelera la dissoluzione dell'esercito austro-ungarico, con la defezione di reparti cechi e ungheresi. Il 3 novembre, quando gli Italiani entrano a Trento e a Trieste, viene firmato l'armistizio. La prima guerra mondiale fu una delle più sanguinose della storia. Morirono circa 10 milioni di persone e 20 milioni furono i feriti e gli invalidi. Fortunatamente la popolazione civile venne in gran parte risparmiata. Anche i vincitori europei (Francia e Inghilterra) uscirono stremati dalla guerra, sia dal punto di vista politico che economico. Gli Stati Uniti si affermarono invece come la prima potenza industriale e militare del mondo. Nel gennaio del 1919 si tiene a Parigi la conferenza di pace, cui partecipano soltanto i rappresentanti dei paesi vincitori. Per l'Italia, il capo del governo,Vittorio Emanuele Orlando. Il presidente degli Stati Uniti Wilson stende un documento in cui fissa in 14 punti i principi cui in futuro gli Stati nazionali si sarebbero dovuti attenere: il diritto dei popoli all'indipendenza; il rispetto dei confini nazionali; l'istituzione di un'associazione generale di tutte le nazioni; la riduzione degli armamenti; l'abolizione delle barriere doganali e la libertà dei commerci; la fine della diplomazia segreta Francia e Inghilterra ignorarono i principi affermati da Wilson e concordarono le decisioni più importanti nel trattato di pace di Versailles del 29 giugno 1919. Dalla conferenza di pace l'Italia, paese vincitore, ottiene il Trentino, l'Alto Adige, la Venezia Giulia, Trieste e l'Istria, mentre Fiume e la Dalmazia vengono assegnati al nascente regno jugoslavo. Vittorio Emanuele Orlando, che non seppe sostenere con sufficiente energia le richieste italiane, abbandonò la conferenza in segno di protesta. Nel settembre 1919, un gruppo di nazionalisti italiani armati, capeggiati dallo scrittore Gabriele D'Annunzio organizzarono l'occupazione militare di Fiume, che venne ufficialmente annessa all'Italia nel 1924, mentre la Dalmazia rimase alla Jugoslavia, causando il rientro in Italia di 50mila profughi. La conferenza di Parigi non assegnò all'Italia nessuna nuova colonia. Si cominciò perciò in patria a parlare di "vittoria mutilata". L'Europa che esce dalla prima guerra mondiale è un continente geopoliticamente sconvolto: tre dinastie plurisecolari come quella degli Asburgo, degli Hohenzollern, e dei Romanov scompaiono dalla scena politica europea. In seguito alla formazione di Cecoslovacchia e Jugoslavia, alla rinascita della Polonia, e all'indipendenza dell'Ungheria, l'Austria si trasforma in un paese di piccole dimensioni. Occorre ricordare, altresì, come dalla guerra tragga le origini la rivoluzione bolscevica del 1917, che ha portato alla nascita del primo stato socialista del mondo. Il dopoguerra si annuncia difficile, contraddistinto dalla crisi economica e da una forte destabilizzazione politica e sociale che riguarda non solo i paesi vinti (come la Germania), ma anche quelli vincitori (come, ad esempio, l'Italia dove si afferma, nel 1922, il movimento fascista di Mussolini). La guerra, inoltre, accelera il processo di formazione di movimenti indipendentisti nei paesi colonizzati: nel corso del conflitto i rapporti con la "madrepatria" si indeboliscono e alcuni paesi sperimentano forme di autogoverno; la propaganda delle potenze nemiche fomenta il nazionalismo dei popoli soggetti (come nel caso degli arabi, utilizzati dagli Inglesi in funzione antiturca); molti cittadini extraeuropei partecipano sotto le insegne delle potenze coloniali alla guerra sviluppando una maggiore coscienza di sé; la Russia comunista diventa un modello di riferimento per i movimenti di liberazione dei paesi colonizzati.
|
| home
|
| temi | |
Pagina aggiornata il
13.06.15 |