Il cervello ha sempre costituito per l'uomo un mistero e comprenderne in maniera approfondita il funzionamento ci appare come il grimaldello per capire il nostro mondo interiore e la stessa nostra essenza di uomini.
Considerato, almeno in epoca moderna, la sede della coscienza e delle emozioni, addirittura dell'anima, nei secoli scorsi le funzioni cerebrali più nobili erano indagate dai filosofi e dai teologi . Oggi, la scienza, che nel frattempo per molti ha preso il posto della religione, grazie anche all'ausilio di potenti mezzi tecnologici come la TAC (Tomografia Assiale computerizzata), la RMN (Risonanza Magnetica Nucleare), la PET (Tomografia ad Emissione di Positroni), arriva ad esaminare non solo le strutture più microscopiche dell'encefalo, ma riesce a studiarle nel momento stesso in cui sono al lavoro. Gli scienziati ne osservano il funzionamento in vivo, ne rilevano il metabolismo e sono in grado di vedere quali aree del cervello si attivano durante lo svolgimento di determinati compiti.
I media fanno opera preziosa di divulgazione e gli articoli e i documentari, riguardanti il funzionamento del sistema nervoso, sono sempre più numerosi e soprattutto vengono seguiti da tutti noi con interesse crescente, nella speranza di capire meglio chi siamo. C'è da dire che è sempre più difficile prestare la dovuta attenzione ai continui, incalzanti aggiornamenti che si susseguono vertiginosamente riguardo le conoscenze sul sistema nervoso, difficoltà che è condivisa sia dagli scienziati che dall'uomo comune.
A questi studi scientificamente condotti sul sistema nervoso è stato dato il nome di neuroscienze. Le neuroscienze raggruppano una galassia di discipline, probabilmente destinate ad ampliarsi in futuro, che comprende la neurologia, la neurobiologia, la psicobiologia, la neuropsicologia fino ad estendersi alla neuroeconomia e alla linguistica.
Qualche studioso, al termine neuroscienze, preferisce quello di "neuroscienze cognitive", oppure, più semplicemente, "scienze cognitive".
Particolare impulso alle neuroscienze lo stanno dando anche l'informatica, con il suggestivo quanto forse riduttivo parallelo tracciato da molti tra il funzionamento del sistema nervoso e quello del computer e, soprattutto, lo studio dell'intelligenza artificiale (AI), che presenta, nelle sue applicazioni, delle analogie con il funzionamento cerebrale umano.
Tutti questi studi sul sistema nervoso hanno consentito una mappatura accurata delle aree e delle strutture cerebrali deputate alle varie funzioni psichiche. Si è capito che, se è vero che per ogni funzione o attività, sono coinvolte elettivamente specifiche strutture cerebrali e aree della corteccia, tuttavia il nostro cervello sembra funzionare in maniera più simile a una Rete. Cioè, ogni funzione vede diverse aree o strutture connettersi tra loro e lavorare in sinergia. Il cervello si specializza sì nel controllo di determinate funzioni, ma nello stesso tempo lavora in modo più globale ed olistico. Tant'è vero, che se un'area si lesiona, un'altra adiacente si attiva ed è in grado, almeno parzialmente, di compensare l'area distrutta.
Affascinanti, le neuroscienze investigano, oltre alla coscienza, al linguaggio e alle emozioni, dimensioni quali la memoria, il pensiero, la ragione, l'intelligenza, la sensibilità, la motricità, l'attenzione, il calcolo numerico, la presa di decisioni, le motivazioni, le passioni, i sentimenti. Soprattutto si occupano dell'enigmatico rapporto tra mente e corpo.
Preso l'avvio dalla scoperta della cellula cerebrale, il neurone, da parte dell'istologo e patologo italiano Camillo Golgi e dell'istologo spagnolo Santiago Ramon y Cajal, - ad entrambi fu conferito il Nobel per la Medicina nel 1906 - le neuroscienze sono progredite in maniera esponenziale, sino al punto, secondo taluni, di minacciare il sapere umanistico, che nell'analisi delle espressioni più nobili dello spirito umano ha da sempre detenuto una sorta di primato.
Spaventa molti anche la possibilità che le neuroscienze vengano impiegate per manipolare e condizionare la coscienza e i comportamenti degli individui e delle masse. Se quest'ultima eventualità è tutt'altro che remota, difficilmente invece le cosiddette scienze cognitive renderanno obsoleta la cultura umanistica, l'arte, la musica, la letteratura, la filosofia.
Cultura scientifica e cultura umanistica nascono dalla stessa radice e non devono necessariamente contrapporsi, quanto integrarsi e fecondarsi vicendevolmente. Di fatti, se leggiamo almeno parte della ricca messe di saggi di neuroscienze, notiamo, nei migliori ricercatori almeno, un continuo confronto con i classici della filosofia, che traspare, ad esempio nel caso del neuroscienziato portoghese Antonio Damasio, già nei titoli dei lavori che pubblica, i quali includono sovente il nome di illustri filosofi.
Inoltre, per ammissione degli stessi scienziati, malgrado gli impressionanti avanzamenti, le nostre nozioni scientifiche circa il funzionamento della mente umana rimangono tuttora molto lacunose.
Ma soprattutto perché, come ha scritto lo scienziato Massimo Piattelli Palmarini, decano delle ricerche sulle funzioni cognitive in Italia, si imparano più cose sulla natura umana da Tolstoj che dallo studio dell'intera sequenza del DNA del nostro genoma e che difficilmente gli scienziati riusciranno a trovare le basi neurali della cognizione di noi che possono suscitarci dei versi di Montale.
Riferimenti bibliografici:
E. Boncinelli,
La vita della nostra mente, Bari-Roma, Laterza, 2011
A. Damasio,
L'errore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano,
Milano, Adelphi, 1995
A.P. Damasio,
Alla ricerca di Spinoza. Emozioni, sentimenti e cervello,
Milano, Adelphi, 2003
A. Oliverio,
Prima lezione di neuroscienze, Bari-Roma, Laterza, 2002
M. Piattelli Palmarini,
Chi crediamo di essere. Come i sogni, i ricordi e le moderne
teorie della mente ci aiutano a scoprire la nostra natura
profonda, Milano, Mondadori, 2011