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La medicina moderna

Credo che una sensazione di meraviglia accompagni ciascuno di noi quando fa esperienza della sofisticata tecnologia della medicina moderna. E lo stupore si accresce di fronte agli incalzanti cambiamenti e alle stupefacenti novità che il mondo della medicina ci propone e di cui i media prontamente ci informano, praticamente ogni giorno.

Grazie ai grandi e rapidi progressi compiuti in ambito diagnostico e terapeutico, chi è affetto da insufficienza renale cronica, per esempio, un tempo curato soltanto con una dieta appropriata, che tuttavia  ne ritardava soltanto di poco tempo la morte, oggi può essere trattato con successo tramite la dialisi o il trapianto. Pure cuore e fegato, se gravemente ammalati, possono essere sostituiti con un trapianto. Tumori maligni non operabili, come linfomi e leucemie, un tempo letali, attualmente possono essere curati con ampie prospettive di sopravvivenza e addirittura di guarigione in numerosi casi.
Nel mentre, raffinate tecniche di visualizzazione delle strutture interne corporee, rese possibili anche grazie all’introduzione dell’informatica, permettono diagnosi più precise e precoci, rendendo più agevole la prevenzione, la terapia medica o l’intervento della chirurgia. Le tecniche chirurgiche stesse nel giro di pochi decenni, sono state radicalmente innovate dalla rivoluzione digitale e sono diventate per lo più microinvasive.
La radiologia non si limita più alla fase diagnostica,
alla classica lastra fatta con l’impiego dei raggi X, ma si è trasformata in Radiologia interventistica e terapeutica.
Le malattie cardiache
attualmente non si curano soltanto con i farmaci, ma anche interrompendo con radiofrequenze gli impulsi anomali che generano i disturbi del ritmo, dilatando le arterie coronarie e facendo nuova strada con i corrispondenti bypass al sangue che non riesce ad attraversare le loro ramificazioni per l’esistenza di una occlusione.
Le anomalie dovute a difetti di funzione delle ghiandole endocrine si curano
oggigiorno farmacologicamente, le infezioni si combattono efficacemente con gli antibiotici e l’impiego di farmaci in continuo rinnovamento consentono di ottenere altri lusinghieri e fino a ieri insperati risultati nella cura di numerose altre patologie.
Pensiamo a cosa ha rappresentato lo sviluppo dell’anestesia, piuttosto recente nella storia della medicina, per la chirurgia o l’affermarsi delle tecniche rianimatorie nelle emergenze, accompagnate dall’uso di defibrillatori automatici, che mettono in grado anche le persone comuni, preventivamente addestrate, di intervenire in situazioni critiche con buone possibilità di salvare vite umane.

L’indiscutibile successo della medicina contemporanea poggia le sue basi sulla Rivoluzione scientifica, che si impose nel Seicento, con Galilei (1564-1642) e il suo metodo sperimentale, e con Cartesio (1596-1650) e la sua rigorosa filosofia fondata sul dubbio e la ragione e sulla divisione della realtà in res cogitans e res extensa.

La medicina moderna deve poi la sua affermazione allo sviluppo, negli ultimissimi secoli, delle cosiddette “scienze dure”: matematica, ma soprattutto fisica, chimica e biologia. Poggiando su tali solide basi, la medicina è diventata sempre più “medicina scientifica”. Si affida con sicurezza ai numeri, al laboratorio, alle immagini digitalizzate del corpo umano, all’indagine sempre più minuta dei processi biochimici e molecolari che avvengono all’interno delle nostre cellule.

Sarebbe impossibile, in un breve spazio, elencare tutte le personalità e le teorie che hanno consentito alla medicina di raggiungere il suo sviluppo attuale. Basti ricordare le dissezioni sui cadaveri e lo sviluppo dell’anatomia moderna promossi da Vesalio (1514-1564), l’ingresso della chimica (al tempo chiamata “alchimia”) nella pratica medica con Paracelso (1493-1541), l’impulso allo sviluppo della fisiologia impresso dalla scoperta della circolazione del sangue da parte di Harvey (1578-1657), la patologia cellulare di Virchow (1856-1902), la medicina sperimentale di Bernard (1813-1878).
Riguardo al fascino esercitato dalla medicina moderna, va detto che esso non è un fatto soltanto contemporaneo. Proprio la medicina sperimentale di Claude Bernard influenzò molti ambiti artistici del proprio tempo, al punto che un grande romanziere come Emile Zola prese il metodo sperimentale di Bernard a modello nella costruzione dei propri romanzi e scrisse il memorabile saggio Il romanzo sperimentale. A testimonianza che la cultura non è mai fatta di compartimenti stagni, di nozioni slegate, ma che le discipline si contaminano e si fecondano creativamente e le idee geniali si diffondono in ambiti all’inizio impensabili.

Va ricordato che la medicina tecnologica è anche un grande business, che muove miliardi di dollari in tutto il mondo, che produce dispositivi elettromedicali e farmaci nuovi e costosi, posti di lavoro, ricerca, cultura e talvolta interessi e profitti un po’ torbidi.

Eppure, nonostante gli indiscussi successi e il posto rilevante che occupa nelle nostre vite e nelle nostre economie, la medicina contemporanea è attraversata da una certa aria di crisi. Il rapporto tra medico e paziente, un tempo caratterizzato dall’indiscussa autorità del primo, è vissuto spesso come insoddisfacente. E la gente comune si avvicina alle cure, invece che con fiducia, di frequente con sospetto.

Proprio abbandonando la sua prospettiva olistica, globale, che considerava la persona malata come un’unità fisica, psicologica e spirituale, dimenticando la relazione umana indispensabile tra curante e paziente, oggi un po’ meccanica, parcellizzata da una specializzazione sempre più spinta, mediata principalmente dai parametri di laboratorio e dalle immagini radiologiche, perdendo il proprio stato di “arte”, la medicina ha perso anche in parte la sua aura magica, sciamanica, taumaturgica.

Forse proprio per superare l'insoddisfazione per la meccanicità di sapore scientista della cosiddetta "medicina ufficiale", molti pazienti si rivolgono ad altri tipi di medicine e di terapie, la "cosiddetta medicina complementare", che comprende appunto diversi tipi di trattamenti, rimedi e filosofie terapeutiche non riconosciute dalla medicina scientifica.

Si registra, nel frattempo, un aumento costante delle denunce al personale sanitario, per presunti errori. Si parla con insistenza negli Stati Uniti di malpractice e in Italia di “malasanità”.
Certo, attorno alla medicina scientifica si sono costruite, da parte dei pazienti, con la complicità dei mass media, delle aspettative elevatissime, quello che gli esperti definiscono “pregiudizio di onnipotenza”. Si ritiene che la tecnica abbia le risposte a tutti i problemi esistenziali. Si ritiene, a torto, che la medicina debba essere sempre in grado di sconfiggere la malattia e la morte e quando ciò non avviene la colpa è del medico.
Malattia e morte, esperienze cruciali di ogni vita umana, sono ormai esperienze che la nostra società consumista tende a rimuovere dalla propria coscienza, perché sgradevoli e in conflitto con l’immagine edulcorata dell’esistenza diffusa dalla pubblicità.

Ecco perciò che la cultura scientifica, che tanto ha contribuito ai luminosi successi della medicina, da sola non basta nel fronteggiare i problemi della persona malata. Ecco perché al medico e al professionista sanitario in genere, occorre ritornare alle “scienze umane”, alla letteratura e alla filosofia, per capire meglio non soltanto l’uomo che ha di fronte, non riducibile a un meccanismo malfunzionante, ma anche per comprendere se stesso e il mondo circostante, che al rapporto col malato e la malattia fa da cornice.

Anche perché proprio il prodigioso sviluppo della medicina tecnologica ha aperto nuovi problemi, che la scienza da sola non è in grado di risolvere. I nuovi dilemmi morali che lo sviluppo scientifico della medicina ha provocato, hanno contribuito alla nascita di una nuova disciplina, la bioetica. Questioni di inizio e fine vita, la fecondazione artificiale e l’aborto, l’accanimento terapeutico e l’ eutanasia, la qualità della vita, il ricordato rapporto medico-paziente, la sperimentazione sugli animali e sull’uomo, la clonazione di esseri viventi, l’allocazione delle risorse secondo principi di equità e di giustizia richiedono riflessioni non banali, rimandano ad un’elaborazione filosofica e a delle risposte, per quanto parziali e provvisorie, che la scienza non può dare.

Forse la medicina moderna, scientifica, oggettiva, quantitativa, pur consapevole dei grandi risultati raggiunti e dei grandi meriti acquisiti presso l’intera comunità umana, deve forse ritornare sui suoi passi, deve superare l’approccio riduzionista odierno e riscoprire il meglio della sua tradizione passata, quando ogni medico era anche filosofo.

Riferimenti bibliografici:

Bobbio, M., Il malato immaginato. I rischi di una medicina senza liniti, Torino, Einaudi, 2010
Conti, F., Claude Bernard e la nascita della biomedicina, Milano, Cortina, 2013
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Bari-Roma, Laterza, 2000
Cosmacini, G., L'arte lunga. Storia della medicina dall'antichità a oggi, Bari-Roma, Laterza, 2005
Cosmacini, G., 
La medicina non è una scienza. Breve storia delle sue scienze di base, Milano, Cortina, 2008
Cosmacini, G., La scomparsa del dottore. Storia e cronaca di un'estinzione, Milano, Cortina, 2013
Engelhardt H. Tristram jr., Manuale di bioetica, Milano, Il Saggiatore, 1999
Federspil G. Giaretta P., Moriggi S., Filosofia della medicina, Milano, Cortina, 2008

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