Un nuovo protagonista della politica italiana: Matteo Renzi
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Presidente della provincia di Firenze nel 2004,
sindaco della città medicea nel 2009, Matteo
Renzi è diventato segretario del Partito
Democratico, la più grande formazione politica della
Sinistra, vincendo le primarie dell'8 dicembre
2013, insediandosi, infine, due mesi e mezzo dopo (il 23
dicembre) a Palazzo Chigi come Presidente del Consiglio. Una così rapida carriera politica impone la figura di Matteo Renzi all'attenzione dei media nazionali ed esteri. Nel maggio del 2014 Renzi ha condotto il suo partito, il PD, ad una storica affermazione alle elezioni europee, guadagnando oltre il 40% dei consensi, risultato mai raggiunto prima in Italia da un unico partito della Sinistra. Da anni il politico originario di Rignano sull'Arno, dove è nato l'11gennaio del 1975, si batte per un rinnovamento della politica italiana. Suo è quel termine un po' crudo e sprezzante di "rottamazione", con cui egli auspica il processo di sostituzione di una vecchia classe politica ormai compromessa col passato, priva di nuove idee e connivente con l'attuale sistema di potere, con facce nuove, con giovani preparati, anti ideologici e dinamici, capaci di trasformare in positivo un Paese dominato da un'oligarchia gerontocratica, l'Italia, che si avvita da decenni in una crisi non soltanto economica, ma anche culturale ed etica. Informale nei comportamenti (si muove spesso in bicicletta, gioca e segue il calcio, usa un linguaggio diretto, refrattario ai bizantinismi del "politichese" e non disdegna la battuta fulminante e salace, nella migliore tradizione toscana), Renzi possiede grandi capacità retoriche di persuasione e di presa sulle folle. Abile nell'usare i mezzi di comunicazione di massa, il giovane politico fiorentino ha saputo proporre al Paese una serie di riforme convincenti. Gli italiani identificano in lui l'uomo del cambiamento, capace di traghettare il Paese fuori dalla crisi più profonda che abbia mai attraversato dal dopoguerra ad oggi. Abbattimento dei costi della politica con riduzione dei parlamentari, riforma del Senato e abolizione delle province; riforma e ammodernamento della pubblica amministrazione; riforma del lavoro e lotta alla disoccupazione, in particolar modo giovanile; riduzione delle tasse sono i cavalli di battaglia agitati nelle ultime campagne elettorali. Consapevole dei sentimenti antieuropeisti che serpeggiano in tutto il continente, egli dovrà, inoltre, ridefinire il ruolo dell'Italia all'interno dell'Unione europea e battersi per una maggiore coesione e una maggiore efficacia politica dell'Unione stessa. Cattolico, Renzi ha ereditato dal cattolicesimo italiano la pulsione riformista che anima le associazioni giovanili cattoliche e il movimento dei boy scout. Lui stesso ribadisce sul suo sito ufficiale la sua matrice scoutistica e il suo credo nel motto: "“lasciare il mondo un po’ migliore di come lo abbiamo trovato”. Antagonista di Beppe Grillo, l'ex comico che ha dato vita ad un nuovo e radicale movimento politico, i 5 Stelle, che raccoglie un po' dovunque molti consensi, basati sulla rabbia e la protesta di milioni di italiani, Renzi ha fatto suoi molti temi della battaglia politica dell'avversario, sapendo tuttavia trasmettere agli elettori italiani un messaggio di speranza e di moderazione. Renzi è stato rassicurante, laddove Grillo ha trasmesso a molti una sensazione di paura. Adesso tutto il mondo attende Renzi alla prova dei fatti. "Hic Rodhus, hic salta" e "Hic sunt leones" dicevano i latini, ed elettori e avversari aspettano il giovane uomo politico al varco. Inconcludente chiacchierone o capace riformista? Politico dalle promesse irresponsabili o pragmatico amministratore? Gattopardo del "tutto cambi affinché nulla cambi" o artefice del rinnovamento e della rinascita nazionali? L'impressione è che il nuovo premier si troverà ad affrontare ostacoli di ogni genere, dentro e fuori al suo partito, incredibili resistenze al cambiamento da parte di chi ha costruito le proprie fortune e la propria carriera sul vecchio sistema, di chi si oppone al cambiamento perché lo percepisce contrario al proprio interesse, ma soprattutto ai propri privilegi. Gli daranno senz'altro filo da torcere le lobby grandi e piccole che detengono il potere in Italia e che sono contrarie ad una maggiore giustizia sociale e ai moderni criteri di merito, economicità, ed efficienza che devono sottendere la vita economica e civile delle democrazie avanzate Gli italiani, da parte loro, hanno saputo dimostrare una maturità politica insospettata. L'elettorato, sorprendendo persino i sondaggisti più accreditati, è diventato negli anni più "liquido". Non si vota più, a scatola chiusa, per gli esponenti della propria fazione, ma per chi propone al momento l'offerta politica giudicata migliore. E come gli italiani hanno appreso dagli sport di squadra, si concede al nuovo "tecnico" la propria chance. E se non raggiunge i risultati promessi, lo si licenzia. |
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Pagina aggiornata il 10.06.14 |