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L'Italia dei privilegi

 

Privilegio deriva dal latino privilegium (= disposizione che riguarda una persona singola). Quindi, come si può arguire già dall’etimologia, il privilegio comporta una discriminazione tra individui o gruppi di persone, implica dei vantaggi di qualcuno a danno di qualcun altro, lede il principio della uguale dignità degli esseri umani.

Infatti nella Roma antica originariamente non erano consentiti privilegi, che si diffusero invece in età augustea e man mano che si estesero finirono per indebolire l’Impero fino a farlo cadere.

Il Medioevo, spesso ricordato come età di decadenza, etichettato con la definizione forse talvolta troppo riduttiva di “secoli bui”, vide invece una diffusione dei privilegi. La struttura gerarchica stessa della società medievale, con sovrani, signori, vassalli, valvassini e valvassori rappresenta l’apoteosi dell’autoritarismo dispotico, la difesa strenua dei propri privilegi e il disconoscimento dei diritti altrui.

Nel Medioevo ogni corporazione ha leggi proprie e propri tribunali. I figli ereditano il mestiere dei padri, non c’è libera concorrenza, il singolo individuo, specie se di classi sociali inferiori, non conta nulla.

La Rivoluzione francese può essere ricondotta, in qualche modo, a un violenta ribellione contro le strutture medioevali e feudali ancora perduranti nel Settecento e vede l’affermazione dei diritti e dell’eguaglianza di tutti gli uomini.

La società italiana contemporanea assomiglia ancora troppo alla società feudale. Da noi la cultura illuministica ha avuto scarsa presa. Gruppi, lobby, fazioni e caste la fanno da padroni sul Diritto, l'eccezione vince quasi sempre sulla regola. E qualsiasi tentativo di riforma viene affossato dal potere delle corporazioni.

Magistrati, politici, industriali, giornalisti, dipendenti pubblici, tassisti, farmacisti, notai, commercialisti, avvocati, architetti, assicuratori, petrolieri, banchieri e bancari, militari, sindacalisti difendono a denti stretti privilegi acquisiti negli anni, dimenticando che l'interesse particolare sta distruggendo il nostro Paese e lo sta condannando ad un declino che non è lontano dall'aver raggiunto un punto di non ritorno. Ignorando che il fallimento di una nazione comporterà, alla fine, probabilmente, più povertà per tutti.

Scrive Michele Ainis, uno tra i più importanti costituzionalisti italiani, nel suo bellissimo saggio Privilegium: " L'Italia è costruita sulla diseguaglianza, sulla prepotenza, sull'abuso. Accettati dal popolo italiano perché ciascuno pensa di trarne il suo vantaggio, sedendosi per un istante al banco dei privilegiati."

Indebolita dagli egoismi delle varie categorie, l'Italia occupa stabilmente i posti più bassi in quasi tutte le classifiche internazionali.: abbiamo il tasso di crescita più basso di tutta l'Unione europea, siamo terz'ultimi al mondo come giustizia del sistema fiscale, occupiamo il 91° circa la trasparenza delle decisioni governative, siamo al penultimo posto in Europa riguardo l'indice di libertà economica. I nostri servizi (commercio, trasporti, hotel, ristoranti, costruzioni, credito, professioni, assicurazioni, acqua, energia) sono tra i più cari del mondo, mentre i nostri salari tra i più bassi d'Europa. Siamo mediamente poveri e inefficienti. Non c'è autentica concorrenza nel mercato economico, non c'è mobilità sociale, non c'è riconoscimento del merito. Come nel Medioevo, ciascuno di noi sembra condannato a rimanere per sempre nella propria classe sociale originaria.

Il divario tra ricchi e poveri si sta allargando, i diritti civili di donne e minoranze faticano ad essere riconosciuti, l'eguaglianza di opportunità per tutti i cittadini un principio democratico assolutamente ignorato. Un Paese così arretrato e ingessato ha bisogno di riforme urgenti.

Forse bisognerebbe varare leggi che liberalizzino veramente l'attività economica, favoriscano la libera concorrenza del mercato, premino il merito. Ma, per fare buoni leggi, occorrerebbe anche modificare il Parlamento. Magari dando più potere al popolo, aumentando le forme di democrazia diretta, potenziando l'attuale referendum abrogativo e istituendo il referendum propositivo. Si potrebbe, per esempio, limitare a due il numero dei mandati parlamentari possibili per ciascun eletto e si potrebbe inoltre permettere di revocare il mandato (recall) a quei deputati che si rivelano immeritevoli. Sarebbe una buona idea, poi, rendere più difficile l'approvazione di leggi che comportano deroghe, eccezioni e favori. E istituire, in luogo del Senato, una Camera dei cittadini, magari estratti a sorte, come avveniva nell'antica Atene o nella Venezia repubblica marinara. La Camera dei cittadini avrebbe funzioni di sorveglianza sulla Camera dei deputati e valuterebbe questioni come i conflitti d'interesse, l'indennità parlamentare, le autorizzazioni a procedere, il finanziamento dei partiti, la legge elettorale.

Una cosa di certo non possiamo più permetterci: avallare l'immobilismo di chi si ostina ormai a difendere l'indifendibile.

Riferimenti bibliografici:

Ainis, M., Privilegium. L'Italia divorata dalle lobby, Milano, Rizzoli, 2012
Giavazzi, F., Lobby d'Italia. L'Italia dei monopoli, delle corporazioni e dei privilegi. Di giornalisti, farmacisti, professori, banchieri, notai... Le storture di un Paese bloccato, Milano, BUR, 2005
Stella, G.A., Rizzo, S., La casta. Perché i politici italiani continuano ad essere intoccabili, Milano, BUR, 2008
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Pagina aggiornata il 15.08.14
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