Ogni cultura privilegia dei modi di essere e tende a svalutarne altri, in modo esplicito o implicito. La cultura dell'Occidente, almeno in questo scorcio di secolo, tende a privilegiare un tipo di essere umano esuberante, alla ricerca continua di stimoli, socievole, aperto, vivace, incline all'iniziativa, all'avventura e al rischio. Ma non tutte le persone si riconoscono in questo modello. Molti individui (circa almeno un terzo della popolazione) manifestano un carattere più pacato, riservato, schivo, solitario, associato sovente a timidezza.
Al primo genere di persone viene attribuito un carattere estroverso, al secondo viene riconosciuta un'indole introversa. Si tratta di due modi diversi di funzionamento del sistema nervoso, di due modalità differenti di rapportarsi al mondo esteriore ed interiore.

Non si tratta di una distinzione recente. Già nel 1921, il medico e psicologo svizzero Carl Gustav Jung, l'allievo migliore di Sigmund Freud, diede alle stampe un libro dal titolo Tipi psicologici, in cui distingueva, affidandosi a esempi storici illustri, gli estroversi dagli introversi, elaborando nel contempo una teoria dei tipi di personalità piuttosto complessa.

Mentre per gli estroversi la società contemporanea sembra offrire un ambiente quasi ideale per esprimersi, per gli introversi i problemi da affrontare sono maggiori. L'attitudine al silenzio e ad una vita appartata porta molte persone ad etichettare gli introversi come asociali. La scuola, che obbliga un numero consistente di ragazzi a vivere quotidianamente in un'aula gomito a gomito, può rappresentare per la persona introversa un'occasione di stress. Una didattica orientata alla discussione in classe di vari problemi di attualità o di cultura generale, dove è richiesto di esporre in pubblico le proprie idee, di intervenire rapidamente e di avere un'opinione su ogni questione, penalizza spesso lo studente introverso. Di frequente è l'insegnante stesso che si lamenta della scarsa partecipazione dello studente, tacciandolo di apatia, quando non anche di scarsa intelligenza.

Poco propenso alla vita chiassosa di società, il ragazzo introverso si troverà a disagio tutte le volte che dovrà interagire con gli altri all'interno di grandi gruppi (e talvolta anche se superano soltanto le tre presenze), specialmente se composti da persone semisconosciute o caratterialmente non affini. Situazioni troppo ricche di stimoli come feste, mense scolastiche, ritrovi affollati, mezzi pubblici, circostanze così comuni nella vita degli adolescenti, possono contribuire ad aumentare quel senso di insicurezza così universalmente diffuso in età adolescenziale.

Eppure le persone introverse possiedono spesso qualità non comuni, che non di rado escono alla distanza. Spesso si tratta di individui riflessivi, portati per lo studio, capaci di pensiero critico, di concentrazione e perseveranza. Gli introversi sono quasi sempre buoni ascoltatori, il loro interesse per il prossimo è genuino, sono empatici e possono rivelarsi fantastici amici. Non si tratta di stilare delle classifiche tra i vari tipi psicologici: anche gli estroversi sono di norma persone meravigliose, dotate di capacità indispensabili per il funzionamento armonioso della società e per lo sviluppo di una civiltà. Soltanto che su di loro non grava quello stigma che troppo di frequente colpisce gli introversi.

Fortunatamente quella fra introversione ed estroversione non rappresenta una frattura netta. I tratti temperamentali negli esseri umani si situano infatti su un continuum. Inoltre gli individui possono essere talmente plastici da poter adottare in molte circostanze esistenziali stili di comportamento in apparenza antitetici alla loro natura. La mente umana è flessibile, elastica. È misteriosa, infinita, complicata, non si lascia ridurre a classificazioni schematiche. Per esempio, negli sport gli introversi sembrano preferire le attività individuali, come il nuoto, il golf, l'alpinismo, il ciclismo. Ma molti campioni nel mondo del calcio, del basket e del baseball sono ugualmente introversi. Così come a dispetto delle aspettative, molti attori, drammatici o comici, sono introversi, come molti acclamati conferenzieri. Tutti hanno superato brillantemente la paura del palcoscenico, il panico derivante da tutti quegli sguardi puntati su di sé.

Introversi erano leader politici come Gandhi, cantanti come Michael Jackson (e oggi Beyoncé), scienziati come gli immensi Darwin e Einstein. E non pochi fantastici team di ricerca o aziendali sono composti prevalentemente da introversi, capaci di collaborare e sostenersi a vicenda in un gioco di squadra perfetto.

Forse è giunto il momento che genitori e insegnanti vengano sensibilizzati sul tema delle differenze di temperamento. Per non creare ostacoli con false aspettative e richieste incongrue allo sviluppo della personalità dei ragazzi loro affidati, - si tratti di estroversi e introversi -, individualità uniche, capaci di creatività, di intelligenza e di originalità.

Riferimenti bibliografici:
Cain , S. Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare, Milano, Bompiani, 2017
Cain S. (con Mone, G. e Moroz, E.), Quiet Power. I superpoteri degli introversi, Milano, Bompiani, 2017
Jung, C.G. Tipi psicologici, Torino, Bollati Boringhieri, 2011
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