La situazione politica è, invece, molto instabile. La sinistra è forte, ma disunita. Nel 1928 si forma un governo di "grande coalizione", formato da cattolici e socialdemocratici, guidato da Müller. Il governo, pur godendo di un'ampia maggioranza parlamentare, dura poco e il socialdemocratico Müller passa la mano all'esponente del Centro Heinrich Brüning.
Cambia poco: nel 1930 Brüning scioglie il Parlamento e indice nuove elezioni. Grazie ad una propaganda veemente, il partito nazionalsocialista, guidato da Adolf Hitler conquista 107 seggi, ricevendo sei milioni e quattrocentomila voti e compiendo dunque un incredibile balzo in avanti nel consenso popolare.
Nel 1932 le elezioni presidenziali vedono vincitore, a maggioranza assoluta, il maresciallo Hindenburg, massimo rappresentante della casta militare. Hitler ottiene, comunque, un bel risultato: il 37% dei voti. Pochi giorni dopo cade anche il governo Brüning. Diventa cancelliere Fritz von Papen, un cattolico esponente della destra agraria. Von Papen intende liberare la Germania dal "bolscevismo culturale" e dalla "sovversione" rappresentata dal "pensiero ateo-marxista". Von Papen offre la carica di vicecancelliere a Hitler, che però, conscio della sua forza e della sua crescente popolarità, non accetta.
I tentativi, di Von Papen prima, e del generale Kurt von Schleicher poi, di dare al Paese un esecutivo stabile falliscono e il 30 gennaio 1933 il Presidente Hindenburg assegna a Hitler l'incarico di formare un nuovo governo.
Nel frattempo la Germania è stata investita dalle grave crisi economica, iniziata nel 1929 con il crollo di Wall Street. Aumenta vertiginosamente la disoccupazione che nel 1932 tocca i sei milioni di unità. La crisi colpisce duramente non soltanto la classe operaia, ma anche impiegati, negozianti, piccoli commercianti. In pratica tutto un ceto, quello rappresentato dalla piccola borghesia, composto da persone "rispettabili", viene strozzato dalla crisi economica incombente. E proprio su un tale malcontento così generalizzato, Hitler farà leva per rafforzare il proprio potere, promettendo l'ordine e il benessere.
Il nazismo di Hitler si presenta come una forma nuova di fascismo. La sua ideologia si basa sull'irrazionalismo, sul vitalismo, sui miti medioevali e le saghe nibelungiche. Fortissime sono la sua violenza razzistica e l'avversione nei confronti del comunismo. I cardini del pensiero nazista vengono esposti dallo stesso Hitler in un libro, scritto durante la detenzione in carcere subita anni prima, a seguito di un fallito colpo di stato cui partecipò personalmente, dal titolo Mein Kampf ("La mia battaglia").
Il
nazismo tedesco supera il fascismo italiano di Benito Mussolini
in aggressività e carica distruttiva. Hitler organizza delle
vere formazioni paramilitari che "occupano" la Germania: prima
le S.A., poi, dopo lì'epurazione ordinata dallo stesso Fuhrer, della
cosiddetta "notte dei lunghi coltelli", le S.S. (Scutz-Staffeln,
reparti di difesa).
Alla morte di Hindenburg, sopraggiunta nel 1934, Hitler assume
su di sé, oltre che la carica di Cancelliere, anche quella di
Presidente. Tutti i partiti politici vengono sciolti e gli
oppositori del regime annientati. Si intensifica, negli stessi
anni, la persecuzione nei confronti degli ebrei, molti dei quali
vengono rinchiusi nei Lager. Eminenti personalità si vedono
costrette a fuggire dalla Germania: lo scienziato Albert
Einstein, gli scrittori Thomas Mann e Bertold Brecht,
l'architetto Walter Gropius e centinaia di altri importanti
intellettuali. Le S.S. e la Gestapo (la polizia politica)
stringono il Paese in una morsa di assassinii, rastrellamenti e
imprigionamenti.
Il 1934 vede un plebiscito elettorale per Hitler, che passa ad occuparsi della progettazione e costruzione del nuovo stato tedesco. Riforma sindacati e forze armate e accentra l'amministrazione, prima frazionata nei Lander. Soprattutto si dimostra molto abile, insieme la ministro Goebbels, nello sfruttare i media a fini propagandistici (radio, cinema, stampa, manifesti, fotografie). Utilizzando adunate, parate militari e slogan, i leader nazisti riescono ad eccitare i sentimenti delle masse popolari.
Anche militarmente, negli anni Trenta, la
Germania, con un esercito già preparato alla guerra, comincia a
dispiegare la sua forza. Nel 1933 esce dalla Società delle
Nazioni e comincia minacciare gli stati confinanti.
Hitler giustifica la volontà di espansione territoriale con il
pretesto dello "spazio vitale" necessario al popolo tedesco per
estrinsecare pienamente il proprio potenziale demografico,
economico e culturale.
Hitler, mentre approfitta della remissività delle democrazie di Francia e Gran Bretagna, stringe alleanze col Giappone e con l'Italia. L'alleanza con l'Italia culmina nel 1936 con la creazione dell'Asse Roma-Berlino e successivamente nel Patto d'Acciaio, firmato il 22 maggio 1939, che vincola i due Paesi ad intervenire a sostegno dell'alleato, qualora questi fosse impegnato in un conflitto.
Nel marzo del 1938 la Germania annette l'Austria e l'anno successivo, adducendo il motivo che la regione dei Sudeti ospita una vasta minoranza tedesca, Hitler ottiene l'annessione di fatto dell'intera Cecoslovacchia. Il Fuhrer passa poi a minacciare la Polonia, sempre tra l'indecisione delle altre grandi potenze mondiali. Il 1° settembre 1939 l'esercito tedesco varca il confine polacco, provocando questa volta la reazione militare di Francia e Inghilterra. Ha inizio la Seconda Guerra Mondiale.
Riferimenti bibliografici.
G. Sabatucci, V. Vidotto, Le età del presente, Bari-Roma, Laterza, 1995
R. Villari, Storia contemporanea, Bari-Roma, Laterza,
1975