Quello di empatia è un concetto che si è affermato nel discorso pubblico degli ultimi decenni. Si tratta di un concetto psicologico, che però ha ampie ripercussioni sull'esistenza privata e pubblica delle persone e sulla vita delle comunità. Non a caso il Presidente degli Stati Uniti Barak Obama ha fatto dell'empatia la parola chiave del suo mandato, sottolineando come un deficit di empatia sia più grave per la società del deficit federale. Mark Zuckerberg, il giovane fondatore di Facebook, ha indicato nell'empatia lo scopo principale di un mondo digitalmente sempre più connesso. Il saggista ed economista americano Jeremy Rifkin ha individuato nell'empatia la molla dell'evoluzione progressiva della società.
Già Charles Darwin, il fondatore della biologia moderna, aveva scorto nell'empatia un vantaggio evolutivo per la specie umana, in quanto induceva alla sollecitudine verso i piccoli e i deboli e promuoveva la cooperazione e l'associazione

Ma cosa s'intende veramente quando si parla di empatia? Il significato del termine non è univoco. Lemma con una radice etimologica greca, empatia indica letteralmente, secondo la definizione che ne danno i vocabolari (in questo caso il vocabolario Treccani), "la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale". Empatia significa "mettersi nei panni" di un altro, in sintonia con i suoi pensieri, emozioni e sentimenti.

L'empatia richiede, come presupposto, l'incontro e l'accettazione dell'altro, nella sua unità biopsichica. Implica un atteggiamento di attenzione, ascolto, memoria, immaginazione, rispetto. Esprime sensibilità, sollecitudine verso la fragilità e vulnerabilità del prossimo, comprensione delle differenze  e una certa dose di tolleranza nei confronti delle imperfezioni e degli errori propri ed altrui. È una qualità che fa parte integrante di quella che lo psicologo e conferenziere-star Daniel Goleman chiama "intelligenza emotiva".

Oggi, l'empatia è considerata un'importante abilità anche nei contesti lavorativi. Per esempio nel lavoro di cura: difficile immaginare medici, infermieri e altri professionisti e operatori del mondo sanitario che non si sappiano rapportare alla sofferenza dei malati con empatia. Ma l'intero settore dei servizi, preminente nelle società avanzate, richiede ormai un'attenzione non soltanto di facciata alle esigenze esplicite ed implicite del cliente, per rendere confortevole e soddisfacente la sua esperienza.
Il sempre più diffuso "lavoro di squadra" all'interno delle moderne organizzazioni, comporta l'interazione appropriata e riguardosa con colleghi e collaboratori. La mancanza di empatia genera, infatti, un clima lavorativo degradato, ansia, stress, deficit di motivazione, burnout. Con ripercussioni negative sui risultati raggiunti dall'organizzazione stessa. Assumere persone non empatiche significa accollarsi un costo difficilmente sostenibile.
Si comprende così come l'empatia sia diventata una delle più importanti "soft skill" che dovrebbero integrare la formazione di economisti, medici, giudici, politici, attori e scrittori.

Le neuroscienze stanno confermando l'origine biologica e neurale dell'empatia. I neuroni specchio costituirebbero la base neurofisiologica dello sviluppo di questa caratteristica umana. Esperimenti ed osservazioni hanno confermato che segnali di empatia sono ravvisabili già dalla più tenera età. Non solo, comportamenti empatici sono stati osservati pure in diverse specie animali, capaci di cooperazione e di soccorso ai propri simili in difficoltà.

Agli antipodi dell'atteggiamento empatico, sta il comportamento delle personalità affette da sociopatia, totalmente indifferenti al dolore altrui.

L'empatia ha sicuramente una base innata, ma è una qualità che si può allenare. Leggere è sicuramente una attività che porta ad affinare la nostra capacità di relazionarci positivamente col prossimo. Leggere naturalmente libri di qualità, calarsi nei personaggi della narrativa, imparando da loro e con loro a leggere emozioni, gesti e comportamenti.

Sicuramente il discorso sull'empatia è molto più complesso e contraddittorio di quanto sin qui esposto. Per esempio, a volte nel lavoro di cura, l'eccessivo coinvolgimento nel dolore espresso dal malato, può impedire al medico di agire con la dovuta efficacia. Così ci si deve chiedere quanto un giudice debba immedesimarsi nel criminale che si trova a giudicare.
Sono problemi ancora aperti, che tuttavia non inficiano l'importanza di un atteggiamento - l'empatia - che sempre più dovrà caratterizzare la nostra società cosmopolita, composita e multiculturale e dove l'attenzione (che non significa sottomissione) alla diversità diventerà un carattere necessario per la pacifica convivenza.

Riferimenti biliografici:
Boella, L. Sentire l'altro. Conoscere e praticare l'empatia, Milano, Cortina Editore, 2006
Boella, L. Empatie. L'esperienza empatica nella società del conflitto, Milano, Cortina Editore, 2018
Goleman, D. Intelligenza emotiva. Che cos'è e perché può renderci felici, Milano, Rizzoli, 2011
Rifkin, J. La civiltà dell'empatia. La corsa verso la coscienza globale nel mondo in crisi, Milano, Mondadori, 2011