logo sito

L'epidemia da virus Ebola

Il 2014 verrà ricordato come l'anno dell'epidemia del virus Ebola. Nonostante i ripetuti allarmi di Medici senza Frontiere che parlano di un'epidemia fuori controllo nei Paesi dell'Africa , l'Occidente si accorge del pericolo Ebola soltanto nell'agosto del 2014, quando di ritorno dalla Liberia, contagiato dal virus, muore in un ospedale spagnolo padre Miguel Pajares.

E'l'8 ottobre, quando a Dallas muore il "paziente zero" americano, Thomas Duncan. Anche lui aveva soggiornato in Liberia. Il panico comincia a diffondersi e a serpeggiare un po' ovunque.

Da noi l'angoscia si farà particolarmente acuta quando il 25 novembre atterra in un aeroporto romano il primo paziente italiano affetto da Ebola. Si tratta di un medico di Emergency che ha contratto il virus in Sierra Leone. Curato all'ospedale Spallanzani fortunatamente riuscirà a vincere la malattia e a raccontare la propria terribile esperienza.

Il virus Ebola non è nuovo agli epidemiologi. Nel 1976 fa 31 morti in Congo e Sudan. Ebola è appunto il nome di un fiume congolese, attorno al quale si sviluppa la prima epidemia. E da quel lontano 1976, compresa quella più recente, che ha colpito principalmente Guinea, Liberia e Sierra Leone, si sono contate 25 epidemia di EVD. Che hanno mietuto migliaia di vittime.

Conosciuta in passato come febbre emorragica da virus Ebola, l'EVD è una malattia grave e spesso mortale (con tassi di mortalità che variano dal 25% al 90%). Il virus Ebola entra nel corpo umano attraverso il contatto con il sangue, le secrezioni, gli organi o altri fluidi corporei di animali infetti. Una volta raggiunto l'uomo, il contagio si trasmette da individuo a individuo.

Questo accade quando i fluidi corporei di una persona infetta (viva o morta) toccano gli occhi, il naso o la bocca o una ferita aperta, un taglio o una abrasione di un'altra persona.

I principali sintomi della malattia sono: febbre; cefalea grave; dolore muscolare; diarrea; vomito; dolore addominale (gastrico); sanguinamento non spiegato e/o ecchimosi. Il periodo di incubazione varia da 2 a 21 giorni con una media di 8-10 giorni prima della comparsa dei sintomi. Il malato può andare progressivamente incontro ad emorragie, tachipnea, anuria, shock ipovolemico e scompenso multiorgano.

Non esistono ad oggi farmaci e vaccini approvati contro l'EDV. Tuttavia, come dimostrato dalle numerose guarigioni ottenute, prendersi cura precocemente del malato dà eccellenti risultati. In particolare sono importanti, secondo i medici, l'idratazione (anche endovenosa) del paziente, il mantenimento di una buona ossigenazione e pressione arteriosa, il trattamento di infezioni concomitanti.

Più importante delle cure è, come sempre nel caso di pericolose epidemie, la presenza di un'organizzazione sanitaria efficiente che riconosca e isoli i casi sospetti e sottoponga a monitoraggio i loro contatti.

Tra le paure dell'umanità, quelle di un'epidemia su larga scala è una delle più sentite. Mette l'uomo a confronto con la sua infinita fragilità e con la possibilità, sempre incombente, della morte. Chi non ricorda il terrore che nei secoli passati suscitava la peste, ben raccontato da Alessandro Manzoni ne I Promessi Sposi. Per non parlare della lebbra, del colera, della tubercolosi e del vaiolo fino a giungere ai più recenti AIDS, Sars e "morbo della mucca pazza" (BSE, encefalopatia spongiforme bovina, che può trasmettersi all'uomo). L'Ebola si aggiunge alla lista anche se per il momento sembra colpire principalmente gli abitanti di terre lontane, per cui ne deriva un'ansia attenuata, almeno finché il pericolo non è attuale, ma riguarda l'altro, il diverso, e non la nostra famiglia, i nostri vicini, i nostri connazionali..

Malgrado la globalizzazione, che ha intensificato i viaggi, i contatti e gli scambi anche con popolazioni lontane, forse quello che l'uomo contemporaneo, civilizzato, occidentale teme maggiormente è l'eventualità che in qualche segreto laboratorio, qualche genio del Male o qualche fanatico manipoli virus e batteri a scopi terroristici o criminali. L'era della tecnica non ci ha regalato soltanto nuovi gadget e comodità, ma ha accresciuto la capacità distruttiva della specie e ci ha donato questo nuovo affanno: il timore delle armi batteriologiche.

Riferimenti bibliografici:

Minerva, D., "Ebola. Dopo gli allarmi l'oblio", L'Espresso
Raschio, C., "Ebola. La storia del virus", RaiNews

| home |

| temi |


Pagina aggiornata il 04.04.15
Copyright 2000-2015 Valentino Sossella