![]() Le dimissioni del papa
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La mattina di lunedì 11 febbraio 2013 le agenzie di stampa hanno battuto una notizia tanto inaspettata quanto sconvolgente: durante la celebrazione religiosa riguardante la canonizzazione degli ottocento cristiani di Otranto martirizzati dai turchi sei secoli fa, il papa annunciava di voler lasciare il pontificato. Con la solennità e l'ufficialità di un discorso pronunciato in latino, il Santo Padre informava i cardinali e il mondo che, per motivi di età ed energie ridotte, riteneva opportuno ritirarsi dagli onerosi impegni collegati all'esercizio della più alta carica della Chiesa, per dedicarsi in solitudine allo studio e alla preghiera. Un annuncio dato senza enfasi, nello stile sobrio e sommesso, cui questo grande papa tedesco ci ha abituato e che tanto affetto gli ha procurato, un annuncio che però ha lasciato stupefatta l'intera opinione pubblica mondiale. Un gesto rivoluzionario, compiuto da in pontefice che i più hanno sempre considerato un conservatore. Erano secoli, infatti, che un papa non rinunciava alla propria carica. Alcuni, in passato, avevano abdicato, ma vi erano stati in realtà costretti da forze e poteri esterni, non si era trattato di una libera scelta. La nostra mente, sollecitata dalle reminiscenze scolastiche, corre al caso di Celestino V, al secolo Pietro del Morrone, che, secondo l'intransigente Dante della Divina Commedia "fece per viltade il gran rifiuto" (Inferno., III, 59-60). In realtà si trattava di un sant'uomo, poco portato per i maneggi del potere e gli incarichi amministrativi. Pietro del Morrone, che assurse a papa ed abdicò nel 1294, venne riabilitato nel Novecento dallo scrittore Ignazio Silone, che gli dedicò un'opera teatrale, L'avventura di un povero cristiano, nella quale l'autore rappresenta il lacerante dramma di un animo pio, sofferente e combattuto. Come immaginiamo sofferta, combattuta e a lungo meditata sia stata la decisione presa da papa BenedettoXVI. Salito al soglio di San Pietro nel 2005, il cardinale Joseph Ratzinger era conosciuto come un autorevole studioso e un indiscusso esperto di cose teologiche. Venne eletto a grande maggioranza e il suo stile schivo e austero si differenziò subito da quello del suo predecessore, papa Wojtyla, altro grande papa, però più politico ed estroverso e portato a mescolarsi col mondo e con le folle. Papa Ratzinger ha avuto un pontificato difficile: lo scandalo dello Ior, la banca vaticana, i preti accusati di pedofilia, i documenti segreti del papa divulgati fuori delle mura vaticane (Vatileaks), le tensioni con l'Islam, i tradimenti e le lotte di potere all'interno delle gerarchie ecclesiastiche. La Chiesa, poi, con la sua tradizione millenaria, e il suo pontefice, sono sottoposti alle tensioni, alle contraddizioni, ai vorticosi ed imprevedibili cambiamenti del mondo contemporaneo. Sempre più fatica fa la Chiesa ad adeguare il suo antico e quasi immobile pensiero alle istanze della vita moderna, i diritti delle donne e delle minoranze, la sovrappopolazione mondiale con i problemi etici legati all'uso degli anticoncezionali, l'avanzare della scienza con le su pretese prometeiche di liberare l'uomo da tutti i suoi mali, l'importanza che vanno assumendo su scala mondiale entità geografiche lontane e un tempo periferiche all'Occidente, la rivoluzione digitale, l'affermarsi in gran parte del mondo sviluppato di una concezione mercantile e materialista del lavoro e dell'esistenza. Oltre all'età, su papa Ratzinger hanno pesato tutte queste questioni aperte e traumatiche. Forse l'uomo si è sentito solo e isolato, fragile e vecchio, senza il necessario sostegno e consenso per affrontare i mille fronti di guerra che gli si sono spalancati davanti, schiacciato dalla miriade di responsabilità troppo pesanti per un solo uomo avanti con gli anni, pur se assistito dallo Spirito Santo. Eppure in molti hanno visto in questi giorni, nella decisione del papa, un'affermazione di grande libertà esteriore ed interiore e, forse, di profonda saggezza. Come non paragonare la sofferta, ma saggia rinuncia del papa all'attaccamento della nostra classe politica e dirigente alla poltrona e ai segni del potere? Come non rilevare la diversa statura, morale, spirituale e umana del pontefice rispetto ai nostri governanti ed amministratori? Certo, se la Chiesa dà segni di difficoltà nel reggere l'urto della radicale secolarizzazione che investe il mondo occidentale, una cosa tuttavia è sicura: lo stupore dell'opinione pubblica e il grande rilievo dato dai media alle dimissioni del papa e il rivoluzionario ed ammirevole gesto di umiltà e di cambiamento che ha compiuto il pontefice, testimoniano della intatta capacità del papa di costituire una guida etica autorevole e imprescindibile per tutti noi. A marzo i cardinali si riuniranno in Conclave per eleggere il nuovo pontefice. La speranza è che la scelta avvenga nel segno della continuità e che, come sempre è accaduto nell'ultimo secolo, sia elevata a vicario di Cristo una personalità di eccelsa levatura. |
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Pagina aggiornata il 23.02.13 |