I costi della politica
"Oggi c'è un forte risentimento contro la classe
politica per i suoi troppi privilegi, per il malcostume diffuso, per i
costi, l'arroganza, l'inefficienza, la corruzione". Così scrive Piero Angela nel suo libro A cosa serve la politica? E non c'è dubbio che l'insofferenza e l'indignazione dei cittadini italiani verso i propri politici siano attualmente all'apice. In tempi di crisi economica, che colpisce duramente famiglie, giovani, pensionati e lavoratori, una questione irrita particolarmente la sensibilità della gente comune, quella relativa ai costi della politica. Per garantire il regolare svolgimento dei processi democratici i politici sono indispensabili. Ma se è giustificata una equa retribuzione a chi svolge attività politica, non altrettanto lo sono gli sprechi e i privilegi che in Italia alla pratica politica sono associati. Sui privilegi dei politici italiani due giornalisti, Gian Antonio
Stella e Sergio Rizzo, hanno scritto un libro, dall'eloquente titolo La
Casta, che è diventato rapidamente un bestseller da un milione di copie
vendute. Il panorama dei privilegi e di sprechi di risorse pubbliche,
generati da politici di primo piano, ma anche da modesti funzionari
periferici riguardano l'uso indiscriminato di auto blu, con relativi
autisti; la discutibile assegnazione di scorte, usate talvolta in modo
improprio; il proliferare di indennità, vitalizi e incentivi creati ad
hoc; l'uso di abitazioni in affitto a prezzi di favore; le spese folli per
allestire ricevimenti sontuosi o per finanziare consulenze inutili o
missioni misteriose; le clientele sistemate in comodi uffici; i giornali,
anche di modesta qualità, finanziati con denaro pubblico. Per ridurre immediatamente i costi della politica si chiede da più parti l'abolizione delle province, ritenute ormai superflue nella gestione della cosa pubblica e il dimezzamento del numero dei parlamentari. Se la politica ha costi che gravano direttamente sulle tasche dei cittadini, comporta anche costi "indiretti" di non minore portata. La corruzione, la cattiva gestione della cosa pubblica, l'inerzia dell'azione politica nel promuovere le riforme necessarie alla trasformazione e alla modernizzazione del paese si traducono in tasse supplementari che paghiamo ogni giorno. La preoccupazione dei politici per la loro rielezione li porta a proteggere le rendite e i privilegi delle lobby e delle corporazioni che fanno parte del loro elettorato, impedendo di fatto la libera concorrenza nella vita economica, il trionfo del merito e l'accesso dei giovani alle professioni. L'occupazione capillare della cosa pubblica da parte dei partiti politici ha portato a una paralisi della pubblica amministrazione, alla creazione di enti inutili e di una burocrazia elefantiaca che anziché favorire, intralcia lo svolgimento delle attività economiche. La distanza dei cittadini dalla propria classe politica, ritenuta
inadeguata e inconcludente, non è un fenomeno soltanto italiano. Già
nell'Ottocento Tocqueville scriveva: " Negli Stati Uniti sono le
persone di limitati desideri che si mettono negli intrighi politici. I
grandi ingegni e le grandi passioni se ne allontanano". Per intanto, mettere tempestivamente fine allo scandalo dei costi sempre più insostenibili della politica è una misura necessaria per scongiurare pericolose rivolte di piazza e rispondere a un autentico, profondo e sentito bisogno di giustizia della maggioranza dei cittadini. Riferimenti bibliografici:
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Pagina aggiornata il 05.12.11 |