La pandemia da coronavirus ha provocato uno sconvolgimento nel modo tradizionale di fare scuola. Impossibilitata a gestire lezioni in presenza, la scuola ha dovuto trovare in pochissimo tempo alternative che consentissero di non abbandonare gli studenti a se stessi. Ci si è rivolti allora alla grande gamma di strumenti che la tecnologia digitale offre ai giorni nostri. Ha preso forma la cosiddetta didattica a distanza, con lezioni e forme di comunicazione culturale che hanno raggiunto gli alunni tramite computer, smartphone, tablet ed altri strumenti tecnologici.
Questa nuova modalità di fare didattica ha scatenato accese polemiche, spesso a mio avviso ingiustificate, perché quella della didattica via Web è stata una scelta obbligata, determinata dalla crisi sanitaria.
Infatti quella che si è messa in piedi non è stata propriamente didattica a distanza, quanto
didattica di emergenza.
A conti fatti, i risultati ottenuti nella prima metà dell’anno sono stati tutt'altro che negativi, ma hanno testimoniato delle
potenzialità che la didattica informatizzata possiede.
Quasi tutti gli esperti del settore hanno segnalato l’impossibilità di costruire una didattica soltanto sugli strumenti digitali, ponendo l’accento su quanto sia
importante la presenza dell'insegnante e dei compagni di classe nel processo di apprendimento. Si è fatto uso, secondo la mia opinione, di espressioni forse un po’ troppo roboanti e retoriche per esaltare la didattica tradizionale. Come se la mediazione tecnologica non abbia sempre fatto parte dell’esperienza dell’apprendimento.
La scrittura, i libri, così indispensabili allo studio,
sono essi stessi tecnologia.
Si è esaltata la presenza fisica dell'insegnante e dei coetanei, come se la mediazione del computer annullasse completamente la fisicità, la personalità, la realtà degli attori coinvolti.
Dimenticando al contrario quanto possa riuscire noiosa agli studenti di oggi, ai
centennials, ai nativi digitali, la scuola tradizionale, rimasta pressoché immutata negli ultimi due secoli, scollata
troppo spesso dalla vita e dalla complessa realtà del mondo odierno.
Si è detto che la didattica digitale accentua le disuguaglianze. Ma le statistiche dimostrano il contrario: al massimo la didattica a distanza evidenza le diseguaglianze che già esistono e anzi contribuisce, se condotta correttamente, a ridurle e a migliorare l’inclusività.
Nel mondo della scuola sono coinvolti sicuramente i notevoli interessi economici delle categorie
professionali e delle aziende che vi operano. Pensiamo, per
esempio alle case editrici dei libri di testo e a tutti i loro collaboratori. Ma soprattutto teniamo conto degli insegnanti. Molti durante l'emergenza si sono comportati con
grande senso di responsabilità, andando oltre i loro
doveri contrattuali e sviluppando in tempi brevissimi contenuti culturali e modalità di interazione con gli studenti encomiabili.
Molti altri, al contrario, manifestano resistenze al cambiamento
perché temono - non senza qualche ragione - che l'avvento
del digitale ridimensioni il loro ruolo e la loro autorità, già parzialmente erosa nel corso degli ultimi decenni.
In realtà l'e-learning non è una novità assoluta. È già largamente usata da anni, con successo, in ambito lavorativo, nella formazione continua e nell’aggiornamento professionale di molte categorie di professionisti. Esistono nel mondo università totalmente online, alcune forse pessime, ma altre capaci di garantire una formazione eccellente. Le migliori università del mondo concorrono attualmente sul Web nel proporre corsi di eccezionale livello a una platea sempre più vasta di persone. Difficile pensare a un progetto di longlife learning e alla educazione degli adulti senza il ricorso massiccio alla didattica a distanza.
Il distance learning può efficacemente venire in soccorso nel lenire il disagio degli
studenti pendolari, degli studenti lavoratori, di chi è impossibilitato a raggiungere
la scuola perché
malato. Per chi ha difficoltà (o
disturbi) di apprendimento, sembra che la didattica
digitale coniugata all'intelligenza artificiale possa produrre contenuti, esercizi, esperienze formative
di ottimo livello. Per i ragazzi che soffrono di ansia sociale, o che hanno un carattere più introverso della maggioranza, interagire con l’insegnante e i coetanei a distanza può favorire aperture e potenzialità
espressive, altrimenti non conseguibili in presenza. Ultimo, ma
non ultimo, imparare online può costituire un'esperienza
estremamente piacevole.
La didattica a distanza, dunque, è in realtà una didattica aumentata e permette di scegliere
tempi, ritmi e ambienti di apprendimento e la possibilità di scegliere è sempre garanzia di libertà e di benessere.
Una forma di educazione a distanza lo ha svolto durante l’emergenza sanitaria anche la televisione, che vanta in questo campo una ricca tradizione e che ha approntato programmi e sviluppato canali tematici molto utili nel sostenere la formazione e l’apprendimento. Basti ricordare come negli anni Sessanta una trasmissione televisiva come Non è mai troppo tardi condotta dal maestro Alberto Manzi, abbia concorso a sconfiggere la piaga dell’analfabetismo nel nostro Paese.
Non bisogna infine dimenticare come uno strumento insostituibile di diffusione culturale non sia soltanto rappresentato dalla scuola, ma anche dalla rete delle biblioteche. Chiuse per la maggior parte durante la diffusione del virus, le biblioteche hanno continuato a prestare libri in formato ebook ai propri utenti. Finita l’emergenza, va ripensata e rafforzata la presenza delle biblioteche, che dovranno trasformarsi e diventare finalmente quelle piazze del sapere user-friendly che dovrebbero essere da tempo. In questo trovando nella tecnologia digitale un utile e insostituibile alleato, per declinare la cultura in tutti i suoi possibili aspetti (conferenze, seminari, gruppi di lettura, incontri con gli autori, webinar, corsi ecc.).
In conclusione lo tsunami causato dal SARS-COVID 19 ha accelerato una vera e propria rivoluzione nel mondo della scuola e dell’apprendimento. Lungi dall’essere demonizzata, la didattica a distanza apre prospettive entusiasmanti per il progresso dell’umanità. Purché venga sviluppata a dovere, in tutte le sue valenze innovative, senza proporre contenuti e modalità di trasmissione del sapere antiquati, rivestendoli solo apparentemente a nuovo con strumenti digitali.
Riferimenti bibliografici:
Aprea, V.
La scuola dei centennials, Milano, EGEA, 2019
Maragliano, R.
Pedagogie dell'e-learning, Bari-Roma, Laterza, 2004
Perissinotto, A., Bruschi, B.
Didattica a distanza. Com'è, come potrebbe essere, Bari-Roma,
Laterza, 2020
Roncaglia,
Cosa succede a settembre? Scuola e didattica a distanza ai tempi
del Covid-19, Bari-Roma, Laterza, 2020