È difficile, durante la vita quotidiana, non lasciarsi sedurre dalle opinioni correnti, dalle ideologie alla moda, dallo stile di vita dei più. Se seguiamo il gruppo, se ci sottomettiamo alle regole della maggioranza, la nostra vita sembra spesso procedere senza ostacoli, lubrificata, in discesa.
Eppure l'innovazione, il progresso, la stessa piena autorealizzazione individuale abbisognano di personalità che abbiano il coraggio di pensare in modo divergente e originale e che non accettino gli stereotipi e i luoghi comuni correnti.
I più grandi cambiamenti avvenuti nel corso della storia, che hanno allargato le libertà e le conquiste tecnico-scientifiche, di cui ancora oggi godiamo i frutti, li dobbiamo a uomini che hanno osato contraddire e opporsi all'opinione corrente, con coraggio ed energia.
Ma chi è il conformista?
Distaccarsi dal gruppo, dalla massa, dal branco
può comportare sentimenti di ansia e di
insicurezza per chiunque. Per il conformista in
misura maggiore rispetto agli altri.
La ricerca della sicurezza appartiene a ciascuno
di noi. Alcuni cambiamenti radicali mettono
chiunque in apprensione, ma il conformista non
si oppone tanto al cambiamento, quanto si adegua
passivamente alle norme che gli assicurano
stabilità e continuità.
Il conformista è colui che ama i ruoli ben definiti e si adatta al sistema sociale senza mai metterne in discussione le regole. Qualunquista, il conformista è pragmatico. Per lui conta soltanto la sua sopravvivenza e quella dei suoi cari, la conquista di beni materiali e di uno status sociale adeguato. Difficilmente riesce ad interessarsi, se non per meri scopi utilitaristici o professionali, alla vita pubblica e a questioni come quelle inerenti i dubbi morali e la giustizia. La sua è una personalità in qualche modo infantile. Le sue amicizie, le sue relazioni amorose, i suoi rapporti personali sono sempre orientati alla ricerca della promozione sociale o di un chiaro vantaggio materiale.
Il conformismo è una malattia di tipo
esistenziale. Dietro agli apparenti successi mondani, la
vita del conformista nasconde il vuoto e
l'inautenticità. E' superficiale e stereotipata.
La sua è una mentalità gretta e chiusa.
Qualunque cambiamento nelle strutture politiche
e sociali, alle cui regole il conformista si è
adeguato, lo consegnano all'ansia e allo stress.
Qualsiasi confronto in famiglia, qualsiasi
contestazione o messa in crisi del suo "sistema
filosofico", getta il conformista nell'angoscia.
Per dirla con il sociologo David Riesman, il
conformista è un individuo eterodiretto, guidato
dal giudizio degli altri ed incapace di agire e
di pensare autonomamente.
Il conformismo non è un fenomeno nuovo, probabilmente è comune a tutte le epoche storiche. Forse l'uomo è un animale sociale che, nella stragrande maggioranza dei componenti della specie, ama stare in gruppo, accompagnarsi al gregge. Probabilmente lo stare in gruppo ha procurato, in un certo senso, dei vantaggi evolutivi, ha protetto gli esseri umani dai pericoli e ha permesso loro di sopravvivere e di riprodursi.
Pur non essendo un fenomeno nuovo, molti studiosi di scienze sociali sottolineano come, a partire dalla fine del Settecento, con l'avvento della rivoluzione industriale e della società di massa, le pressioni verso il conformismo siano aumentate. D'altronde ciò è funzionale alle nuove esigenze del potere, della produzione e del consumo. Individui irreggimentati, dai comportamenti prevedibili e disciplinati, sono più facili da impiegare nelle fabbriche, da governare, da manipolare attraverso la creazione di bisogni fittizi, che poi vengono soddisfatti attraverso l'acquisto indiscriminato di beni di consumo.
Le leve più efficaci che il potere ha utilizzato negli ultimi tre secoli per alimentare il conformismo e la standardizzazione degli individui sono stati: la scuola, la famiglia, la Chiesa (la religione) e la medicina. Naturalmente tutte e quattro queste "agenzie" educative hanno svolto anche (e soprattutto) un compito importante nel miglioramento generale delle condizioni di vita di tutti noi. Pochi, penso, possono mettere in discussione gli enormi vantaggi portati dalla alfabetizzazione e scolarizzazione di massa, dal calore emotivo e dal sostegno psicologico garantito da molte famiglie, dall'aiuto spirituale fornito dalla religione, dall'incremento della salute promosso dall'esercizio della medicina moderna. Tuttavia le istituzioni sopracitate non sono esenti da aspetti manipolatori. La scuola ha diffuso e difeso i valori dominanti della società capitalista, ha insegnato la docilità e l'obbedienza; la famiglia, modellata secondo una rigida divisione dei ruoli con la donna in posizione subalterna, è stata progressivamente staccata dalla comunità e isolata dalla vita pubblica; la religione, che pure ha perso potere sulle coscienze durante gli ultimi secoli, ha lavorato sullo sviluppo del senso di colpa; la medicina, e in particolare la psichiatria, ha stabilito, in modo spesso aleatorio e pseudoscientifico, cosa è normale e cosa è deviante.
Negli ultimi cento anni un ruolo preponderante, nel diffondere il conformismo, lo hanno avuto la pubblicità e i media (televisione, cinema, rotocalchi), che ci trasmettono una visione distorta della realtà, abbracciano e diffondono i valori che vanno per la maggiore e manipolano, surrettiziamente, le nostre coscienze.
Una società apparentemente individualista e
priva di rigidi controlli, come quella italiana,
non per questo è meno conformista. Come aveva
constatato Pasolini, il conformismo ha assunto
in Italia i connotati della massificazione,
dell'omologazione di opinioni , di gusti e di
consumi.
Da noi il conformismo è favorito dal mancato
sviluppo di un pensiero critico, dal prevalere
di una cultura astratta e lontana dal mondo
delle cose rispetto a un cultura pragmatica, che
è abituata a misurarsi con i problemi concreti
dell'esistenza e che fa dell'osservazione e
dell'esperimento i suoi metodi.
L'odierna società globalizzata e digitale
nasconde nuove insidie e nuove forme di
normalizzazione. L'internazionalizzazione dei mercati
tende ad annullare le differenze, le culture locali, le
diverse visioni del mondo in favore di una
società mondiale dove pochi ricchi sfruttino,
per moltiplicare i profitti, una forza lavoro
sempre più sottoproletarizzata, priva di libertà
e di diritti.
L'avvento della rivoluzione digitale sta creando
forse nuove forme di isolamento sociale, di
marginalizzazione e di conformismo. I social
network, potenzialmente un grande strumento di
socializzazione, tendono talvolta ad accentuare
alcuni elementi negativi della nostra società,
come l'ostentazione del consumismo e la
rappresentazione artefatta, glamour,
spettacolarizzata della propria personalità.
Alle potenti spinte verso il conformismo l'uomo contemporaneo può opporre valori come la curiosità, il cambiamento, l'esploratività, la creatività, la ricerca di nuovi stimoli, la comprensione, la tolleranza, l'accettazione del dissenso e il pluralismo.
L'individuo "non conformista" si presenta principalmente come colui che dubita di tutto, non per
cinismo, ma per amore della verità; che dubita delle
norme e dei modelli vigenti, del giudizio del
mercato e delle affermazioni del potere. Anzi, la
persona libera e mentalmente "sana", - ci
ricorda lo psicologo Erich Fromm -, è capace di
dire no alle richieste irrazionali del potere, è
capace di disobbedire all'assurdità di certe
imposizioni. E' consapevole di se stessa e della
realtà circostante.
Scettico sulle ideologie che vanno per la
maggiore, l'uomo libero si emancipa dai vincoli
del sangue e della terra, dalla madre e dal
padre, dalla stato, dalla classe di
appartenenza, dalla razza, dal partito e dalla
religione. Giudica - come raccomandava la
saggezza degli antichi - che niente di ciò che è umano
gli è estraneo.
La storia del Novecento ha conosciuto dittature sanguinarie, come il fascismo, il nazismo e il comunismo, il cui avvento è stato favorito anche, se non principalmente, dal conformismo delle masse. Combattere il conformismo e promuovere l'autonomia e l'indipendenza di giudizio significa, dunque, cercare di evitare nuove tragedie mondiali
Riferimenti bibliografici:
Fromm, E. Dogmi, gregari e rivoluzionari, Milano, Edizioni di Comunità, 1980> >Oliverio, A. Come nasce un conformista, Roma, Editori Riuniti, 1980
Pasolini, P.P. Scritti corsari, Milano, Garzanti, 2008
Riesman, D. La folla solitaria, Bologna, Il Mulino, 2009