Il conformismo
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È difficile, durante la vita quotidiana, non
lasciarsi sedurre dalle opinioni correnti, dalle
ideologie alla moda, dallo stile di vita dei
più. Se seguiamo il gruppo, se ci sottomettiamo
alle regole della maggioranza, la nostra vita
sembra spesso procedere senza ostacoli,
lubrificata, in discesa. Eppure l'innovazione, il progresso, la stessa piena autorealizzazione individuale abbisognano di personalità che abbiano il coraggio di pensare in modo divergente e originale e che non accettino gli stereotipi e i luoghi comuni correnti. I più grandi cambiamenti avvenuti nel corso della storia, che hanno allargato le libertà e le conquiste tecnico-scientifiche, di cui ancora oggi godiamo i frutti, li dobbiamo a uomini che hanno osato contraddire e opporsi all'opinione corrente, con coraggio ed energia. Ma chi è il conformista? Il conformista è colui che ama i ruoli ben
definiti e si adatta al sistema sociale senza
mai metterne in discussione le regole.
Qualunquista, il conformista è pragmatico. Per
lui conta soltanto la sua sopravvivenza e quella
dei suoi cari, la conquista di beni materiali e
di uno status sociale adeguato. Difficilmente
riesce ad interessarsi, se non per meri scopi
utilitaristici o professionali, della vita
pubblica e di questioni come quelle inerenti i
dubbi morali e la giustizia. La sua è una
personalità in qualche modo infantile. Le sue
amicizie, le sue relazioni amorose, i
suoi rapporti personali sono
sempre orientati alla ricerca della promozione
sociale o di un chiaro vantaggio materiale.
Il conformismo non è un fenomeno nuovo, probabilmente è comune a tutte le epoche storiche. Forse l'uomo è un animale sociale che nella stragrande maggioranza dei componenti della specie, ama stare in gruppo, accompagnarsi al gregge. Probabilmente lo stare in gruppo ha procurato, in un certo senso, dei vantaggi evolutivi, ha protetto gli esseri umani dai pericoli e ha permesso loro di sopravvivere e di riprodursi. Pur non essendo un fenomeno nuovo, molti studiosi di scienze sociali sottolineano come, a partire dalla fine del Settecento, con l'avvento della rivoluzione industriale e della società di massa, le pressioni verso il conformismo siano aumentate. D'altronde ciò è funzionale alle nuove esigenze del potere, della produzione e del consumo. Individui irreggimentati, dai comportamenti prevedibili e disciplinati, sono più facili da impiegare nelle fabbriche, da governare, da manipolare attraverso la creazione di bisogni fittizi, che poi vengono soddisfatti attraverso l'acquisto indiscriminato di beni di consumo. Le leve più efficaci che il potere ha utilizzato negli ultimi tre secoli per alimentare il conformismo e la standardizzazione degli individui sono stati: la scuola, la famiglia, la Chiesa (la religione) e la medicina. Naturalmente tutte e quattro queste "agenzie" educative hanno svolto anche (e soprattutto) un compito importante nel miglioramento generale delle condizioni di vita di tutti noi. Pochi, penso, possono mettere in discussione gli enormi vantaggi portati dalla alfabetizzazione e scolarizzazione di massa, dal calore emotivo e dal sostegno psicologico garantito da molte famiglie, dall'aiuto spirituale fornito dalla religione, dall'incremento della salute promosso dall'esercizio della medicina moderna. Tuttavia le istituzioni sopracitate non sono esenti da aspetti manipolatori. La scuola ha diffuso e difeso i valori dominanti della società capitalista, ha insegnato la docilità e l'obbedienza; la famiglia, modellata secondo una rigida divisione dei ruoli con la donna in posizione subalterna, è stata progressivamente staccata dalla comunità e isolata dalla vita pubblica; la religione, che pure ha perso potere sulle coscienze durante gli ultimi secoli, ha lavorato sullo sviluppo del senso di colpa; la medicina, e in particolare la psichiatria, ha stabilito, in modo spesso aleatorio e pseudoscientifico, cosa è normale e cosa è deviante. Negli ultimi cento anni un ruolo preponderante, nel diffondere il conformismo, lo hanno avuto la pubblicità e i media (televisione, cinema, rotocalchi), che ci trasmettono una visione distorta della realtà, abbracciano e diffondono i valori che vanno per la maggiore e manipolano, surrettiziamente, le nostre coscienze. Una società apparentemente individualista e
priva di rigidi controlli, come quella italiana,
non per questo è meno conformista. Come aveva
constatato Pasolini, il conformismo ha assunto
in Italia i connotati della massificazione,
dell'omologazione di opinioni , di gusti e di
consumi. L'odierna società globalizzata e digitale
nasconde nuove insidie e nuove forme di
normalizzazione. L'internazionalizzazione dei mercati
tende ad
annullare le differenze, le culture locali, le
diverse visioni del mondo in favore di una
società mondiale dove pochi ricchi sfruttino,
per moltiplicare i profitti, una forza lavoro
sempre più sottoproletarizzata, priva di libertà
e di diritti. Alle potenti spinte verso il conformismo, l'uomo contemporaneo può opporre valori come la curiosità, il cambiamento, l'esploratività, la creatività, la ricerca di nuovi stimoli, la comprensione, la tolleranza, l'accettazione del dissenso e il pluralismo. L'individuo
"non conformista" si presenta principalmente come colui che dubita di tutto, non per
cinismo, ma per amore della verità; che dubita delle
norme e dei modelli vigenti, del giudizio del
mercato e delle affermazioni del potere. Anzi, la
persona libera e mentalmente "sana", - ci
ricorda lo psicologo Erich Fromm -, è capace di
dire no alle richieste irrazionali del potere, è
capace di disobbedire all'assurdità di certe
imposizioni. E' consapevole di se stessa e della
realtà circostante. La storia del Novecento ha conosciuto dittature sanguinarie, come il fascismo, il nazismo e il comunismo, il cui avvento è stato favorito anche dal conformismo delle masse. Combattere il conformismo e promuovere l'autonomia e l'indipendenza di giudizio significa, dunque, cercare di evitare nuove tragedie mondiali Riferimenti bibliogra fici: Fromm, E. Dogmi, gregari e rivoluzionari, Milano, Edizioni di Comunità, 1980Oliverio, A. Come nasce un conformista, Roma, Editori Riuniti, 1980 Pasolini, P.P. Scritti corsari, Milano, Garzanti, 2008 Riesman, D. La folla solitaria, Bologna, Il Mulino, 2009 |
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22.07.13 |