Il conflitto generazionale
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La storia dell'uomo procede per trasformazioni
continue. Gli artefici del cambiamento sono
individui che sovvertono tradizioni e
consuetudini consolidate e propongono
invenzioni, scoperte e concezioni nuove. Questi
individui sono generalmente "uomini nuovi" che
esprimono il diverso spirito dei tempi. I continui mutamenti sono di frequente un elemento di disordine e di instabilità, ma al tempo stesso costituiscono un insostituibile fattore dinamico e rinnovatore della società. Una società e una civiltà incapaci di rinnovarsi continuamente sarebbero con ogni probabilità destinate al rapido declino e all'inesorabile tramonto. Ecco perché la contrapposizione tra generazioni diverse, lungi dall'essere soltanto una pericolosa espressione di scontro e un possibile generatore di violenza, è un lievito necessario al progresso. Il conflitto tra giovani e anziani, tra padri e figli, non è un fenomeno nuovo. Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, in Totem e tabù riconosceva nell'uccisione (simbolica) del padre il fattore determinante della nascita della civiltà. E, nel campo della letteratura, senza bisogno di risalire fino alla tragedia greca, soffermandoci sulla più recente storia del romanzo, ricordiamo, per esempio, opere come l'ottocentesco Padri e figli dello scrittore russo Turgenev o il novecentesco I vecchi e i giovani del nostro Pirandello, narrazioni che mettono splendidamente in scena il contrasto spesso aspro tra generazioni diverse. Il conflitto generazionale è storicamente determinato e assume caratteristiche diverse a seconda del periodo storico e della collocazione geografica. Nell'attuale fase storica, dominata
dall'affermazione di un capitalismo
spregiudicato e da una grave crisi economica che
investe tutto l'Occidente, il conflitto tra
generazioni è particolarmente acuto. In Italia la situazione è, se possibile, ancora più drammatica, aggravata dalle peculiarità involutive della nostra società, così bene descritte da Pier Luigi Celli, rettore della Luiss, nel libro La generazione tradita. Gli adulti contro i giovani. Ma prima ancora, ne aveva parlato nel 1996 il sociologo Giuliano Da Empoli nel saggio Un grande futuro dietro di noi. I giovani e la crisi italiana. Una società, quella italiana, diretta da un'oligarchia gerontocratica dagli orizzonti limitati, caratterizzata da una politica omnipervasiva e immorale, dall'assenza di una vera competizione economica e della cultura del merito, svilita da corruzioni, ruberie, abusi di potere e mafie di ogni tipo, che rendono la condizione giovanile particolarmente critica. Altri cambiamenti culturali e degli stili educativi rendono la situazione ancor più complicata. Il giornalista Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera, ha richiamato di recente l'attenzione (Contro i papà. Come noi italiani abbiamo rovinato i nostri figli) sui nuovi principi pedagogici con cui i genitori contemporanei allevano la prole. Uno stile educativo giustamente alternativo all'autoritarismo di un tempo e però caratterizzato da un eccesso di permissivismo e iperprotezione, che rende i nostri ragazzi incapaci di affrontare con grinta e determinazione una realtà sempre più dura e spietata. Di contro, quelli che un tempo venivano
definiti irrimediabilmente "vecchi", mai come
oggi sono longevi, in buona salute, istruiti,
flessibili e capaci di dare ancora il loro
valido contributo di sapere ed esperienza nelle
aziende, nell'arte e nella cultura. Sono i
baby boomer, la generazione nata negli anni
del dopoguerra (1945-1965) che, pur invecchiati, sono stati
gli inventori della contestazione giovanile, gli
artefici della rivoluzione digitale, come Bill
Gates e l'appena scomparso Steve Jobs, i
rinnovatori delle scienze e sono magari ancor
oggi capaci di esibirsi in estenuanti concerti
rock come fa il settantenne Mike Jagger coi
leggendari Rolling Stones.
D'altronde sulla vecchiaia come perfetto compimento della vita umana, come piena manifestazione della personalità e del carattere di ciascuno di noi, si era espresso in uno dei suoi ultimi saggi, La forza del carattere, uno dei più importanti psicologi contemporanei, l'americano James Hillman. Certo, una società, come un organismo, per
mantenersi in salute deve saper attingere ad
energie nuove, deve potersi rigenerare. Nessuno
come i giovani, con la loro energia e con la
capacità di vedere il mondo con occhi nuovi, può
dare un contributo fondamentale in tale
direzione. |
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Pagina aggiornata il 19.02.13 |