Edoardo Nesi, Storia della mia gente. La rabbia e l'amore della mia vita da industriale di provincia, Bompiani, 2010
N a r r a t i v a |
Un libro che mischia piacevolmente letteratura ed economia e si trasforma ben presto in un argomentato libello contro il liberismo e la globalizzazione senza regole, contro quel pensiero unico che, appoggiato acriticamente persino dai professori di economia delle nostre università, crede, - infantilmente secondo l'autore -, nell'apertura totale delle frontiere come generatore miracoloso e sicuro di benessere. Nelle pieghe della narrazione il lettore avverte il giustificato, ma non sempre condivisibile livore di chi ha perso una parte di ricchezza e privilegi, che credeva eterni, ma si tratta comunque di un libro vero, che si legge volentieri, che parlando di esperienze concrete e vissute ci racconta la realtà di oggi con più efficacia di un saggio di economia o di sociologia. Ci spiega cos'è un distretto industriale, come quello tessile di Prato, prototipo di quei distretti industriali che hanno trasformato l'Italia, a cavallo della metà del Novecento, in una potenza economica moderna, come nasce, quali sono i suoi punti di forza, ma anche quali sono le sue innumerevoli fragilità, che la globalizzazione dei mercati e la concorrenza asiatica hanno spietatamente evidenziato, distruggendone il delicato equilibrio e, soprattutto, gettando tanti bravi lavoratori e imprenditori italiani sul lastrico. Un romanzo autobiografico che rischia di lambire persino i melmosi territori del razzismo, senza tuttavia mai scivolarci dentro. Se il compito della nuova narrativa è quella di raccontarci la realtà contemporanea, diciamo che Nesi con questo libro ha centrato pienamente l'obiettivo.
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Pagina aggiornata il 15.06.11 |