
Pubblicato dalla collana Stile Libero di Einaudi, Stanza 411 della scrittrice bolognese Simona Vinci
(1970) segue il fortunato
Dei bambini non si sa niente, l’esordio dell’autrice che nel 1997 costituì un caso letterario.
Racconta, sotto forma di lettera, l’incontro tra un uomo e una donna, l’amore vivisezionato, notomizzato, con le ansie, le attese, i fasci di aspettative che si proiettano sull’altro, le disillusioni, le reciproche nevrosi, i conflitti, le accuse, le violenze, gli errori, la noia, la rabbia, la libertà, l’abbandono.
Una storia d’amore narrata in prima persona, una vicenda personale che però ci riguarda tutti (“ogni verità singola - scrive la Vinci -
appartiene a chiunque”), il vissuto di una donna innamorata che si interroga sul significato della coppia, del sesso, della vita.
Non una vera trama, un intreccio cronologicamente scandito, ma pensieri, sensazioni, ricordi che affiorano, quasi un flusso di coscienza che intende gettare luce su chi siamo e su cosa vogliamo.
Il libro si segnala per un uso accurato della lingua. Una scrittura sorvegliata, quella di Simona Vinci, mai banale o sciatta. Non mancano i riferimenti letterari colti, che impreziosiscono la narrazione.