copertina libroMario Venturi è un medico affermato. È il primario del servizio di Rianimazione di un importante ospedale milanese e ha una cattedra universitaria. Può fregiarsi perciò del titolo di Professore, un appellativo che lo pone nettamente al di sopra dei comuni mortali: aiuti, assistenti, infermieri e pazienti.

Un giorno sostituisce un collega in camera operatoria e commette un banale, quanto tragico errore: somministra a un paziente sottoposto ad intervento una fiala di adrenalina, anziché una di atropina. Le fiale sono molto simili e il luminare le confonde. Un attimo di distrazione dagli esiti letali. Il paziente ha una crisi cardiaca, va in fibrillazione ventricolare e tutti i tentativi di rianimarlo risultano vani: il paziente, Secondo Dallara, un vecchietto già male in arnese, muore.

Il professor Venturi si sente perso. L'errore compiuto, malgrado nessuno se ne sia accorto, lo getta nell'angoscia e nella prostrazione più profonde. E lo spinge a compiere una disamina spietata di tutta la sua vita. Di quando aveva iniziato la sua carriera con tante energie, sogni e ambizioni e di quanto era stato duro prendere coscienza che il mondo della medicina non era come si era immaginato da promettente studente. Nella realtà concreta del mondo sanitario, sulle motivazioni ideali prevalevano arrivismo, superbia, cinismo, opportunismo, vanità, avidità di guadagno, arroganza, intrallazzi politici. La competizione tra colleghi procedeva senza esclusione di colpi, appena celata da una doverosa patina di ipocrisia e buone maniere. La statura umana dei vari professionisti non era pari al loro livello di intelligenza e preparazione. Ed anche quest'ultima lasciava non di rado a desiderare.

Il professor Venturi cerca di tenere nascosto il proprio errore. Se si venisse a sapere, ciò costiuirebbe la fine della sua folgorante carriera. Verrebbe annientato da tutta la macchina burocratica in un secondo, senza alcuna pietà e comprensione. Vive nel terrore e nel rimorso. È disperato, ma deve continuare a presentarsi al mondo con una maschera di affabilità e sicurezza. Un ulteriore colpo alle sue precedenti certezze glielo infligggono in famiglia: la moglie Giovanna lo lascia, perchè si sente trascurata e con il figlio Marco, nel pieno dell'adolescenza, c'è un rapporto di incomunicabilità.

Le drammatiche e angosciose elucubrazioni inducono il professor Venturi a scelte drammatiche e irreversibili.

Il libro affronta un tema spinoso e ancora tabù nella medicina contemporanea: quello dell'errore medico. La medicina è un'arte difficile, che richiede di prendere decisioni rapide all’interno di un ambiente complesso, in cui domina l’incertezza. Spesso le malattie sono subdole e gli esiti delle cure non garantiti.
La medicina non è una scienza infallibile, come non sono infallibili coloro che se ne occupano.

A questo si aggiunge il clima dei rapporti umani tra colleghi, talvolta assai poco idilliaco. Il lavoro del medico, esercitato a un certo livello e con impegno, usura non soltanto il professionista, ma anche le sue relazioni più significative. Tra il protagonista e i familiari subentra infatti negli anni un clima fatto di incomprensioni, di reciproci bisogni insoddisfatti, di mancanza di riconoscimento.
Il romanzo sucita nel lettore un sincero sentimento di compassione per il protagonista e le sue traversie.

La scrittura di Marco Venturino (Torino, 1957), insieme ai suoi personaggi, richiama lo stile dei romanzi di Simenon, di cui l'autore si dichiara apertamente ammiratore.

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