Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, scrivere una
recensione non è affatto facile. Scarseggiano i manuali specifici che
spieghino come redigerla. Cercheremo perciò di costruirci una cassetta
degli attrezzi appropriata, spulciando qua e là da testi vari.
Incominciamo con Nonsolotema. Guida alle nuove prove scritte di
italiano per la maturità di Melfino Materazzi e Giovanni Presutti (Loescher,
1999) , un eccellente manuale, pensato per gli studenti delle medie superiori.
Il capitolo 6 si intitola proprio "La recensione".
Partendo dall'etimologia del verbo "recensire", che deriva
dal latino e significa "esaminare", gli autori definiscono la recensione come "l'analisi
di un'opera con annesso giudizio sul suo valore estetico e
comunicativo". Il recensore si pone tra l'autore e il lettore e il
suo scopo è invitare alla lettura di un libro e confezionarne
una "pre-lettura". Il giudizio critico espresso dal
recensore si basa sulla sua "enciclopedia", ossia sul suo
patrimonio di conoscenze e orientamenti critici e ideologici.
La recensione
è dunque
un testo interpretativo-valutativo, la cui struttura consta di tre
elementi fondamentali:
a) una parte a carattere informativo, con notizie
sull'autore, titolo del libro, casa editrice, anno di pubblicazione,
eventualmente il prezzo di copertina;
b) una parte a carattere interpretativo, dove si specifica il genere
letterario cui appartiene l'opera ( romanzo, poesia, racconto,
ecc.). In caso di opera di tipo narrativo, si accennerà alla trama, ai
temi e ai motivi affrontati dall'opera, alle soluzioni di linguaggio
e di stile, adottate dall'autore.
Per argomentare le prorie tesi l'estensore della recensione
potrà riportare citazioni dirette dall'opera esaminata;
c) infine una parte a carattere valutativo, consistente nel
giudizio sul valore estetico e comunicativo del libro recensito.
Si possono scrivere anche recensioni negative su un'opera, dove il recensore
"demolisce" il libro oggetto del suo esame e ne sconsiglia
la lettura. In tal caso si parla più propriamente di stroncatura.
La recensione dovrebbe essere un testo breve, che si prefigge di
informare, spiegare e valutare. Il recensore accorto, nel proprio lavoro, si
servirà di alcune tecniche nella redazione del suo testo:
a) lettura selettiva: il recensore selezionerà di un'opera i passi che
egli ritiene significativi;
b) uso di relazioni intertestuali: l'estensore farà riferimento ad altri
testi conosciuti dal pubblico dei lettori;
c) uso di strutture lessicali e sintattiche particolari: chi
scrive la recensione ricercherà un giusto equilibrio fra linguaggio tecnico ed esigenze di leggibilità.
*****
Come
secondo contributo, riporto un brano che mi pare particolarmente
significativo, tratto da un articolo di Grazia Cherchi, apparso su Panorama
del marzo 1989 dal titolo "Recensioni come?", pubblicato poi nel
libro Scompartimento per lettori e taciturni, edito da
Feltrinelli nel 1997.
Grazia Cherchi, scomparsa nell'agosto 1995, è stata tra i più vivaci
protagonisti della scena culturale italiana, a partire dagli anni Sessanta, quando con un gruppo di amici fondò e diresse i "Quaderni
piacentini".
Editor e consulente di narrativa, ha firmato rubriche, come giornalista,
su "Linus", "il manifesto", "Panorama",
"Millelibri", l'"Unità".
Nel 1991 è apparsa da e/o una sua raccolta di racconti
brevi dal titolo
Basta poco per sentirsi soli. È anche
autrice di un romanzo, "Fatiche d'amore perdute", pubblicato da
Longanesi nel 1993.
[...] Ma, a parte il fatto che ci sono ancora alcuni recensori, diciamo
meglio cronisti letterari (non tanti: non oltre, temo le dita di una
mano), che sono indipendenti (da ogni medium) e di qualità (e le due cose
paiono andare di pari passo), mi interessa qui soffermarmi su un punto
nodale, che viene tenuto in sordina nelle polemiche in corso: come
dovrebbe presentarsi una recensione per essere di qualche utilità al
lettore (alludo a quelle, inevitabilmente brevi, che appaiono sui
quotidiani. Quelle sulle riviste meriterebbero un discorso a parte, anche
questo fitto di dolenti note).Prendo spunto da un pezzo di Geno
Pampaloni (che è uno delle dita della mano, con l'unica pecca di
privilegiare troppo, nei romanzi di cui si occupa, le note di speranza e
di conciliazione, a scapito di tonalità più disperate) apparso sul
mensile "L'indice" dello scorso febbraio. Cito dalla
conclusione: "L'arma segreta di cui dispone il cronista, o se si
vuole l'arte del recensore, è la scelta delle citazioni... Un recensore
si valuta, a mio parere, dalla scelta, dal florilegio, dal prelievo delle
citazioni attraverso le quali il cronista dà conto della sua lettura. E
al tempo stesso mette il lettore nella condizione di giudicare egli stesso
se l'interpretazione del cronista è convincente o arbitrariamente
personale". E oltre alle citazioni, a me sembra altrettanto
indispensabile informare sinteticamente (lo spazio è quello che è) sul
contenuto del libro, trama o plot che dir si voglia (la sua assenza dà
adito ai più biechi sospetti: il libro è stato veramente letto da cima a
fondo?). Cui seguirà, ma già dovrebbe emergere dalla trama inframmezzata
di citazioni, il giudizio, che sarà, inevitabilmente, impressionistico,
dettato dall'intuito, dal gusto e dall'esperienza: cos'altro mai potrebbe
essere? (Anche su questo punto ha ragione Pampaloni). Il tutto scritto in
modo chiaro, non certo da addetti ai lavori che ammiccano tra di loro per
l'infelicità dei più. La recensione ispirata a questi criteri sarà un
po' vecchiotta, di stampo decisamente tradizionale, ma mi pare sia l'unica
che renda un servizio al lettore, fornendogli i motivi per andarsi a
leggere il libro o per evitare di farlo. Non dico certo cose stuzzicanti
o nuove: basti pensare che le aveva già dette, e da par suo, nel 1960
Paolo Milano (un critico militante che col passare del tempo si rimpiange
sempre di più e che a sua volta si definiva "cronista
letterario") introducendo una scelta dei suoi articoli dal titolo Il
lettore di professione: "Ho sempre sentito il dovere d'esporre la
trama del romanzo che recensisco. L'omissione spalanca una distanza fra
chi scrive e chi legge, il primo diventa un esperto, al quale il secondo
è chiamato a credere sulla fiducia. Non penso di aver mai scritto un
articolo che non contenga qualche citazione diretta. Questo mi è sembrato
un mio obbligo verso l'autore del libro: che la mia voce non fosse l'unica
udibile, ma anche alla sua fosse dato di farsi ascoltare, per qualche
istante, in prima persona". E poi, dopo aver dichiarato la sua
scelta di uno stile piano e dichiarativo, Milano attacca il gergo critico,
che gli pare "un sopruso intellettuale": "Tanta letteratura
critica somiglia oggi ai verbali di una setta, scritta da letterati per
altri letterati". Sono frasi che ogni critico esordiente dovrebbe
imparare a memoria. [...]
*****
Una serie di consigli, ancora largamente insuperata, su come redigere
una recensione corretta ed efficace, è quella fornita dal germanista e
critico letterario Cesare Cases, all'uscita del primo numero della rivista
letteraria L'indice dei libri del mese, qui riportata per intero.
*****
Per un testo che non sia necessariamente di narrativa, un
interessante griglia da seguire per scrivere una recensione completa è
quella fornita da Dario Corno in Scrivere
e comunicare. Teoria e pratica della scrittura in lingua italiana (Paravia
Bruno Mondadori Editori, 2002).
Le aree su cui focalizzare l'attenzione e le domande-guida che
l'autore ci propone per orientarci nella stesura della nostra recensione
sono:
Titolo e dati bibliografici:
Autore (eventuali notizie):
Genere:
-
È un saggio, una raccolta, un manuale, un testo
scolastico? È un testo di critica, espositivo ecc.? Qual è la
materia generale (letteratura, storia, scienze, ecc.)?
Argomento generale dell'opera:
Sintesi dei singoli saggi o capitoli:
Inquadramento cronologico:
Tesi dell'autore:
Metodi:
Stile:
Critiche:
-
Com'è il libro da leggere (facile, difficile, breve,
lungo, divertente, noioso, appassionante, lento ecc.)? Vi ha
interessato? Avete imparato qualcosa di nuovo? Condividete o meno le
idee dell'autore? C'è qualcosa di speciale in questo libro? Lo
consigliereste a qualcuno?
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