Michele
Mari è nato a Milano nel 1955. Insegna letteratura italiana all’Università
Statale di Milano. Autore di diversi saggi, racconti e romanzi, pubblica
Rondini sul filo nel 1999. Il titolo allude ad un quadro del
pittore Ligabue, intitolato appunto Le rondini sul filo.
Il protagonista del romanzo fa di mestiere lo scrittore ed è preso da
un’ossessione che gli toglie ogni serenità: la gelosia retrospettiva
riguardo le frequentazioni amorose della propria donna. In particolare nutre
una profonda avversione nei confronti di un attempato signore, che sembra ai
propri occhi incarnare tutte le qualità e i vizi peggiori in un essere
umano.
Si tratta di un certo N.N., ventidue anni più anziano della donna amata,
insulso barzellettiere, bon vivant cultore di ristorantini pretenziosi,
vinelli, foularini e auto chiassose, frequentatore di allegre e goliardiche
brigate di avvocati, primari e industriali. Superficiale, intrallazzatore,
frivolo, filisteo ed esibizionista. Emblema perfetto, secondo il narratore,
della "cazzonaggine":
[...] ciò che più aborro negli esseri! prerogativa dei maschi, specifica loro! all’intersezione dell’arroganza con la frivolezza, della smargiassata col fatuo! il trionfo della millanteria, la negazione di qualsiasi rigore! ottimisti, per forza! ciarlatori, a raffica! che han paura del silenzio metafisico e te lo devon riempire di sillabe, tanto per far rumore! sta mai zitto [...] immancabilmente abbronzato, color mattone lucente in qualsiasi giorno dell’anno, come disceso pur ora dalla barca.
La perfetta antitesi dell’io narrante, uomo coltissimo, con il quoziente intellettivo di 188, silenzioso, serissimo, una vita condotta all’insegna di una solitudine eroico-titanica, un’esistenza rigorosa trascorsa lontano da vacue spiritosaggini e dalla irresistibile necessità di vivere in branco, in una compiaciuta, opportunista e appiccicosa socialità, nella costante tensione di piacere e compiacere gli altri.
La narrazione prende la forma di una requisitoria, una cronaca, un’
inquisizione, un delirio che si snodano fluviali, drammatici e divertenti,
grotteschi e comici allo stesso tempo, per oltre trecento pagine, dove la
smania vivisettoria e le ossessioni del protagonista non trovano mai pace,
neppure nei rimedi chimici o farmacologici.
Il linguaggio è ricco, abbraccia molteplici registri ed è piacevolmente
tornito di colti ed enciclopedici riferimenti letterari.