copertina libroUn'ondata di neoliberismo ha investito il mondo negli ultimi decenni. La deregolamentazione dei mercati e il Mercato come unico Dio cui sacrificare le nostre esistenze hanno rappresentato l'ideologia dominante.
Ebbene il Mercato è risultato l'ennesimo Dio che ha fallito. La fiducia nella proverbiale mano invisibile che tutto riequilibra e garantisce prosperità ad ognuno si è rivelata più ingannevole di quanto si pensasse. L'Occidente, a partire dal 2008, è stato vittima di una crisi economica con pochi precedenti nella storia, causata da un'enorme bolla finanziaria. Ed è stata proprio la deregolamentazione dei mercati finanziari, di stampo neoliberista, a innescare la crisi. Una deregolamentazione irresponsabile, che ha portato sull'orlo del fallimento moltissime banche d'affari, salvate poi con i soldi dei comuni cittadini, cui è stato fatto pagare ingiustamente il prezzo della crisi. Non solo: l'organizzazione neoliberista dell'economia ha causato un'enorme disuguaglianza di ricchezza tra la popolazione. Una esigua minoranza di individui detiene oggi la parte maggioritaria della ricchezza mondiale.

Non si tratta soltanto di un problema che riguarda la disparità di redditi e di proprietà. La questione tocca la stessa sopravvivenza della democrazia. Individui e imprese molto ricche sono in grado infatti di condizionare pesantemente le scelte politiche di un Paese, esautorando il legittimo potere dei cittadini. Lo possono fare finanziando le campagne elettorali dei politici, agendo da potente lobby in Parlamento, oppure detenendo la proprietà dei media.

L'offensiva neoliberista ha intaccato il tenore di vita di uomini e donne dell'Occidente, ha demolito i diritti di lavoratori e pensionati, ha ridimensionato i sistemi di welfare statali, un tempo vanto di molte democrazie. La vita di tutti si è fatta più precaria, incerta e insicura.

Per rimediare a questo pessimo stato di cose è necessario, secondo Colin Crouch, promuovere nuovamente gli ideali socialdemocratici, temperando la spietata competizione dei mercati con interventi statali che ne regolino le esternalità negative. Occorre poi riportare sotto il controllo pubblico dei cittadini i cosiddetti "beni comuni": l'istruzione, la sanità, la ricerca scientifica, le infrastrutture. Bisogna trovare un compromesso tra la dinamicità dei mercati e il benessere dei cittadini.

Molti servizi, un tempo pubblici, sono oggi affidati a poche grandi imprese, colluse col potere politico, che accumulano profitti sfruttando i propri dipendenti e trattando i cittadini da anonimi utenti invece che da clienti e fornendo complessivamente pessime prestazioni.

È necessario tornare a proteggere i lavoratori dai rischi legati all'andamento dell'economia (licenziamento, disoccupazione, malattia, redditi insufficienti, ecc.) attraverso un sistema di "flessicurezza" e inoltre auspicando il ritorno di sindacati forti e responsabili. Tutelare i lavoratori e il loro benessere e garantire loro una formazione professionale di qualità significa aumentarne la produttività. Nell'interesse di tutti, anche delle grandi aziende.

Alcuni problemi della società contemporanea, infine, hanno una complessità tale che presuppongono, per essere risolti con successo, di essere affrontati a livello transnazionale. Altri invece saranno meglio discussi a livello di Stato-nazione o addirittura, in molte occasioni, la dimensione locale sarà la sede più opportuna per trovare una soluzione.

Sottolineando come i cittadini oggi costituiscano ormai "popolazioni non deferenti, ma critiche, diffidenti nei confronti dell'autorità, a volte persino insubordinate, i cui voti sono necessari ai politici e i cui consumi sono necessari alle imprese", Colin Crouch (1944), sociologo e politologo inglese, ci restituisce la speranza di un progetto di società più inclusiva e attenta alla qualità della vita dei suoi componenti.

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