Gianni Clerici, Quando viene il lunedì, Mondadori, 1974
N a r r a t i v a |
Nato a Como nel 1930, Gianni Clerici ha giocato, in
gioventù, nella nazionale italiana di tennis. Scrittore e giornalista, ha
collaborato con importanti testate come il Giorno, il Mondo, L'Espresso,
la Repubblica. Ha commentato gli avvenimenti sportivi anche per le
televisioni.
Calcio e tennis sono i due sport protagonisti di questa sua raccolta di racconti: il calcio nelle storie di apertura e chiusura Altri clown e Quando viene il lunedì, il tennis nell'ampia parte centrale del libro con le tre partizioni de I gesti bianchi. Quello che ci racconta Clerici nel suo libro non è tanto lo sport giocato, le gesta più o meno eroiche dei campioni, che con le loro imprese agonistiche della domenica attirano le cronache dei giornali, quanto la quotidianità della vita degli sportivi, le piccole magagne e sofferenze, i contrattempi e le meschinità giornaliere, cui nemmeno gli sportivi scampano e che li avvicinano a ciascuno di noi. "A sentire quei racconti incredibili, che le aveva sempre taciuti, sembrava proprio che il calcio non fosse quella rivincita della vita in cui tutti credevano, almeno per un giorno alla settimana. Un piccolo specchio , al contrario, di tutte le ingiustizie, le crudeltà, gli egoismi del mondo". Amori, disillusioni, tradimenti, ambizioni, ingratitudini, rabbie, tentativi disperati di capire, i conflitti con dirigenti e giornalisti, i soldi che mancano, le ansie per il futuro contraddistinguono i personaggi di Clerici, che ci affascinano proprio nella loro vulnerabile, fragile umanità. Una vita, quella degli sportivi, spesso tutt'altro che esaltante: "Più che dormire troppo, e allenarsi, ma poco, alla mattina, scendere in città al pomeriggio a vedere dei film cretini, perché di quelli sexy il mister aveva paura, giocarsi lo stipendio a scala quaranta, non si riusciva a fare, in quella grande squadra". Nella parte dedicata al tennis, Clerici sembra buttarla più sul filosofico e la sua scrittura si fa più raffinata. Il tennis diventa metafora della vita, strumento di iniziazione e riflessione, una forma esoterica di approccio all'esistenza. Il tennis richiede piani, strategie, come l'arte della guerra. È un continuo lavoro di perfezionamento, "una specie di ascesi". Si impara dalle vittorie, ma ancora di più dagli errori e dalle sconfitte. Il linguaggio con cui lo scrittore ci racconta le sue storie è pieno di fascino, godibilissimo, elegante e umoroso. Sembra affondare le proprie radici nel linguaggio quotidiano, parlato e si fa forte talvolta di costruzioni prese direttamente dal dialetto, oltre che dal gergo sportivo, conosciuto perfettamente dall'autore per motivi professionali.
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Pagina aggiornata il 26.05.10 |