
Contrastato nella decisione dal suo esuberante agente
letterario Tom
Shepperd, Gwyn, liberatosi dalle costrizioni cui lo obbligava la vecchia
professione, inizialmente si sente leggero e felice.
Ben presto però si accorge di provare nostalgia per il gesto dello
scrivere, "per la
quotidiana cura con cui mettere in ordine pensieri nella
forma rettilinea di una frase". Una nostalgia, quella per lo scrivere,
che via via si aggrava, sfociando in autentiche crisi di panico. Dapprima si
lascia allora sedurre dalla prospettiva di fare il copista, poi, complici le
surreali conversazioni con una anziana
insegnante in pensione e la visita a una galleria d'arte, perfeziona la sua idea e
si mette in testa di scrivere
ritratti. Con il proposito di riportare le persone a casa, togliere
loro cioè quella maschera che nella vita quotidiana oscura la vera
essenza di ciascuno di noi.
Per svolgere il suo nuovo lavoro, allestisce un set
molto particolare: una stanza spoglia affacciata su un giardino, un
letto, alcune sedie, una colonna sonora di sottofondo per foderare il
silenzio, delle luci azzurrate infantili provenienti da lampadine
confezionate appositamente da un vecchio artigiano.
I suoi clienti devono rispettare un patto, affinché il
ritratto riesca:
devono aggirarsi per la stanza per quattro ore tutti i pomeriggi, per
un mese, senza vestiti.
Mr Gwyn procede con ansiosa attenzione e assorta concentrazione nel suo lavoro lento e incerto di ritrattista. I clienti dapprima imbarazzati, raggiungono poi una naturalezza che permette allo scrittore di far loro un ritratto convincente, gradito e ben retribuito. Le regole del contratto vengono rispettate.
Soltanto per il suo agente, costretto in una stanza d'ospedale da un improvviso attacco cardiaco, Gwyn fa un'eccezione. Il ritratto tuttavia riesce, anche se si rivela un lavoro di "esattezza frettolosa". Lo legge all'amico, sul letto di morte, suscitando la sua grata commozione. Tom muore, poche ore dopo.
La nuova carriera di ritrattista di Mr Gwyn procede
senza intoppi
finché un giorno incontra un ostacolo imprevisto: una
ragazzina dal carattere difficile, cui deve fare il ritratto. Una serie
di disavventure susseguenti a questo incontro porta Mr Gwyn a sparire nel nulla.
La sua segretaria, nonché sua prima modella, di nome Rebecca, una
ragazza grassa dal bel volto, seguendo l'intuito che le detta l'amore
per il suo ex principale e alcuni casuali indizi trovati su alcuni
libri, scopre che in realtà Jasper Gwyn continua a scrivere, sotto vari
pseudonimi.
Attraverso lo stralunato personaggio di Mr Gwyn, Baricco descrive il travaglio della creatività artistica, i contrattempi, gli ostacoli, gli indugi, ma anche le gratificazioni cui conduce il mestiere della scrittura. Un'arte difficile, quella dello scrivere, che richiede raccoglimento, silenzio, isolamento dai rumori del mondo. Un'arte che non è mero esercizio calligrafico, ma sensibilità per i dettagli, amore per l'esattezza, la precisione e la perfezione e, soprattutto, profonda conoscenza della vita e grande empatia per gli esseri umani.
La letteratura diventa, nel romanzo di Baricco, principio chiarificatore della nostra esistenza: tutti noi non siamo tanto personaggi, quanto storie. Storie che magari nessuno ha ancora mai scritto.