Vasco Pratolini, Metello, Mondadori, 2000
N a r r a t i v a |
![]() Metello ha quindici anni, anche se ne dimostra di più. Arrivato a Firenze, si improvvisa scaricatore e sperimenta l'ostilità momentanea dei compagni di lavoro. Allo stesso tempo, ne conosce però anche la generosità. È uno di loro, Betto, infatti, ad ospitarlo nella propria abitazione. Betto è un anarchico che ha studiato e sa parlare. "Egli fu per Metello il padre che Metello non aveva conosciuto". Betto gli insegna a leggere e a scrivere e spinge il giovane Salani a
cercarsi un lavoro vero, a imparare un mestiere. Metello sceglie di fare
il muratore. Intanto, dai compagni di lavoro, Salani, soprannominato "Cipressino", trae la propria iniziazione politica. Da loro sente parlare, per la prima volta, di pensatori anarchici, "di socialismo, di uguaglianza, di lavoro che andava pagato secondo il sudore". Fa esperienza persino del carcere. A vent'anni Metello è un uomo diverso da quello che sarebbe diventato se fosse rimasto bracciante di fattoria nel podere di Rincine. La vita cittadina gli ha aperto la mente e gli ha irrobustito il cuore e il carattere. Egli comincia la trafila "che parte dal manovale e conduce al mezzomuratore, al muratore, al primomuratore". Vive solo, il lavoro gli piace così come gli piacciono le ragazze. Viene iniziato all'amore da Viola, una vedova trentenne dal temperamento indipendente e dai costumi liberi. In seguito vive diverse e brevi avventure, finché parte per il servizio militare, a Napoli, un'esperienza che arresta la sua evoluzione di uomo. Congedato dal servizio di leva, Metello fatica a trovare di nuovo lavoro. L'edilizia è in crisi. Coinvolto in tumulti di piazza, il giovane viene di nuovo arrestato. Ma, ironia della sorte, proprio grazie al carcere incontra l'amore della sua vita. E' Ersilia, figlia di Quinto Pallesi, un collega morto precipitando da un'impalcatura. Ersilia ha un temperamento forte, tenace, fedele, proviene da San Frediano, il quartiere più popolare e sanguigno di Firenze. Dalla loro unione nasce un figlio, Libero. Nel frattempo Metello viene spedito al confino. Siamo ormai agli albori del Novecento. I lavoratori iniziano a prendere coscienza dei propri diritti, a coalizzarsi, ad organizzarsi nei sindacati, a scioperare. Si accende la lotta di classe tra operai e padroni, tra imprenditori e dipendenti. Una lotta sanguinosa, che lascia sul terreno anche dei morti. Metello, a Firenze, ne diventa un protagonista, sperimentando sulla propria pelle l'insicurezza esistenziale, la fame, la miseria e la disperazione indotte dai giorni di sciopero prolungato, la responsabilità di prendere decisioni nell'interesse collettivo, la repressione anche militare di chi non si allinea coi padroni e ancora il carcere. Egli, nel pieno della lotta, si lascerà tentare ancora una volta dalle
grazie muliebri. Vivrà una breve avventura extraconiugale, senza
coinvolgimento emotivo, con la vicina di casa, la bella Ida, la dolce
Idina. La lotta per l'aumento del salario e per un miglioramento delle condizioni di lavoro si concluderà con una vittoria dei lavoratori. Una vittoria tuttavia parziale, striminzita, che lascerà in Metello un velo di amarezza per il duro prezzo pagato.
Uscito nel 1955, Metello inaugura il progetto narrativo dal titolo
Storia italiana, che lo scrittore fiorentino Vasco Pratolini (Firenze,
1913 - Roma, 1991) completerà con la pubblicazione di altri
due romanzi: Lo Scialo (1960) e Allegoria e derisione (1966). Dal punto di vista stilistico, Pratolini adotta nel suo romanzo una
sintassi semplice, che mima il parlato e che conferisce spontaneità e
naturalezza alla narrazione. Voci dialettali compaiono talvolta nei
dialoghi, anche se il vernacolo fiorentino è sempre sottoposto a una
complessa elaborazione letteraria da parte dell'autore. Quando venne pubblicato, Metello suscitò nella critica un acceso dibattito culturale che, al di là del valore dell'opera in questione, verteva sulle caratteristiche, i problemi e le possibilità della letteratura italiana dell'epoca. A proposito del romanzo ci fu chi (C. Salinari) parlò di fine del decadentismo e del neorealismo. In effetti, il lirismo di Pratolini e l'approfondimento psicologico dei personaggi appaiono stilemi che già lasciano intravedere un superamento del Neorealismo. ordinaIl film del regista Mauro Bolognini, tratto dal romanzo
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Pagina aggiornata il 04.01.11 |