
Rispetto ad epoche più remote, l'aspettativa di vita nella società contemporanea, almeno in quella sua frazione che riguarda le economie più ricche, è aumentata. Ciò è dovuto alle migliorate condizioni di vita. Abbiamo accesso a una dieta più ricca e varia, godiamo di misure e abitudini igieniche più salubri e disponiamo di cure sanitarie più efficaci. Nel frattempo, la mortalità infantile si è notevolmente ridotta. Fortunatamente l’Italia occupa un posto di tutto rilievo nella classifica della longevità dei suoi abitanti, con la Liguria che vanta il più alto numero di centenari della penisola. La speranza di vita è oggi, nel nostro Paese, di 79 anni per l'uomo e 84 per le donne.
Raggiungere un’età avanzata in buona salute dipende da molti fattori. In parte la longevità è legata al patrimonio genetico individuale, che determina
una maggiore resistenza alle malattie. In parte è frutto del caso e della fortuna. Ma molto dipende soprattutto dallo stile di vita: un’alimentazione
frugale, con elevato consumo di frutta, verdura e pesce e con poca carne unita a un’attività fisica moderata ma costante preservano dai potenziali danni
dell’invecchiamento.
Alimentazione equilibrata ed attività fisica, tuttavia, non bastano. Occorre che la persona sia bene inserita nella propria comunità e, soprattutto, che
persista a coltivare, sino alla tarda età, passioni, hobby e attività coinvolgenti. Continuare anche da anziani ad essere attivi, lavorare
(moderatamente), studiare, leggere, coltivare la propria spiritualità, mantenere i contatti sociali,
sforzarsi di capire il mondo circostante
favoriscono il benessere psicofisico e quindi la conservazione della salute.
Perché si invecchia? Il processo dell'invecchiamento rimane ancora, in una certa misura, misterioso. Esistono numerose teorie scientifiche che si
sforzano di spiegare le cause dell’invecchiamento. Sostanzialmente esse sono riconducibili a due tipi di spiegazione: l'invecchiamento programmato e
l’accumulo di danni cellulari.
Sicuramente l’invecchiamento è un processo multifattoriale. Passando in rassegna le varie teorie scientifiche circa la sua genesi, spiccano la teoria
genetica che riconosce la durata della vita come fenomeno principalmente scritto nei nostri geni; la teoria immunologica che imputa alla progressiva
inefficienza del sistema immunitario sia l'invecchiamento che la morte; la teoria ormonale, che attribuisce l'invecchiamento a uno squilibrio, correlato
all’età, del sistema endocrino, fisiologicamente regolato a livello centrale da ipotalamo e ipofisi; quella infiammatoria, quando il processo
infiammatorio invece che difenderci da aggressioni esterne, si cronicizza e mina i nostri stessi organi; la teoria dell’usura; la teoria del danno
cellulare indotto dai radicali liberi.
Esperimenti sui topi hanno identificato un gene, il p66shc, che inattivato, rende più longevi questi animali. Sarà così anche per l’uomo?
Recenti scoperte scientifiche hanno ammesso infine la possibilità di ottenere cellule staminali da cellule ormai vecchie e incapaci di riprodursi.
Si tratta di scoperte importanti, nell’ambito della ricerca volta a contrastare il processo di invecchiamento, che generano speranze ottimistiche per il
futuro, ma la cui portata pratica verrà verificata negli anni venturi.
Dal punto di vista mentale sono molti gli anziani che conservano buone prestazioni cognitive anche in età superiore ai novant’anni. Con la vecchiaia
il cervello diminuisce un po‘ di peso e di volume, mentre i ventricoli cerebrali si dilatano, anche se in misura limitata. Fortunatamente a bilanciare il
tutto e a garantire un funzionamento mentale armonioso entrano in gioco dei meccanismi neurologici di compenso.
Di frequente gli anziani superano i giovani nell’abilità di risolvere problemi. E se con il progredire dell’età si perde qualche nozione mnemonica,
aumentano però la capacità di pensare e di stabilire relazioni in maniera creativa fra dati, eventi e idee.
Contro il rischio di decadimento cognitivo senile, è importante che l’anziano non sia affetto da malattie gravi e che faccia esercizio fisico, si impegni
in attività stimolanti e coltivi interessi culturali.
La ricerca scientifica ha poi alimentato nuove fiduciose aspettative,
dimostrando che talvolta le cellule nervose (i neuroni) un tempo ritenute
incapaci di replicarsi, possono invece riprodursi. La rigenerazione
neuronale può partire anche dalla conversione di cellule gliali.
Il cervello con l’età cambia, sia a livello cellulare, che come accumulo di esperienze ed elaborazione di emozioni, intuizioni ed idee. A vent’anni non si
è la stessa persona che si è a sessanta. E questo ha importanti ripercussioni sia sull’individuo e sul suo modo di progettare e condurre l’esistenza,
sia sulla società e i suoi ordinamenti. Di vitale importanza è che le
persone, anche in età avanzata, conservino la capacità di reagire e
adattarsi al cambiamento.
Legate al tema del morire sono le sempre più attuali questioni bioetiche: il testamento biologico, il consenso informato, l’eutanasia, l’autodeterminazione. Come riconosciamo a tutti il diritto di vivere, altrettanto si dovrebbe riconoscere ad ognuno il diritto di morire. Ogni persona dovrebbe avere la possibilità di scegliere quando e in quali condizioni desidera che gli siano sospese le terapie. Scrive Umberto Veronesi:
Continuare le cure, l’alimentazione e il supporto globale alla ventilazione e alla circolazione quando non esistono margini di guarigione o ripresa della coscienza è accanimento; questa è la mia idea, che so essere condivisa da tanti
In conclusione, la vecchiaia non è soltanto la stagione della vita che succede all’infanzia, l’adolescenza, la maturità. Non è semplicemente il crepuscolo dell’esistenza. La senilità, che la mentalità occidentale tende a rifiutare, rinchiudere ed escludere, può accompagnarsi alla saggezza, all’intensità, alla curiosità, alla gratificazione fisica ed intellettuale, alla conservata capacità di desiderare e di amare, alla serenità e alla profondità interiori. Costituisce in molti casi un patrimonio che permette di lasciare ai giovani non tanto consigli e moniti, spesso inutili perché poi i giovani ragionano giustamente con la loro testa, ma qualche prezioso “seme di cultura” che nei migliori germoglierà vigorosamente più avanti, contribuendo così all’evoluzione della specie e della società.
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Umberto Veronesi (Milano, 1925-2016) è stato un medico oncologo particolarmente innovatore, oltre che un riconosciuto maestro di vita per molti suoi allievi. Autore di molti articoli e testi scientifici, è stato Direttore Scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia, Ministro della sanità e Senatore della Repubblica. Vegetariano convinto e sostenitore del valore terapeutico del digiuno, Veronesi è autore di numerosi libri di divulgazione medica sui temi della bioetica, della prevenzione e degli stili di vita corretti.