
Forte delle sue conoscenze scientifiche, particolarmente nell'ambito delle neuroscienze, Aberkane propone in questo suo libro una critica radicale della nostra società, in particolar modo della scuola, dell'università e del mondo del lavoro.
Secondo Aberkane la nostra epoca è caratterizzata dalla Religione della Quantità. La scuola e la porzione della società che si basa sui risultati scolastici selezionano le persone perlopiù sulla base del quoziente d'intelligenza, un'unità di misura monodimensionale. La realtà è tuttavia diversa. Molti studenti in apparenza mediocri conseguono spesso un grande successo nel proprio campo di applicazione, a testimonianza che la vita misurata dai test di intelligenza e dai voti scolastici non coincide con la vita vera. Sono le circostanze a produrre gli eroi, la loro istruzione non basta. La scuola non può contenere tutto ciò che contiene la vita; è la vita a contenere la scuola, mai viceversa. L'intelligenza è un fenomeno multidimensionale che solo la vita è in grado di valutare.
Dobbiamo liberare al più presto la nostra mente dalla vita misurata. Il Superuomo di Nietzsche è proprio colui che si è liberato dall'impostura oggi dominante della vita misurata. Dalla scuola materna all'università veniamo, invece, inscatolati in luoghi chiamati scuole. Di più: tutta la nostra vita rischia di trasformarsi in una reclusione in scatole diverse. Finiamo tristemente per fare coincidere la nostra identità con la nostra funzione.
Il nostro sistema educativo determina un impoverimento della diversità mentale. Premia la mediocrità e tende ad espellere le personalità più forti ed originali. Per eccellere, economicamente e intellettualmente, bisogna al contrario evitare di restare al proprio posto. "Il genio lavora per amore, non per prendere bei voti, premi o per ottenere il riconoscimento altrui; lo fa per se stesso, per un desiderio incondizionato di ciò che produce".
La scuola va cambiata da cima a fondo. Attualmente il sistema scolastico si arroga il monopolio del merito. La società premia le persone in base ai risultati scolastici. Gli eretici, le persone che non si sottomettono all'autorità, tendono ad essere estromessi dal sistema. I conformisti invece "fanno carriera". Per converso, però, aderire perfettamente ai modelli raccomandati rappresenta la morte dello spirito e della creatività individuali.
A scuola, lo Stato impone i propri programmi e stabilisce rigidi ed uniformi ritmi di apprendimento. Ragionare con la propria testa, tentare nuove strade non sono attività contemplate. Nulla salus extra ecclesiam. La scuola esige soltanto pezzi omologati. La didattica che va per la maggiore mortifica la meraviglia, che costituisce il vero motore dell'apprendimento. E infatti negli Stati Uniti, accortisi della aridità del sistema dell'istruzione, hanno istituito una borsa di studio (borsa Thiel) per indurre i giovani di talento ad abbandonare gli studi tradizionali per creare un'impresa. Troppo istruzione formale nuoce all'indipendenza di giudizio, all'intraprendenza, all'espansione della personalità.
L'istruzione tradizionale spegne la volontà di sapere, spinge a forza dentro il cervello degli studenti un ammasso di nozioni in modo industriale, mentre il grande Montaigne sottolineava come “il bambino non è un vaso da riempire ma un fuoco da accendere”, precetto completamente dimenticato nella scuola di oggi.
"In un mondo-rete, orizzontale, eclettico ed evolutivo, la nostra istruzione è gerarchica, verticale, dogmatica e rigida, ed è per questo che si rivela sempre più inadeguata". L'apprendimento è amore, passione, meraviglia, pratica spontanea e volontaria. Così si diventa dei veri fenomeni. Purtroppo la tendenza odierna è quella di riempire quel meraviglioso organo che è il nostro cervello con roba inutile: dogmi, pratiche sclerotizzate, rigidità mentali. Il nostro cervello è molto più di un computer, non è una macchina (come amano credere tecnici e ingegneri), la nostra mente non funziona secondo istruzioni-macchina. Il segreto del sapere, della conoscenza sta in una semplice equazione: conoscenza è uguale ad attenzione moltiplicata per tempo (C=At).
Il sapere è infinito e la società della conoscenza farà sempre più leva su quell'entità chiamata intelligenza collettiva. La conoscenza non può infatti continuare ad essere delegata ad un'elite ristretta di esperti, alle caste sacerdotali, alle accademie sclerotizzate. Occorre divulgarla a quante più persone possibili. Solo una mobilitazione collettiva delle intelligenze porterà alla soluzione efficace dei problemi.
"Prodotta dalla rivoluzione industriale, la nostra istruzione si fonda sull’idea di fabbrica, e la sua virtù cardinale è il conformismo. Non la creatività, non le doti dell’individuo, non l'amore della conoscenza e nemmeno la crescita personale. No: sopra e prima di tutto, il conformismo". L'insegnamento dei grandi maestri del passato, dei grandi saggi, Socrate, Platone Confucio, Leonardo da Vinci, Vittorino da Feltre, non conosceva aule, file di banchi, lavagne, programmi standardizzati, voti. La scuola odierna è deprimente e finisce con lo spingere i giovani al suicidio (in Giappone, ogni anno si suicidano 275mila persone. Davvero dobbiamo pensare che il sistema scolastico sia esente da responsabilità?).
I difetti del sistema dell'istruzione si perpetuano nel mondo el lavoro, dove ci fanno credere che sia necessaria l'etica del sacrificio, espungendo totalmente il piacere, considerato un orpello antiprofessionale. Quando, al contrario, è proprio la passione che ci induce a lavorare duramente. Anzi, il sistema economico dovrebbe impegnarsi a creare ambienti di lavoro attraenti e coinvolgenti.
Invece di rassegnarci ad un'esistenza da schiavi, dovremo imparare ad utilizzare meglio le grandi potenzialità che ci offre la plasticità del nostro cervello. Dobbiamo sfruttare le conoscenze che le neuroscienze ci trasmettono circa il funzionamento del nostro sistema nervoso per promuovere la neuroergonomia e soprattutto quella che Aberkane definisce con un neologismo, neurosaggezza. Applichiamo ormai le neuroscienze alla politica, all’economia, al management, al marketing, alla guerra, alle arti e alla giustizia. Ma nessuno parla di neurosaggezza. Anche se sarebbe la virtù più importante da coltivare.