copertina libroLettera a una professoressa di don Lorenzo Milani, scritto in collaborazione con i suoi ragazzi della Scuola di Barbiana, una scuola parrocchiale da lui stesso fondata nel 1958 in una piccola frazione del comune di Firenze, è stato pubblicato nel 1967. Si tratta di un libro che ha avuto un enorme impatto sulla politica scolastica e sulla società italiana. Questa opera rappresenta una testimonianza potente, nonché una lettera-invettiva, che denuncia le disuguaglianze e le ingiustizie del sistema scolastico dell'epoca. La lettera aperta, scritta da don Milani e dai suoi studenti di Barbiana, mette in luce le criticità del sistema educativo italiano, che discriminava e perpetuava la marginalizzazione sociale.

Il testo affronta diverse tematiche importanti. Innanzitutto, sottolinea come la scuola fosse costruita su misura per le classi privilegiate, intimidendo e respingendo invece gli studenti provenienti da famiglie povere. Don Milani critica l'approccio freddo e poco accogliente della scuola, focalizzata su voti, registri e bocciature, e afferma che l'istruzione avrebbe dovuto essere in linea con i principi della Costituzione, anziché privilegiare la grammatica.

Il libro mette in luce la tendenza della scuola a concentrarsi sui diplomi e sugli interessi individuali, trascurando il valore delle cose belle che si studiano. Don Milani invita alla partecipazione attiva dei genitori nella scuola e critica l'obsolescenza dell'insegnamento della lingua e della storia. Sottolinea inoltre che la scuola italiana è fortemente classista, favorendo coloro che hanno già accesso alla cultura e che frequentano le scuole solo per ottenere diplomi.

Un punto chiave del libro riguarda la dispersione scolastica e l'analfabetismo che affliggono gli studenti provenienti da famiglie svantaggiate. Don Milani denuncia l'approccio selettivo e la mancanza di impegno politico attivo nella scuola, evidenziando come la moda e i consumi distraggano i giovani dallo studio e dall'impegno civile.

Il libro si rivolge poco teneramente anche agli insegnanti, invitandoli a dedicarsi completamente alla scuola e a svolgere un ruolo di educatori. Don Milani critica la scuola italiana come strumento di controllo e dominio della classe privilegiata, sottolineando la necessità di un fine superiore che sia l'essere uomo e l'impegno verso il prossimo.

Il sacerdote fiorentino propone delle riforme che includono l'abolizione delle bocciature, l'istituzione della scuola a tempo pieno per gli studenti che sembrano svogliati e la definizione di uno scopo per gli studenti. Critica la mentalità degli insegnanti e l'orientamento individualistico della scuola italiana, invitando a una maggiore attenzione alle lingue e a una formazione che vada oltre la specializzazione.

Lettera a una professoressa è un libro di grande energia rivoluzionaria che mette sotto accusa gli insegnanti e il sistema educativo nel suo complesso. Don Milani si batte per una scuola che sia inclusiva, che lotti contro la discriminazione sociale, la fame, l'analfabetismo, il razzismo e le guerre coloniali. Il testo richiama alla necessità di un'istruzione che favorisca l'amore tra le persone al di là delle frontiere, promuova la conoscenza delle lingue e sviluppi una comunicazione efficace. Invita inoltre gli studenti a essere ambiziosi nel diventare sovrani della propria vita, andando oltre lo stereotipo del successo convenzionale.

In sintesi, Lettera a una professoressa di don Milani (e la Scuola di Barbiana) rappresenta un testo fondamentale della pedagogia italiana del Novecento. Questa lettera aperta denuncia le disuguaglianze e le ingiustizie del sistema scolastico italiano, criticando la scuola come strumento di selezione sociale, sottolineando l'importanza di un'istruzione inclusiva, umana e orientata verso il bene comune.

Il libro, che fu il simbolo della protesta studentesca del Sessantotto italiano, ancor oggi suscita attenzioni e polemiche ed è oggetto di dibattiti accesi anche in sedi istituzionali. Il suo messaggio, ancora attuale, invita a una profonda riflessione sul ruolo della scuola e sulla necessità di una trasformazione radicale del sistema educativo.

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