copertina libroLessico famigliare è un romanzo di Natalia Ginzburg, pubblicato nel 1963, in cui l'autrice racconta la sua famiglia ebraica e antifascista e le dinamiche che caratterizzavano la sua casa d'infanzia. Al centro di questo libro c'è il padre, il professor Giuseppe Levi, un uomo austero e riservato, professore universitario di anatomia comparata. Nonostante il suo prestigioso ruolo nell'ambito accademico, che ne fa il mentore di alcuni premi Nobel, il professor Levi appare come una figura un po’ autoritaria e misogina, almeno per i nostri tempi, con idee che riflettono l'epoca in cui vive.

Ginzburg ci fa conoscere questo personaggio attraverso una serie di ricordi e aneddoti, rivelando il suo modo di pensare peculiare e il suo rapporto con la famiglia. Egli è un uomo che si dedica interamente alla scienza, trascorrendo gran parte del tempo nel suo studio, dove nessuno osa disturbarlo, nemmeno la consorte. Egli ama ripetere che non si è sposato per tenere compagnia alla moglie.
La sua passione per i libri si estende anche alla narrativa, ai romanzi, nonostante egli si dimostri piuttosto scettico riguardo la letteratura.

"Durante i pasti in famiglia, si comporta in modo rigido e severo, richiedendo comportamenti disciplinati dai suoi figli e utilizzando un linguaggio singolare e colorito, con l’uso di vocaboli che attingono al dialetto triestino: “Nella mia casa paterna, quando ero ragazzina, a tavola, se io ho i miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: - non fate malagrazie!
Se inzuppavamo il pane nella salsa, gridava: - Non leccate i piatti! Non fate sbrodeghezzi! non fate potacci!
Sbrodeghezzi e potacci erano, per mio padre, anche i quadri moderni, che non poteva soffrire.
Diceva: - Voialtri non sapete stare a tavola! non siete gente da portare nei loghi!
E diceva: - Voialtri che fate tanti sbrodeghezzi, se foste a un tablet d’hote in Inghilterra, vi manderebbero subito via. Aveva, dell'Inghilterra, la più alta stima. Trovava che era, nel mondo, il più grande esempio di civiltà.
Soleva commentare, a pranzo, le persone che aveva visto nella giornata. Era molto severo nei suoi giudizi, e dava dello stupido a tutti. Uno stupido era, per lui, "un sempio". - M’è sembrato un bel sempio - diceva, commentando qualche sua nuova conoscenza".

Il ritratto del padre è ambivalente: da un lato, è un uomo dalla personalità imponente, ma dall'altro, emergono le sue stranezze e i suoi punti di vista un po' sopra le righe. L'autrice riesce a trasmettere questa complessità attraverso la sua scrittura "straniata", che è sia autobiografica che trascendente, permettendo al lettore di comprendere la famiglia Levi attraverso gli occhi della giovane Ginzburg.

La madre di Natalia, Lidia, è un personaggio mutevole nelle sue simpatie e instabile nelle relazioni, temendo sempre "di stufarsi" o di essere disturbata durante i suoi momenti di svago. Il romanzo ci permette di conoscere anche altre figure, magari con qualche piccola eccentricità, ma spesso eminenti, che frequentano casa Levi, aggiungendo fascino e complessità alla storia.
La descrizione delle escursioni in montagna, delle piccole abitudini familiari e dei rapporti con gli Olivetti, con il loro interesse - che il professore reputa una fissazione - per la psicanalisi, contribuiscono a rendere il romanzo unico e affascinante.

Il racconto della Ginzburg ci fornisce un'immagine dettagliata e vivida di questa famiglia, con una struttura non lineare che mescola ricordi e aneddoti in un ordine non cronologico, dando al lettore un senso di continuità nel flusso dei ricordi. Ginzburg ci introduce in un "romanzo tribale", come è stato definito dal critico Cesare Garboli, dove i personaggi entrano ed escono dalla storia in modo pittoresco, come le perline di un caleidoscopio.

Lessico famigliare di Natalia Ginzburg è un libro di memorie che ci immerge all'interno dell'intimo universo familiare dell'autrice, proponedoci uno sguardo affettuoso, spesso ironico e talvolta malinconico, sulla vita e le dinamiche di una famiglia italiana.

L’autrice, nata a Palermo nel 1916, all’anagrafe si chiama Natalia Levi, ma firma le proprie opere con il cognome del marito, Leone Ginzburg, un intellettuale antifascista ucciso dagli avversari politici nel 1944. Natalia Ginzburg muore a Roma nel 1991. Con Lessico famigliare vinse il Premio Strega nel 1963.

Il suo romanzo è un libro che attrae per l'autenticità e per l'abilità di Ginzburg nel dipingere ritratti psicologici vividi dei suoi familiari. La scrittura è evocativa e coinvolgente, portando il lettore nel cuore della famiglia Levi e della società italiana del tempo. La prosa dell Ginzburg aderisce al quotidiano, è concreta, piana e affabile. Il romanzo è anche una critica sociale e culturale, con Ginzburg che offre un'immagine dell' "Italia migliore" (definizione di Italo Calvino) dell'epoca, fornendo al lettore una panoramica delle sfumature dell'identità italiana.

In sintesi, Lessico famigliare è un'opera unica, profonda e coinvolgente, che affascina per la sua struttura narrativa e per la forza dei suoi personaggi. Natalia Ginzburg è riuscita a creare un ritratto intimo e universale della sua famiglia e della società italiana, regalando al lettore un'esperienza di lettura indimenticabile.

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