
Il romanzo di Irvin Yalom, psichiatra e psicoterapeuta, ma anche fine letterato, sa restituire il clima culturale di una città, la Vienna delle ultime decadi dell'Ottocento, dove l'autore immagina l’incontro di individualità creative e carismatiche del calibro di Lou Andreas-Salomé, la giovane franco-russa che seppe sedurre molti geni coevi (Freud, Nietzsche, Rilke), di un Sigmund Freud, futuro fondatore della psicoanalisi, ancora studente di medicina, dell’eminente clinico Breuer e del grandissimo filosofo Friedrich Nietzsche. Ne seguono dialoghi incrociati di notevole interesse e profondità, che inquadrano personaggi che hanno fatto la storia della cultura mitteleuropea e non solo e ci raccontano molto degli enigmi della condizione umana.
Nella fiction ordita da Yalom, un Nietzsche sofferente di tutta una serie di disturbi che vanno dall’emicrania alla gastrite, dall’astenia alla cecità parziale, per tramite l’interessamento di Lou Salomé, ottiene un consulto presso il dottor Josef Breuer, autorevole clinico, mentore di un giovanissimo Freud.
Breuer è affascinato dalla personalità complessa del suo nuovo paziente e dalla sua visione del mondo e degli uomini. Nietzsche recalcitra a farsi curare. La malattia è per lui uno strumento per affinare il pensiero, per andare oltre quello che gli altri uomini hanno già pensato. Alla fine non è Breuer che riesce a decifrare i grovigli interiori di Nietzsche, ma il contrario. Nietzsche rende consapevole il dottor Breuer dell’angoscia esistenziale che si nasconde dietro il suo successo mondano, la disperazione profonda che si cela dietro “una professione, una carriera, una famiglia, una cultura”.
Tra i due si assiste a una sorta di inversione di ruoli ed è il grande filosofo che cura il grande medico. Ne nascono dialoghi di notevole acutezza intellettuale, di profonda e disincantata conoscenza della vita. I due si raccontano i loro sogni e i loro incubi, ne cercano insieme l’interpretazione. Sta nascendo la psicoanalisi, “la cura basata sul parlare”. Nietzsche inteso come precursore di Freud.
Accanto ai titani della cultura europea dell'epoca, di cui abbiamo già parlato, uno dei personaggi più significativi del romanzo è la seducente e seduttiva figura di Bertha Pappenheim - la Anna O. resa celebre dai casi clinici pubblicati da Freud - per la quale il dottor Breuer nutre un’intensa ossessione amorosa, di cui si libererà soltanto attraverso la "cura Nietzsche".