La fiducia in se stessi è l'atteggiamento che permette alle persone di confidare nelle proprie possibilità. Secondo la definizione dello scrittore e poeta francese Christian Bobin, "la fiducia in se stessi consiste nella capacità infantile di volgersi verso ciò che non si conosce come se lo si conoscesse". È una dote che ci consente di realizzare la nostra personalità, i nostri talenti, la persona unica e irripetibile che ciascuno di noi è. Non è una dimensione fissa e innata, non si sviluppa nel vuoto, ma dipende essenzialmente da tre fattori: la fiducia nell'altro, la fiducia nelle proprie capacità e la fiducia nella vita.

Come esseri umani nasciamo incompleti. La fiducia si sviluppa nel bambino man mano che riceve l'amore incondizionato di chi gli sta accanto. Tuttavia, se questo amore manca, la fiducia può svilupparsi ugualmente quando qualche figura per noi significativa ci incoraggia con parole adeguate, individua un talento che noi non sapevamo di avere e ci sprona benevolmente a coltivarlo. Può essere un insegnante, un coach sportivo, un amico o anche un perfetto estraneo. Noi esseri umani siamo animali sociali, abbiamo bisogno di rispecchiarci nello sguardo dell'altro.
Abbiamo tutti la necessità di coltivare relazioni esterne stimolanti, che ci facciano sentire bene, che ci rafforzino, che risveglino interessi sopiti, che ci rivelino a noi stessi.

Sapere di possedere un talento non basta per realizzare le nostre potenzialità. Occorre l'allenamento, duro, costante, perseverante. Il saggista Malcolm Gladwell, sulla base di numerose osservazioni, ha elaborato una teoria piuttosto suggestiva, pur se non completamente suffragata da prove scientifiche: occorrono almeno diecimila ore di pratica e di applicazione per diventare esperti in un campo specifico. Questo sforzo non costituisce affatto un sacrificio, una fatica snervante se l'attività che scegliamo è la nostra, quella che ci piace, quella che ci rende felici. La pratica continua ci permette di acquisire competenza e abilità e quindi incrementare la fiducia in noi stessi, la sensazione interiore di riuscire.

La fiducia in se stessi è una qualità dinamica, che si evolve nel tempo e che è collegata alla conoscenza di sé, delle proprie risorse, di ciò che ci piace e di ciò che ci disgusta. Noi agiamo in un mondo che ci pone frequentemente davanti a situazioni incerte e imprevedibili. La fiducia in noi stessi ci permette di superare la paura perché fa prevalere l'istinto artistico, sperimentale, creativo, autorealizzativo. Sul panico prevalgono l'eccitazione e la curiosità.
La fiducia ci consente di espandere la nostra personalità, di tentare vie nuove non ancora battute. Impariamo così ad amare anche l'incertezza e quel margine ragionevole di rischio che qualsiasi azione umana comporta. Di più: capiamo che proprio l'incertezza sul futuro conferisce sapore alle nostre esistenze altrimenti noiosamente pianificate e prevedibili.

La fiducia in se stessi poggia sulla conoscenza di sé, sul dialogo interiore, sulla capacità di introspezione. Dobbiamo ricavare, nell'arco della giornata, una pausa tutta per noi, lontano dal fragore del mondo, che ci consenta di riflettere al riparo dalle opinioni e dalle considerazioni degli altri, per metterci completamente in ascolto delle nostre esigenze ed aspirazioni più profonde. Chi si allena diventa poi in grado di astrarsi dal mondo esterno anche in mezzo a una folla concitata. Dobbiamo far nostro il motto illuministico kantiano: "Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!". Se sapremo instaurare un buon rapporto con noi stessi, potremo prestare fede alle verità profonde che promanano dalla nostra interiorità e che spesso sono in contrasto con le idee correnti, quelle di tutti, propugnate dal conformismo imperante nella società. Un eccellente modo per ritrovare il contatto con se stessi è immergersi nella natura, come consigliano molti grandi pensatori, percepirne la bellezza che ci calma e rigenera.

Un'abilità che va di pari passo con la fiducia in se stessi è la capacità di decidere, un'arte che andrebbe insegnata nelle scuole. Le decisioni più importanti della nostra vita dobbiamo prenderle senza avere tutti i dati a disposizione e senza che un software le prenda per noi. Nascono dalla razionalità, ma anche dall'intuizione, due capacità che devono convivere armoniosamente. Il futuro è incerto, rischioso, imponderabile e nessuno dovrebbe sostituirsi a noi nella scelta della professione da intraprendere, degli studi da continuare, del lavoro da cambiare. "La vita" - sottolinea il filosofo francese Charles Pepin - "non è una scienza esatta". Dobbiamo decidere senza eccessivo timore di sbagliare. Errare è in fondo il modo umano di imparare. Fortunatamente in corso d'opera sono quasi sempre possibili delle correzioni e dei cambiamenti di rotta.

Infine dovremo "mettere le mani in pasta", provarci, gettarci nel mondo e nell'esistenza, agire, coltivare lo spirito d'avventura e il senso di mistero che avvolge le nostre vicissitudini. Molte professioni odierne, anche prestigiose, ci hanno fatto perdere il contatto con le cose, con la materia. Procurano denaro, ma anche alienazione e sicuramente non la gioia interiore dell'artigiano che si serve delle proprie mani per produrre degli oggetti, per modificare il mondo circostante. Coltiviamo perciò l'homo faber che c'è al fondo di ognuno di noi, quelle abilità manuali, magari in forma hobbistica (giardinaggio, bricolage), che ci restituiscano la sensazione di produrre qualcosa di autenticamente nostro.

L'esistenza di ciascuno di noi è in continuo divenire e così la nostra fiducia. Iniziare un'azione, cominciare ad agire ha spesso delle conseguenze positive incalcolabili, favorisce il cambiamento, permettendoci di uscire da situazioni di stallo, di impasse, di depressione e suggerendoci percorsi e soluzioni prima impensabili.

Per sviluppare la propria personalità è importante avere dei maestri, identificare dei maestri, da ammirare, da assumere come modello cui ispirarsi, cambiandoli via via, strada facendo, man mano che la personalità si evolve. Attraverso la lezione dei maestri, attraverso l'ammirazione per loro riusciamo a capire chi siamo e cosa vogliamo.

"Diventa quello che sei" ci ammonisce il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche e con lui tutti i saggi della Storia. Sembra questo il nostro compito principale sulla Terra. Sono perciò inutili e controproducenti i continui confronti con gli altri. Siamo tutti esseri unici non riconducibili mai a una norma comune.

Riferimenti bibliografici:

R.W. Emerson, Diventa chi sei. Fiducia in se stessi. Compensazione. Leggi spirituali, Milano, Donzelli, 2005
M. Gladwell, Fuoriclasse. Storia naturale del successo, Milano, Mondadori, 2010
I. Kant, Che cos'è l'Illuminismo?, Roma, Editori Riuniti, 2017
F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno, Milano, Adelphi, 1986
C. Pepin, La fiducia in se stessi. Una filosofia, Milano, La Nave di Teseo, 2018