copertina libroNegli ultimi decenni l'Occidente ha riversato in Africa trilioni di dollari. Un fiume di denaro sollecitato dai media mainstream, dalla retorica del "politicamente corretto", dai liberal, dalla sincera volontà di aiutare i meno fortunati. Popstar come Bono e Bob Geldof si sono prodigati ad organizzare manifestazioni canore per raccogliere fondi da destinare agli africani. Il risultato di tutti questi sforzi è stato pressoché nullo, se non regressivo. Mentre in pochi anni molti Paesi asiatici sono usciti brillantemente da situazioni di miseria economica fino a diventare delle potenze economiche, la maggior parte dei Paesi africani versa in uno stato di povertà impressionante.

L'Africa subsahariana, con un reddito pro capite di un dollaro al giorno, rimane la regione più povera del pianeta. Evidentemente qualcosa non ha funzionato nella macchina degli aiuti. La strategia di iniettare denaro nelle economie africane si è rivelata controproducente. È questa la tesi sostenuta dall'economista zambiana Dambisa Moyo nel suo libro La carità che uccide. Come gli aiuti dell’Occidente stanno devastando il Terzo mondo.

Il denaro destinato dagli occidentali all'Africa finisce per la maggior parte nelle mani di elite corrotte, di dittatori senza scrupoli amanti della bella vita. Finendo per creare dipendenza e passività e rafforzare i mali endemici dei Paesi africani: la corruzione, le burocrazie inefficienti, la scarsità di infrastrutture moderne, le epidemie, le guerre civili, i disordini violenti.

Continuare con gli aiuti all'Africa a fondo perduto si rivela sempre di più una politica tossica. L'Africa ha bisogno invece di investimenti in attività economiche produttive, di riforme che favoriscano le iniziative di imprenditori locali o stranieri, di microfinanziamenti a quelle persone indigenti che vogliono avviare attività economiche anche modeste, delle rimesse finanziarie dei lavoratori africani all'estero. Insomma di un'economia virtuosa che sappia produrre progresso e sviluppo e che porti alla formazione di una società civile capace di esprimere un capitale sociale importante e, conseguentemente, al consolidamento di istituzioni forti, efficienti e credibili.

Attratta dalle ingenti risorse naturali di cui gran parte dell'Africa dispone, la Cina ha operato (e sta operando) in Africa in maniera costruttiva, contribuendo alla costruzione in loco di scuole, ospedali, strade, stabilimenti manifatturieri. Molto criticato in Occidente, l'intervento cinese, secondo la Moyo, rappresenta un modello positivo e responsabilizzante per i Paesi africani.

"L'imperativo categorico per rendere positivo il percorso di crescita dell'Africa è liberare il continente dalla dipendenza dagli aiuti", afferma perentoria la Moyo nel suo libro, dove la passione e la solidarietà verso i suoi conterranei si coniuga con una rigorosa preparazione economica, conseguita nelle università di Oxford e Harvard e lavorando per la Banca Mondiale e per la banca d'affari Goldman Sachs. Un saggio che contiene una serie di lezioni e suggerimenti economici molto chiari e condivisibili, ricette utili non solo per sbloccare la situazione africana, ma finanche per il lettore e le economie occidentali, profittevoli in particolar modo nel caso di un sistema Paese disastrato come quello italiano.

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