copertina libroVladimir Nabokov è uno degli scrittori più importanti del Novecento. Nato a Pietroburgo nel 1899, discendente di una ricca famiglia della nobiltà, fu costretto dalla rivoluzione russa del 1917 ad emigrare in Occidente, dapprima in Inghilterra, Francia e Germania e successivamente negli Stati Uniti, dove prese la cittadinanza nel 1945. Morì a Montreux nel 1977.

Intransigenze consiste prevalentemente in una serie di interviste allo scrittore, con in aggiunta alcuni scritti sui lepidotteri (in soldoni: le farfalle). Le interviste rilasciate sono trasformate da Nabokov in autentici e competenti saggi letterari. Intransigenze è un libro attraente anche per un pubblico non specializzato, un’opera che si legge con trasporto e piacere e in cui l'autore, pur controvoglia, si rivela, si mette, per così dire, "a nudo". Dalle pagine di Intransigenze emerge il ritratto di un Nabokov polemico, corrosivo, icastico, dissacrante, vagamente presuntuoso, uno che non le manda a dire. Non affiora dunque - soltanto - il Nabokov narratore, bensì il supremo insegnante di letteratura e il caustico e un po’ arrogante critico letterario. È un libro piacevole, che rimane impresso nella memoria del lettore anche a distanza di anni e che aiuta a capire meglio la produzione letteraria universale. Si tratta di uno dei libri più chiari, belli e formativi che mi sia capitato di leggere.

Così Nabokov descrive la propria personalità in una delle molte interviste-saggio:

“Mi vanto di essere una persona priva di interesse per il pubblico. Non mi sono mai ubriacato in vita mia. Non dico mai parolacce. Non ho mai lavorato in un ufficio o in una miniera di carbone. Non ho mai fatto parte di circoli o associazioni. Non c'è credo o scuola che abbia avuto su di me il benché minimo influsso. Non c'è nulla che mi annoi quanto i romanzi politici e la letteratura a sfondo sociale. [...] Le cose che odio sono semplici: stupidità, oppressione, crimine, crudeltà, musica leggera. I miei piaceri sono i più intensi che l'uomo conosca: scrivere e cacciare farfalle”.

Nabokov non ha difficoltà a stroncare scrittori che godono di grande reputazione presso gli addetti ai lavori e la stroncatura - diciamocelo - è un genere letterario piacevole da leggere. Stimola qualcosa di profondo, anche se inconfessabile, in ciascuno di noi: forse un pizzico di invidia maligna finalmente vendicata, un leggero e temperato sadismo e un'ammirazione genuflessa per chi è in grado, con sicurezza, di argomentare le proprie idiosincrasie.
Intransigenze è un libro per molti versi entusiasmante, una guida alla letteratura universale, le confessioni di un letterato che ci aiuta a liberarci da luoghi comuni, giudizi preconfezionati, stereotipi. Un libro contro la dittatura politica e contro le dittature ideologiche, le parole d’ordine del secolo, i conformismi intellettuali. Così come si fa beffe della Russia sovietica trasformata in uno Stato di polizia, dove "alla gente viene detto che cosa leggere e cosa pensare", Nabokov critica aspramente le teorie di Marx, Freud, Lenin e il mito novecentesco di Che Guevara.

Emerge dal libro un ritratto di Nabokov non soltanto come lettore esigentissimo degli altri scrittori, senza alcun timore reverenziale nei confronti di nessuno, ma anche un docente di letteratura inflessibile con i propri studenti dai quali pretende una precisione di dettagli che riguarda anche la trama di racconti e romanzi. Da parte sua non comunica mai nemmeno un briciolo di sapere se non ha preparato e dattiloscritto in anticipo ciò che deve dire. Prepara scrupolosamente le sue lezioni. Dalla cattedra non si esprime a braccio, non improvvisa mai, legge i propri scritti. Scrive centinaia di lezioni sugli scrittori più importanti della storia della letteratura e ciò gli permette di insegnare con facilità. D’altronde di se stesso dice:

"Penso come un genio, scrivo come un autore raffinato e parlo come un bambino".
Per lui la letteratura è una forma espressiva che va presa profondamente sul serio.

Nabokov è bilingue sin da piccolo. Conosce perfettamente il russo e l’inglese. Nel tempo impara ad esprimersi anche in francese. Non si limita a scrivere narrativa, ma traduce grandi opere. Nel frattempo, si cimenta persino nella scrittura di apprezzati saggi scientifici sulla tassonomia delle farfalle.
Esule negli Stati Uniti, in America si sente a casa sua. Nello stesso tempo, tuttavia, egli si percepisce ancora russo e pensa talvolta ancora in russo. Anche se - ci tiene a precisare - ognuno di noi pensa non attraverso le parole, ma principalmente per immagini.

Mi hanno particolarmente colpito le sue riflessioni, degne di un grande filosofo, sul concetto di realtà:

"Possiamo, per così dire, avvicinarci sempre più alla realtà; ma mai è a sufficienza, perché la realtà è una successione infinita di passi, di gradi di percezione, di doppi fondi, ed è dunque inestinguibile, irraggiungibile. Di un particolare oggetto possiamo sapere sempre di più, ma non potremo mai sapere tutto: non c'è speranza”.

Intransigenze è un fuoco di artificio di osservazioni tanto intelligenti, quanto spiazzanti. Nabokov dunque demolisce tutte le ideologie del nostro tempo. Il suo nemico numero uno è il freudismo, sul quale lo scrittore russo-americano esercita un'ironia e un sarcasmo eleganti, inesorabili e taglienti. La sua insofferenza per Freud e seguaci è totale.

“[col freudismo] ho una familiarità che mi viene solo dai libri. L'operazione in sé è talmente sciocca e disgustosa che non potrei prendere in considerazione nemmeno per scherzo. Il freudismo - e tutto ciò che ha contaminato con le sue implicazioni e i suoi metodi grotteschi - mi sembra uno dei raggiri più ignobili che la gente possa praticare su se stessa e sugli altri. Lo respingo in blocco, insieme ad alcuni altri ingredienti medioevali tuttora adorati dagli ignoranti, dai conformisti o dei malati gravi un po'”.

Ma prende di mira anche il marxismo, la controcultura hippy, il conformismo dei finti rivoluzionari, l’astrattismo, il surrealismo, l’esistenzialismo, il politically correct, la letteratura rosa, gialla o pornografica, il linguaggio giornalstico, la sociologia dei media, il turpiloquio esibito nelle opere letterarie. Non risparmaia neppure la fede assoluta nella scienza del mondo contemporaneo:

“È un apparenza molto ingannevole. È un'illusione giornalistica. In realtà, quanto maggiore è il sapere di una persona, tanto più profondo è il senso del mistero. Inoltre, non credo vi sia scienza, oggi, che abbia perforato un qualsiasi mistero. Da bravi lettori di giornali, siamo inclini a chiamare "scienza" la bravura di un elettricista o il gergo iniziatico di uno psichiatra. Questa, nel migliore dei casi, è scienza applicata, e una delle caratteristiche della Scienza applicata è che il neutrone di ieri o la verità di oggi muoiono domani”.

In un ipotetico gioco della torre tra gli scrittori, Nabokov salverebbe Shakespeare, qualche romanzo di Tolstoj (considera Anna Karenina il capolavoro dell’Ottocento, di Tolstoj Nabokov ammira anche La morte di Ivan Il'ic ), Bunin, Proust (soltanto la prima metà della Recherche). Tra i contemporanei gli piacciono (abbastanza) Salinger e Updike. Detesta invece La morte a Venezia di Thomas Mann, i romanzi più famosi di Dostoevskij (I fratelli Karamazov e Delitto e castigo), Galsworthy, Dreiser, Gorki, Tagore, Sartre, Camus, Faulkner e Pound.

Intransigenze è un libro pieno di tesori, di illuminazioni, di osservazioni geniali che possono contribuire a modificare i nostri costrutti mentali e cambiare il corso delle nostre vite. Anche se il lettore medio, come me e come moltissimi di noi, costituisce una categoria tenuta dall’autore in nessun conto: 'quella creatura amorfa e malferma che va sotto il nome di 'lettore medio'" - dice proprio così Nabokov - Intransigenze rimane comunque un libro da amare e tenere ben in vista nella biblioteca di casa, per poterlo interrogare negli anni a venire a nostro piacimento.

ordina