copertina libroLe biografie (e le autobiografie), quando sono veritiere e quando il soggetto trattato è una persona ricca di umanità e di esperienze, magari anche colta e intelligente, sono documenti letterari importanti e utilissimi per coloro che vogliono studiare e conoscere più a fondo la vita. Forniscono al lettore informazioni e modelli cui ispirarsi, disegnano traiettorie esistenziali che ci fanno interrogare e riflettere in profondità sulla nostra di esistenza.

È con piacere, dunque, che ho letto e segnalo al lettore avveduto In movimento, l’autobiografia di Oliver Sacks, il neurologo e scrittore recentemente scomparso, autore di memorabili libri, tutti pubblicati da Adelphi, come Risvegli, L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, Un antropologo su Marte, Musicofilia, soltanto per citare i primi titoli che mi vengono alla mente.
Storie cliniche che fondano il proprio fascino sull’abilità narrativa dell'autore e sulla sua sicura competenza professionale, abbinate alla appassionata conoscenza della storia della medicina.

Oliver Sacks nasce a Londra nel 1933, in una famiglia di medici: lo sono i due genitori e lo diventeranno anche gli altri fratelli. Tutti, tranne Michael, il fratello minore, intellettualmente curiosissimo, divoratore di libri, ma dal carattere chiuso e solitario, che già nell’adolescenza verrà etichettato come schizofrenico. L’assunzione della torazina, uno dei primi neurolettici, normalizza per un breve periodo il suo comportamento e ne tiene a bada le stranezze più eclatanti, ma spegne nel contempo la sua energia vitale, il suo interesse per le dottrine di Marx e dello psichiatra londinese Ronald Laing. Proprio un libro di quest’ultimo, L’io diviso, famosissimo negli anni Settanta, una critica radicale della normalità, infonderà transitorie speranze di guarigione nel giovane mentalmente disturbato.
Micheal, dopo l'iniziale infatuazione intellettuale, che si esprime soprattutto nella rabbia verso le persone “schifosamente normali”, finirà poi per liquidare il celebre padre dell’antipsichiatria, esprimendo su di lui un giudizio forse eccessivamente ingeneroso e azzardato, bollandolo come un romantico e “un idiota vagamente pericoloso”.

La giovinezza di Oliver Sacks non ruota soltanto attorno alla medicina. Vitalissimo ed intellettualmente molto sveglio, Oliver si interessa di chimica, biologia, botanica, storia, letteratura e poesia. Oltre ad impegnarsi nella scrittura e nella fotografia e in attività fisiche come il surfing, l’immersione e il sollevamento pesi. Quest’ultima attività la intraprende nel tentativo, fallito, di contrastare il proprio temperamento timido, esitante, insicuro, arrendevole, forgiandosi, in ore di palestra, un fisico imponente e scolpito.

Egli si dimostra inoltre un infaticabile viaggiatore, a bordo di motociclette, un suo amore che risale all’infanzia, o addirittura di camion, affrontando itinerari on the road liberi e selvaggi.

Quando confessa alla madre il suo orientamento omosessuale, riceve dalla genitrice un lapidario “Sei abominevole. Vorrei che non fossi mai nato”. Il rapporto con la madre tuttavia, nonostante il temporaneo rifiuto, rimarrà per tutta la vita affettuoso e tenace.

 Avventuroso, ma nello stesso tempo pragmatico, Sacks lascia la famiglia di origine e abbandona la classista Gran Bretagna per continuare i propri studi ed esercitare la professione di medico negli Stati Uniti, un tipo di società che gli sembra più aperta, dinamica e democratica, dove il merito permette di assumere responsabilità importanti e fare carriera.
Non si trova tuttavia completamente a suo agio con i colleghi che, pur tecnicamente e scientificamente preparatissimi, ritengono obsoleto ogni testo che superi i cinque anni di vita. Al contrario di loro, a Sacks interessa un approccio alla medicina e alla scienza in generale, che conservi una prospettiva storica e narrativa. A lui interessano i classici della scienza, come ad esempio i libri di Darwin e del neurologo sovietico Luria.

Frustrato nelle sue prime esperienze amorose omoerotiche, Sacks si rifugia nelle droghe, specialmente amfetamine. Nel frattempo pubblica i suoi primi articoli scientifici su disturbi neurologici relativamente insoliti. Pieno di amore letterario per la scienza, Oliver è però un disastro come ricercatore in laboratorio. È insuperabile quando invece si tratta di elaborare idee, parlare, leggere e scrivere. Tornato al lavoro clinico in ospedale, Sacks presto (1965) parte per un viaggio nell’Europa continentale, approfittando di tre mesi liberi.
L’abuso di droghe gli provoca spaventose allucinazioni, poi descritte in un suo successivo libro. Arriva a sviluppare il delirium tremens. Disperato, entra in analisi e la terapia psicoanalitica, insieme agli amici, alle soddisfazioni legate al proprio lavoro di clinico e alla scrittura, gli salvano la vita.

Lavorando in un centro per le cefalee, Sacks si rende conto che lo specialismo è il limite della medicina contemporanea e che, nello sviluppo di molte malattie, giocano un ruolo notevole i fattori inconsci, le situazioni concrete e lo stile di vita del paziente. Il suo lavoro sui pazienti cefalalgici culmina nella pubblicazione del suo primo libro, Emicrania (1971), che gli procura l’ostracismo dei superiori e della comunità scientifica, nonché la mortificata disapprovazione del padre. Ciò nonostante, il suo primo libro gli restituisce una esuberante, irresistibile gioia di vivere.

Verso la fine del 1966 inizia ad occuparsi dei pazienti del cronicario annesso all’Albert Einstein College of Medicine. Un’ottantina di loro sono sopravvissuti all’epidemia di encefalite letargica, sviluppatasi negli anni Venti. Somministrando L-dopa ai pazienti postencefalitici, il dottor Sacks ottiene risultati spettacolari, autentici risvegli, anche se purtroppo gli effetti benefici della terapia paiono reversibili.
In seguito a questa esperienza, avversata ancora una volta da parte della comunità scientifica, Sacks pubblica dopo travagliate vicissitudini il suo libro più celebre, Risvegli, rifacendosi alla nobile tradizione del neuropsicologo A.R. Luria, che sapeva coniugare, nelle sue pubblicazioni, il rigore della scienza alla narrazione di storie.
In occasione della stesura del libro, Oliver ritrova la comunione spirituale, emotiva e creativa con la propria madre, a sua volta medico dotato di doti narrative non comuni.
Lavora per un certo periodo con pazienti autistici, ma i suoi metodi educativi particolarmente aperti gli provocano la reprimenda dei superiori. Durante un’escursione in montagna, in Norvegia, si rompe una gamba e fa esperienza diretta del ruolo di paziente in tutte le sue sfumature fisiche e psicologiche. Della sua esperienza di malato ortopedico parlerà in un libro, dalla stesura lunga e travagliata, dal titolo Su una gamba sola.

Esercita poi la professione di medico itinerante. Si reca, cioè, in visita a molti pazienti di residenze ed ospizi della propria regione. L’unica residenza che lo colpisce per umanità è quella delle piccole sorelle (descritta nel libro di Victoria Sweet God’s Hotel). Le altre gli sembrano fornire soltanto un’assistenza medica di base di tipo meccanico ed alcune sono persino, oltre che disumane dal punto di vista delle relazioni, carenti tecnicamente.

Sacks, nello studio dei propri pazienti, inizia ad impiegare la videoripresa, una novità assoluta soltanto qualche decennio fa.

Tracciando un profilo della propria personalità, Oliver Sacks così si descrive:

“Nei comuni contesti sociali io sono timido; non sono capace di “far conversazione” con disinvoltura; ho difficoltà a riconoscere le persone (un problema che ho da sempre ma è peggiorato adesso che la mia vista è compromessa); ho poche conoscenze sugli avvenimenti correnti, siano essi politici, sociali o sessuali, per i quali nutro scarso interesse. [...] Considerato tutto questo, tendo a ritirarmi in un angolo, a rendermi invisibile, a sperare di essere ignorato. [...]Tuttavia, se a una festa o da qualche altra parte trovo una persona che condivide qualcuno dei miei interessi (solitamente scientifici) - i vulcani, le meduse, le onde gravitazionali o qualcos’altro - , allora sono immediatamente attirato in una conversazione animata (anche se, con ogni probabilità, un istante dopo non riuscirò a riconoscere la persona con cui ho parlato) ”.

La scrittura di storie cliniche occupa una parte significativa della sua esistenza. I suoi affascinanti racconti vengono dapprima pubblicati su prestigiose riviste letterarie e in seguito raccolti in libri, alcuni dei quali, come ad esempio L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, diventano degli autentici best-seller internazionali.

Uno dei motivi che ci fanno apprezzare l’autobiografia di Sacks è la nutrita e godibile galleria di ritratti di persone, note e non, amici, conoscenti e parenti, che ebbero un ruolo importante nella sua vita. Nella sua autobiografia sono descritte le grandi capacità mimetiche di Robin Williams e di Robert De Niro, quest’ultimo capace di partecipare a una festa a casa di Sacks senza che nessuno lo riconosca, oppure il talento artistico assoluto del drammaturgo Harold Pinter, il quale sa ricavare da Risvegli un'opera teatrale ancora più profonda e reale del libro stesso cui si era ispirato, senza aver mai visto in vita sua un paziente postencefalitico.

Durante la sua esistenza il neurologo inglese conosce molti importanti scienziati, autentici geni in grado di modificare i paradigmi scientifici delle discipline di cui si occupano come Stephen Jay Gould, il biologo Francis Crick, il cognitivista Jerome Bruner e il neuroscienziato Gerald Edelman, con i quali intrattiene un rapporto di amicizia e di collaborazione scientifica.

 Nel prosieguo del suo lavoro di neurologo divengono suoi campi di studio la sindrome di Tourette, il linguaggio dei segni, la percezione del colore e i risvolti neurofisiologici e terapeutici della musica. Superati i settant’anni, dopo aver ricevuto in patria vari riconoscimenti e una prestigiosa onorificenza direttamente conferitagli dalla regina Elisabetta, nel dicembre del 2005 Sacks si ammala di melanoma all’occhio destro. Pur terrorizzato dal cancro, Sacks non si esime dall’osservare le sue reazioni alla malattia, di indagare i risvolti neurologici del suo male, di fare di se stesso il soggetto/oggetto dell’osservazione scientifica. Egli trasforma la sua esperienza di malattia in experimentum suitatis, un esperimento su se stesso. Sacks muore a New York nel 2015.

acquista il libro

I libri di Oliver Sacks